L’epic fail del concorso scuola e della causale del versamento “troppo lunga” che beffa i prof
24/03/2016 di Redazione
E’ «kafkiano» il modulo predisposto dal Ministero dell’Istruzione per consentire ai professori di partecipare al concorso scuola per l’assunzione in ruolo di oltre 60mila insegnanti precari: perché è richiesto di inserire delle informazioni per cui non c’è alcuno spazio. E così gli stessi docenti non sanno se, al momento in cui si presenteranno per il concorso, potranno essere ammessi o buttati fuori per irregolarità formali. Una situazione che, dallo stesso ministero di Viale Trastevere, commentano con parole solo parzialmente rassicuranti.
IL CONCORSO SCUOLA E QUELLA «KAFKIANA» CHE BLOCCA I PROF
La Stampa commenta il caso.
Daniela (usiamo un nome di fantasia, perché teme ritorsioni burocratiche) arrivata a 40 anni ha cumulato parecchia esperienza come insegnante a Roma, ma pur avendo già ottenuto l’abilitazione non ha ancora l’agognato posto fisso. All’improvviso le si para innanzi l’occasione del super-concorso indetto per assumere la bellezza di 63.712 insegnanti. Si tratta di persone già abilitate ma ancora relegate in un limbo professionale, da cui voglio uscire. Daniela si mette all’opera, speranzosa, ma il suo sogno rischia di infrangersi su un ostacolo burocratico degno della fantasia di Kafka.
Per partecipare al concorso, serve chiaramente la compilazione di una richiesta formale, ufficiale, al ministero, tramite modulo.
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Però c’è qualcosa che non va, perché le informazioni richieste non combaciano con lo spazio messo a disposizione.
Ecco il racconto di Daniela dall’inizio. «L’accesso al concorso passa per la solita iscrizione, che già di suo non è agevole, nel Canale Istanze Online del ministero dell’istruzione. Ma faccio il necessario». Daniela impiega un paio d’ore a compilare tutto, però l’iscrizione è condizionata al pagamento di un contributo di 10 euro per le spese di segreteria. E qui si scopre la grana. «Questi 10 euro devo essere versati esclusivamente a mezzo bonifico alla Tesoreria dello Stato. Il problema è che bisogna indicare una causale lunghissima». Questa causale, come chiunque può verificare nel sito del Miur, recita: «Regione … (quella in cui ci si candida) … – procedura concorsuale/posto comune per infanzia/primaria, classe di concorso o ambito disciplinare verticale, sostegno – nome e cognome – codice fiscale del candidato». Facile no? No. Perché, scopre Daniela con stupore, «lo spazio dove scrivere non permette di inserire tutte le informazioni richieste. Io nella causale sono riuscita a scrivere solo “Regione Lazio – Concorso ordinario personale docente”». E tutto il resto? «Ho girato più sportelli, e alla fine, con l’aiuto di un impiegato gentile, ho distribuito le altre informazioni, cioè il nome e cognome, il codice fiscale e lo specifico concorso al quale mi candido, su altre parti della ricevuta. Ma nessuno mi ha saputo dire se questo è regolare o no».
Nemmeno il ministero preposto che non riesce a rispondere alle domande dei docenti, preoccupati, in qualche modo, dal loro destino.
«Telefonare al numero 080/9267603». Daniela ci ha provato, parecchie volte, ma nessuno le ha mai risposto. Ci abbiamo provato anche noi dalla Stampa, un paio di volte soltanto a dir la verità, e abbiamo ottenuto questo riscontro: «Siamo spiacenti, ma gli operatori sono momentaneamente occupati e la lista di attesa è molto elevata». A parte la strana scelta dell’aggettivo (una lista d’attesa «elevata»?) il messaggio è chiaro: nessuna soluzione. Ma questa può essere stata semplice sfortuna.
Il quotidiano torinese riesce a contattare il ministero e a farsi girare qualche rassicurazione: basterà.
A Daniela sarà permesso di entrare? Non si sa. E questo non è solo un caso personale, perché molte persone hanno segnalato lo stesso imbarazzo. Dal Miur rassicurano al telefono la redazione della Stampa: «Al concorso basta portare la ricevuta del pagamento. Se non tutte le informazioni stanno nella causale, ma compaiono altrove sul modulo, va bene lo stesso. E vanno bene anche le abbreviazioni». Speriamo però che le persone preposte al concorso siano dello stesso parere, nel giorno fatale. E che il Ministero faccia avere materialmente ai singoli candidati la stessa rassicurazione che ha dato alla Stampa al telefono, togliendo queste persone da una grave incertezza.