Cosa succede dopo la bocciatura della Fini-Giovanardi

13/02/2014 di Mazzetta

Quirinale - consultazioni crisi governo Monti

IL DIAVOLO NEI DETTAGLI – La legislazione precedente aveva infatti una concezione di uso personale più elastica, la Fini-Giovanardi parlava invece di «consumo esclusivamente personale», una differenza che ha comportato una stretta repressiva nei confronti dei consumatori. Se prima era considerato personale anche il consumo di gruppo, e conseguentemente anche l’acquisto di gruppo, l’aggiunta della parola «esclusivamente» è servita a depotenziare gli effetti positivi del referendum del ’93 e una giurisprudenza e una prassi che tendevano ormai a lasciare fuori dal circuito penale i consumatori, anche se detentori di dosi superiori al vago limite quantitativo che segnava il limite tra uso personale e spaccio. La giurisprudenza si era orientata a valutare tutte le circostanze per decidere chi fossero gli spacciatori e quali i consumatori, la Fini-Giovanardi introdusse allora limiti molto più netti, anche se non del tutto privi di elasticità. La legge è stata invece clemente stato nell’abbassare il minimo della pena per spaccio di droghe pesanti da 8 a 6 (ora tornerà a 8), perché da un lato l’equiparazione permetteva di condannare alla galera certa anche gli spacciatori, veri o presunti, di droghe leggere, ma otto anni devono essere sembrati uno sproposito anche agli estensori. Di sicuro, rivolgendo la mente i grandi «mercanti di morte» che tutti dicono di voler combattere, si nota che a loro fu fatto uno sconto.

IL MENU DELLE PENE – Oltre alle misure penali però le due leggi esibiscono anche un discreto arsenale di sanzioni amministrative, notevolmente potenziato dalla seconda, per la quale la sospensione del passaporto, la sospensione della patente di guida, o il divieto di conseguirla, nonché la sospensione del porto d’armi e i  programmi terapeutici e socio-riabilitativi dovevano avere durata compresa tra «un minimo di un mese ed un massimo di un anno». Per la legge precedente le sanzioni amministrative avevano durata compresa tra uno e tre mesi nel caso di droghe leggere e tra due e quattro mesi, nel caso di droghe pesanti e rimanevano a discrezione dell’autorità. Quella che non cambia insomma è l’idea di punire comunque il consumatore, anche se non con la sanzione penale, e di punire comunque lo spaccio, ovvero la detenzione e il commercio di sostanze che non è reato consumare. Un controsenso evidente, ma libertari come Craxi e Berlusconi non ci hanno trovato niente di male, era un prezzo che erano disposti a far pagare ai poveri cristi per dimostrare agli occhi dell’elettorato di riferimento di avere gli attributi, figurarsi poi il dinamico duo Fini-Giovanardi, che per storia e cultura non è libertario nemmeno per finta.

LA GALERA C’È ANCORA – Il problema, ora come allora, è che tutte le volte che un consumatore è punito come se fosse uno spacciatore si consuma una notevole ingiustizia e questo non cambierà dopo la sentenza della Consulta, persone come Aldo Bianzino rischiano ancora di essere arrestate e trattate come criminali. Lo spettro di una condanna non evapora, basta qualche decina di grammi per incorrere in una condanna che, anche se non porterà i rei in carcere, diventerà un precedente facendo del condannato un pregiudicato. Per i consumatori di droghe pesanti che dovessero essere inquadrati come spacciatori, il minimo della pena sale invece da 6 a 8. Otto anni che ad esempio potrebbe prendere il ragazzino che compra extasy per sé e per uno o più amici, come minimo.

ANCORA PUNIZIONI – E non evapora neppure lo spettro delle altre sanzioni amministrative, che è bene ricordare non sono legate a circostanze tipiche, perché la patente ai conducenti colti alla guida sotto effetto di sostanze psicotrope la tolgono comunque in virtù di una legge che riserva pene precise e pesanti a chi guida in quelle condizioni. Curiosamente il timore di torme di drogati al volante è spesso evocato dai fautori della repressione, come se queste leggi non esistessero e non fossero più severe di quelle che puniscono e punivano il semplice possesso. Ai consumatori di sostanze vietate invece tolgono la patente o il passaporto come punizione un comportamento che non è reato, ma che è punito lo stesso per soddisfare quelli convinti da tizi come Giovanardi che «la droga» sia più o meno una famiglia di sostanze malvagie dotate di superpoteri, che esistono solo per corrompere la società.

Share this article