Cosa manca al MoVimento 5 Stelle per rifiutare i rimborsi elettorali
12/03/2013 di Donato De Sena
Se è vero che il Movimento 5 Stelle uscito vittorioso dalle elezioni politiche rinuncia oggi ad ogni tipo di finanziamento pubblico, è anche vero che la lista di Beppe Grillo sarebbe impossibilitata a ricevere dallo Stato i soldi dei rimborsi elettorali previsti per i partiti che superano (alla Camera) il 2% di consenso o che riescono a piazzare in Parlamento almeno un deputato o un senatore. La legge n. 96 approvata nel luglio 2012, che contiene le nuove regole per accedere ai fondi, stabilisce infatti che i rimborsi elettorali sono destinati eslusivamente a partiti dotati di un atto costitutivo e di uno “statuto conformato a principi democratici della vita interna”.
IL “NON PARTITO” CON IL “NON STATUTO” – Basta leggere il “non statuto” a 5 Stelle per scoprire che il Movimento non rispetta affatto i requisiti delle norme vigenti per definirsi partito vero e proprio, come quelli che possono spartirsi la torta dei contributi statali. C’è un problema di definizione, prima di tutto. Mentre, infatti, l’articolo 49 della Costituzione stabilisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, la carta dei grillini afferma che “il Movimento 5 Stelle è una non associazione”, “rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione”, “non è un partito politico”, e non è intenzionato a diventarlo in futuro.
(Fonte foto: LaPresse)
I DIRITTI DEGLI ISCRITTI – C’è poi il più importante problema delle regole e della struttura organizzativa. Mentre il “non statuto” dei 5 Stelle si limita ad affermare che il Movimento “trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it”, che la sua sede “coincide con l’indirizzo www.beppegrillo.it” e che i contatti “sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo movimento5stelle@beppegrillo.it”, la legge approvata otto mesi fa – come abbiamo già accennato – impone ai partiti e movimenti interessati ad accedere ai rimborsi di dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto (da trasmettere poi ai presidenti delle Camere entro 45 giorni dal voto) “conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti”. Tutte indicazioni che Grillo e Casaleggio non hanno ancora dimostrato di essere intenzionati a mettere nero su bianco.
CI VOGLIONO I REVISORI – E ancora: la questione economica. Relativamente alle modalità di raccolta e gestione dei contributi privati del Movimento 5 Stelle, nella carta dei grillini, non c’è alcun riferimento. Il “non statuto” si limita ad affermare – alla voce “finanziamento delle attività” – che “non è previsto il versamento di alcuna quota di adesione” e che “nell’ambito del blog www.beppegrillo.it potranno essere aperte sottoscrizioni su base volontaria per la raccolta di fondi destinati a finanziare singole iniziative o manifestazioni”. La legge n. 96 impone però a partiti e movimenti informazioni assai dettagliate. Viene chiesto, per la precisione, “allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza nella propria gestione contabile e finanziaria”, di avvalersi di una società di revisione iscritta all’albo speciale tenuti dalla Commissione nazionale per le società e la borsa, e di presentare un rendiconto delle entrate e delle uscite (come prevede la legge n. 2 del 1997). Viene poi istituita, con le stesse norme, una “Commissione di controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici”, con sede presso la Camera e il Senato, allo scopo di effettuare il “controllo di regolarità e di conformità” su quanto dichiarato. Infine, vengono stabilite le sanzioni. Si stabilisce, ad esempio, la decurtazione dell’intero importo di rimborsi attribuito per l’anno in corso nel caso in cui partiti e movimenti non presentino il rendiconto di esercizio, la relazione della società di revisione o il verbale di approvazione del rendiconto da parte dell’organo competente, o nel caso in cui ne rendiconto vengano dichiarati dati difformi da scritture e documenti contabili. Si stabilisce poi la decurtazione di un terzo dell’importo del rimborso nel caso di mancata pubblicazione su internet (in un apposita sezione del sito della Camera) del rendiconto, relazione e verbale.
DAL SEGRETARIO ALL’ASSEMBLEA – Rispettano in toto i requisiti della legge per l’accesso ai rimborsi i due maggiori partiti tradizionali, Pd e Pdl. Il Partito Democratico dimostra di essere “conformato ai principi democratici della vita interna” dichiarandosi, al comma 1 dell’articolo 1 dello statuto, “partito federale costituito da elettori ed iscritti, fondato sul princio delle pari opportunità”. Non solo. Il Pd subito dopo dichiara di affidare “alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori le decisioni fondamentali che riguardano l’indirizzo politico, l’elezione delle più importanti cariche interne, la scelta delle candidature per le più alte cariche istituzionali”. Ampio l’organigramma. E’ l’assemblea nazionale, composta da mille persone elette, a scegliere il segretario nazionale (che non può ricoprire l’incarico per più di due mandati). Sia il mandato di segretario che di componente dell’assemblea durano quattro anni. Il segretario sceglie uno o due vicesegretari e nomina la segreteria, composta da 15 persone. La direzione nazionale è organo di indirizzo politico, ed è composta da 120 membri dell’assemblea. Le elezioni per il segretario e per l’assemblea nazionale sono disciplinate da un regolamento approvato dalla stessa assemblea nazionale.
