Concorsone, troppi bocciati: a rischio una cattedra su tre. Nei quiz strafalcioni e «ke» al posto di «che»
23/08/2016 di Redazione
Il concorsone per i docenti fa le pulci, forse un po’ troppo. Gian Antonio Stella lancia l’allarme sul Corriere della Sera. Una cattedra su tre sarà vuota. I candidati non passano. A volte non per colpa loro:
Il quadro, apocalittico, emerge dall’ultima ricerca di Tuttoscuola, che da mesi al concorsone fa giustamente le pulci: sulla scelta delle commissioni, sulle paghe da fame ai commissari (50 cent per ogni prova scritta), sui quesiti prescelti (Ernesto Galli della Loggia ha scritto che quelli di storia appaiono «più che un esame un tentativo di decimazione») fino all’abisso che separa il Nord dove sono i posti vuoti e il Sud da dove tanti «prof» spinti a trasferirsi urlano alla «deportazione»…
Dice il monitoraggio che gli «scritti» (conclusi il 28 aprile) fino ad oggi esaminati in quasi tre mesi dalle 825 commissioni e 202 sottocommissioni sono circa la metà del totale dunque, a causa delle regole che prevedono venti giorni di stacco tra scritti e orali, «solo il 62% o poco più dei vari concorsi banditi riuscirà a concludere le procedure concorsuali in tempo utile». Cioè per il via all’anno scolastico.
Un ritardo enorme. Risultato: anche quest’anno non tutte le cattedre saranno occupate da chi le ha vinte (mancanza di vincitori) ma una grossa quota finirà agli iscritti alle graduatorie ad esaurimento (dove queste ci sono ancora) o ai soliti supplenti annuali. Magari bocciati al concorsone.
Comunque tra i 71.448 candidati già esaminati agli «scritti» di 510 «procedure», solo 32.036 sono stati ammessi agli orali. Il 55,2% non è stato ritenuto all’altezza.
Più bocciati al Nord, meno al Sud, spiega la tabella che pubblichiamo. Ma è difficile trarne motivo di polemica su severità e lassismo: la regione più selettiva è la Lombardia, quella meno il Friuli-Venezia Giulia. Allora? Il nodo è questo: se andrà così anche nelle graduatorie in arrivo fuori tempo massimo (315 per un totale di 93.083 candidati, in larghissima parte per l’infanzia e la primaria) è probabile un buco di circa 23 mila posti vacanti. Uno su tre. Troppo selettive le prove o troppo impreparati i concorrenti? Le due cose insieme, probabilmente. Emerge, racconta la rivista di Giovanni Vinciguerra, «una scarsa capacità di comunicazione scritta, in termini di pertinenza, chiarezza e sequenza logica e una carenza nell’elaborare un testo in modo organico e compiuto. Si ricava anche un campionario di risposte incomplete, errori e veri e propri strafalcioni, che sorprendono in maniera più acuta per il tipo di concorso in questione, ovvero una selezione tra chi si candida a insegnare alle nuove generazioni».
Si prevedono 23 mila posti vacanti. Anche perché il quadro che è emerso dagli scritti non è confortante:
Che se ne fa, un ragazzo che vuole imparare l’inglese, d’un professore che ignora cosa sia l’ormai diffusissimo «peer tutoring» (l’insegnamento della lingua attraverso il dialogo fra lo studente più forte e quello più debole) e lo confonde con il «peer touring» che non c’entra un fico secco? Per non dire degli strafalcioni ortografici, degli errori madornali perfino nei quiz a risposta chiusa (esempio: qual è la capitale della Svezia? -Parigi -Stoccolma -Bogotà -Madrid) o delle risposte surreali. «Cos’è un compito autentico?», veniva chiesto a chi aspira a lavorare nella scuola primaria. Per dirla facile facile: è un compito «vicino al mondo concreto» noto al bambino. Che non parli di cose astratte ma quotidiane e reali. L’Abc, per un maestro elementare. Risposta di un concorrente: «Un compito autentico è un compito fatto dall’alunno e non dal professore». Un capolavoro.
(foto Photo: Marius Becker, GettyImages)