Come funzionano i chemsex party: tra sesso estremo senza alcuna protezione
26/02/2017 di Redazione
Il Corriere della Sera racconta in una inchiesta interessante, a firma di Leonard Berberi, come funziona il sistema di festini selvaggi di Milano a base di droghe e sesso estremo non protetto tramite le app Grindr, Hornet e Scruff.
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NEL VIAGGIO DEI CIRCOLI GAY: COME FUNZIONANO I CHEMSEX PARTY
Dopo le polemiche su Andoss finita su un servizio de Le Iene che ne denuncia i finanziamenti ottenuti tramite progetti per l’Unar il Corriere è andato a vedere come funzionano i festini che avvengono nei locali milanesi
È uno degli eventi estremi che vanno in scena a Milano. In locali e case che sono diventati quasi un punto di riferimento per chi cerca un certo tipo di divertimento. Questo è vicino a via Padova, in uno stabile lontano dai luoghi dove la comunità Lgbt si ritrova per conoscersi e bere. «È una festa medio-grande e per under 33», chiarisce l’organizzatore. L’ingresso — in questo e in altri posti visitati — è riservato a chi ha la tessera Anddos (10 o 17 euro all’anno), l’associazione finita al centro dell’inchiesta delle Iene perché in alcuni suoi circoli si praticherebbe la prostituzione maschile mentre in parallelo l’ente riceve finanziamenti pubblici. «Che problema c’è? Queste feste le fanno ovunque in Europa, a Berlino e Amsterdam e Parigi», sembra voler giustificare l’appuntamento. Che sarebbe un «chemsex party», miscuglio di musica, droghe, sesso che dura ore.
Il Corriere descrive i festini, nei dettagli, che avvengono sotto effetto di droghe, con minorenni che si fingono maggiorenni, con persone sieropositive che fanno sesso non protetto. Per capire come funziona il sistema esistono codici, abbreviazioni, sia per la prestazione richiesta sia per lo stato di salute delle persone coinvolte.
Uno dei «centri» più attivi nei chem-sex party è questo appartamento vicino a San Babila. «Siamo in cinque e altri ne arriveranno», esordisce su Grindr Andrea (questo e altri nomi sono stati cambiati per non renderli identificabili, ndr), 30 anni. Poi invia un numero di cellulare e un indirizzo. «Bb?», chiede. «Sta per “bareback”, sesso non protetto», traduce il Cicerone. «Siete tutti sani?», chiediamo. «Io non so, uno è poz, agli altri non l’ho chiesto». «Poz» sta per sieropositivo. «Vuoi venire o no?», si spazientisce. Sono le due di notte.
All’ingresso compare Andrea. Strafatto. Non chiede nemmeno chi siamo. Alla camera da letto — da dove arrivano suoni inequivocabili — si accede da due corridoi separati. In cucina ci sono cocaina in polvere su carta di alluminio, popper e Mdma. Dentro al forno a microonde c’è il crack. Quattro persone sono sul divano, altre tre si aggiungeranno. Una coppia tedesca si affaccia, poi se ne va. (…)
Nello stanzone da letto, intanto, sta andando avanti un miscuglio di rapporti non protetti e popper. Qualcuno si affaccia a guardare la scena. È tutto surreale. Da un lato ci sono i partecipanti del festino. Dall’altro curiosi che intanto rispondono a messaggi su WhatsApp, danno un’occhiata ai profili Facebook e Instagram. Nel frattempo Andrea, l’organizzatore, invita altre persone a raggiungerli.
Top per esempio significa attivo nel rapporto sessuale. L’assurdo viaggio tra locali camufffati da circoli continua. Berberi racconta la storia di «Vih», 23 anni, sudamericano, che ha scoperto di esser sieropositivo frequentando questa tipologia di locali. Vih segue le serate “naked” (nude, ndr), dove ti spogli, lasci le tue cose nell’armadietto e poi ti getti nella mischia. Sesso sicuro? Non se ne parla. Il ragazzo spiega come in quei casi le protezioni siano state usate un paio di volte. Italiani e stranieri, non fanno differenza. La guida poi spiega al giornalista cosa significhi la richiesta avvenuta via sms di un ragazzo britannico: «Into hard sex». Fare tutto senza protezioni. La lista per il festino, l’ultimo, si allarga. Quattro ragazzi, tra i 26 e i 39 anni. Nei profili di qualcuno dei ragazzi coinvolti si scopre che sono fidanzati con donne. Ragazze probabilmente ignare di cosa stiano facendo i loro compagni.
(foto copertina Pixabay)