Corrado Passera, Italia Unica e la fobia del partitino
14/06/2014 di Stefania Carboni
Deve esser tutto grande, deve esser tutto stupefacente, deve esser una “Leopolda” del centrodestra. Corrado Passera si lancia così nella avventura di Italia Unica, lo fa ribadendo dei punti precisi del programma e cercando facce note (senza incappare negli errori di Mario Monti). Non professoroni, più “gente comune” ma senza populismo. Il cantiere dell’ex ministro è “aperto”e in evoluzione. Prima di presentarlo agli studios di Tiburtina Passera ha però fatto un tour da nord a sud per trovare storie da raccontare e da riproporre nell’evento di lancio tenutosi oggi a Roma. Ma, nella platea dei 100 pouf attorno al maxischermo, c’erano alcune vecchie conoscenze del panorama montezemoliano e non solo.
IL CERCHIO DI CORRADO – Sul carro passeriano ci sono un po’ tutti. Chi ha seguito Montezemolo sperando in un rilancio, chi ha fatto parte di Pd (ma anche Udc), chi è stato a stretto contatto con Monti. Uno di questi è Lelio Alfonso, parmigiano, ex vicedirettore della Gazzetta di Parma, poi direttore istituzionale e Web della Presidenza del Consiglio (e un tempo SC). Del cerchio “magico” di passera fanno parte anche l’avvocato di ferro Giulia Bongiorno, Luca Bolognini (che ha steso il programma politico), Mario Ciaccia magistrato della Corte dei Conti prima, banchiere ed ex viceministro per le Infrastrutture poi. Johnny Dotti, pedagogista e presidente di Welfare Italia, il toscano Giorgio Guerrini (ex presidente di Confartigianato Imprese), Emanuela Farris (ex capo ufficio del vice presidente del gruppo del partito popolare europeo PPE) e Domenico Pannoli da Italia Futura. E infine Giovanna Salza, moglie di Corrado, che si è buttata a capofitto nella nuova avventura.
E poi ci sono i cosiddetti 100 unici: Giacomo Libardi, Giancarlo Bruno, il sindaco di Scorzè Giovanni Battista Mestriner, i giornalisti Riccardo Puglisi e Lucio Fava del Piano, l’avvocato Leonardo Coen e diverse leve di Scelta Civica.
“@Corriereit: Passera lancia Italia Unica: «Non sarà un partito personale» “… sempre che mi aiutiate a non essere l’unico iscritto”.
— Guido Piras (@gupiras8) 14 Giugno 2014
PUNTI E CANTIERE – Il rischio di un remake alla Montezemolo due è alto. Cambiano però diversi fattori. Il primo è che stavolta, mentre agli Studios per Italia Futura si puntava alla leadership di Monti (che ancora tentennava) qui Passera ci mette la faccia. Il secondo è che ci sono dei punti “forti” da proporre: Rai pubblica ma senza partiti sul modello BBC, privatizzazioni delle aziende partecipate, 50 miliardi di credito alle famiglie, abolizione del valore legale del titolo di studio e il passaggio da 13 a 12 anni di scuole primarie e secondarie. Non solo: una sola Camera legislativa (eletta doppio turno di coalizione con collegi uninominali) e governo con 12 dicasteri e stop. Perché secondo Passera l’Italicum è «un Porcellum bis». Ma l’ex ministro non mira ad esser «opposizione»: «Il cantiere è aperto a tutti», chiosa. E non vuole personalismi anche se, a onor del vero, la partita condotta stamane agli Studios era tutta sua. Come una Minileopolda.
L’INCUBO MONTEZEMOLIANO – Italia Unica mira ad esser una creatura rinnovata nel centrodestra italiano. Ma il collegamento col territorio (arma di fuoco dei partiti di sempre) dove sta? Mentre questi dubbi si intervallano con ragazzi volontari (i “passerotti”) che smistano pubblico e media in sala c’è chi è venuto a capire di più. Una di questi è Elisabetta Gualmini, presidente della Fondazione di ricerca “Istituto Carlo Cattaneo”. «L’idea di stare al centro – spiega – non funziona, non c’è bacino elettorale. O ci si butta nel centrodestra o nel centrosinistra». Io penso che sia un percorso lungo quello della formazione della leadership del centrodestra. Credo bisognerà fare sperimentazioni come le primarie aperte ad esempio (quelle che hanno fatto emergere Renzi)». «L’idea dell’ennesimo centrino non funziona, né di quello borghese che parte dall’alto», precisa. L’interazione tra base e cantiere dovrebbe avvenire con una piattaforma on line.
guarda il video:
Il problema è però non rischiare di esser diversamente renziani. O diversamente montezemoliani. Perché nel primo caso la leadership c’è già, nel secondo le facce calate “dall’alto” non hanno mai funzionato. La macchina di Passera avrà bisogno di più sindaci (e imprenditori) possibili. Una leva che Renzi ha già, sfruttando l’attivismo dei circoli Pd. A destra questa leva occorre ritrovarla. In caso contrario il cantiere di Passera rischia di rimanere incompiuto senza agganciare il territorio (adesso cercato con un mini tour pre-evento), linfa vitale per creare un bacino elettorale: quello vero.