IL TESORIERE E IL COMITATO DI TESORERIA – E’ l’assemblea nazionale poi ad eleggere, a maggioranza assoluta, il tesoriere del partito, su proposta del segretario nazionale. Il tesoriere provvede (spiega l’articolo 35 dello statuto) “alla redazione del bilancio consuntivo di esercizio del partito in conformità della normativa speciale in materia di partiti politic, composto dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa, corredato da una relazione sulla gestione”. Il bilancio consuntivo e il bilancio consolidato vengono poi approvati dalla direzione nazionale, che decide anche, a maggioranza assoluta, sul regolamento finanziario. Il tesoriere, infine, presiede un comitato di tesoreria composto da 7 persone. E’ una società di revisione (come impone la legge, ma il Pd lo aveva stabilito fin dalla sua nascita) a verificare (articolo 38 dello statuto) “la regolare tenuta della contabilità sociale”, “che il bilancio di esercizio corrisponda alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti eseguiti e che sia conforme alle norme che li disciplinano”. Una commissione nazionale di garanzia svolge (articolo 39) “funzioni di garanzia relative alla corretta applicazione dello Stautto e del codice etico nonchè ai rapporti interni al Partito democratico e al sistema informativo”.
DAL PRESIDENTE AL CONGRESSO – E’ variegato anche l’organigramma del Pdl. Il Popolo della Libertà si definisce “movimento di uomini e donne che credono nella libertà e voglioni rimanere liberi, e si riconoscono nei valori del Partito dei Popolo Europei”. E dice di riconoscere e promuovere “la più ampia partecipazione popolare alla vita pubblica, sociale e nelle istituzioni”, di impegnarsi per garantire “il rispetto del principio di pari opportunità fissato dall’articolo 51 della Costituzione della Repubblica”, di esaltare “il riconoscimento del merito”, e, infine, di rifiutare “discriminazioni personali e sociali di qualunque natura”. Undici gli organi nazionali: il congresso nazionale, il presidente nazionale, l’ufficio di presidenza, il segretario politico nazionale, i coordinatori nazionali, la direzione nazionale, il consiglio nazionale, l’assemblea dei parlamentari nazionali ed europei, il segretario amministrativo nazionale, i responsabili nazionali di settore, le consulte tematiche. E’ il congresso nazionale, che si riunisce in via ordinaria ogni tre anni, a definire e indirizzare la linea politica e ad eleggere il presidente nazionale. Mentre l’ufficio di presidenza attua le deliberazioni del congresso e del consiglio nazionale e coadiuva il presidente nazionale in tutte le sue funzioni. L’ufficio di presidenza è composto dal presidente nazionale, dai capigruppo ed i vicecapigruppo vicari alla Camera e al Senato. E’ l’ufficio di presidenza, su proposta del presidente nazionale, a votare a maggioranza assoluta, il segretario politico. La decisione va votata a maggioranza semplice dal consiglio nazionale immediatamente successivo. Il presidente nazionale nomina tre coordinatori nazionali tra i componenti della direzione nazionale. La direzione nazionale, convocata di norma una volta ogni tre mesi, è presieduta dal presidente nazionale e composta di 120 membri eletti dal congresso. Del congresso fanno parte parlamentari nazionali ed europei, componenti del governo, coordinatori regionali, coordinatori provinciali e di città capoluogo, presidenti di regioni, assessori e consiglieri regionali, presidenti di provincia, sindaci dei comuni capoluogo.
IL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO – Per quanto concerne i conti economici, il segretario amministrativo nazionale ed il suo vice, che agiscono secondo le direttive del segretario politico nazionale, sottopongono alla direzione nazionale il rendiconto di esercizio per l’approvazione, e svolgono e coordinano tutte le attività per la corretta gestione del partito. Segretario e vice eseguono le delibere dell’ufficio di presidenza relative alla gestione amministrativa ordinaria e straordinaria. Sono loro a compiere operazioni bancarie, accedere a mutui, effettuare pagamenti, incassare crediti, rinunciare a diritti o sottoscrivere transazioni, riscuotere contributi pubblici o privati, informare l’ufficio di presidenza sulla situazione economico finanziaria. L’ufficio di presidenza nomina infine revisori contabili in carica per tre anni.