Cosa succede dopo la bocciatura della Fini-Giovanardi

13/02/2014 di Mazzetta

Cheyenne Fox

PUNIRE O NON PUNIRE – La limitata portata del quesito referendario del 1993 ha lasciato intonsa la possibilità di erogare sanzioni amministrative e i legislatori del 2006 vi si sono infilati con entusiasmo, ma la sentenza della Consulta di ieri non risolve il peccato originale della legge del 1990, che è quello di essere una legge proibizionista inutile e criminogena come tutti i proibizionismi e ben poco hanno potuto nel limitare i danni le pezze messe nel tempo dalle corti superiori. La decisione della Corte Costituzionale porterà alla liberazione o a sconti di pena per migliaia di persone semplicemente perché il numero dei consumatori di droghe leggere è molto superiore e ridurre le pene, per dare un’idea «l’indagine 2013 sulla popolazione studentesca (su un campione di 34.385 soggetti di età compresa tra i 15-19 anni) ha rilevato le seguenti percentuali di consumatori (una o più volte negli ultimi 12 mesi): cannabis 21.43%, cocaina 2,01%, eroina 0,33%, stimolanti metamfetamine e/o ecstasy 1,33% e allucinogeni 2,08%».Se anche le condanne per le droghe leggere finiscono per ridursi, il loro numero resterà imponente nei confronti delle condanne legate ad altre sostanze.

LA LIBERALIZZAZIONE DELLA CANNABIS – Numeri che rendono evidente la dimensione del fenomeno che queste leggi criminalizzano. Un fenomeno che si riassume nel consumo di massa di una sostanza nota per essere molto meno nociva e pericolosa di altre in libera vendita, gli alcolici su tutti, che viene criminalizzato fuor da ogni logica per puro e semplice pregiudizio ideologico. I cavalli di battaglia di politici come Giovanardi sono vecchi ronzini sui quali si continua a puntare per mancanza d’alternative, ormai abbandonati persino dai grandi alfieri americani del proibizionismo. Fenomeno che è nato proprio negli Stati Uniti e che Washington ha fatto di tutto per imporre al resto del pianeta, arrivando a dichiarare la War on Drug, che magari era un pretesto per coprire attività ancora meno presentabili, ma che oggi comunque è stata dichiarata persa e inutile da tutti, dall’ONU in giù. Tanto che persino negli Stati Uniti è partita la corsa alla legalizzazione della cannabis, unica soluzione razionale e sensata.

NOI NO – In Italia invece no, anche le più recenti proposte di modifica della legge ormai defunta, non vanno oltre la limatura della legge bocciata. E il governo Letta ha schierato l’Avvocatura dello Stato a difesa della legge cassata. Resta il proibizionismo più ottuso per droghe pesanti e leggere, con pene pesantissime per le prime che continueranno a far finire in carcere i ragazzini beccati mentre vanno a ballare con polveri e pastiglie in tasca, resta la punizione per lo spaccio di droghe leggere e si pensa di «aprire» all’autoproduzione quasi che questa sia alla portata di tutti e ce possa soddisfare la domanda. Che è un po’ come autorizzare la produzione in proprio di alcolici e vietarne il commercio pur consentendone il consumo, un’assurdità auto-evidente, che pure viene spacciata come un progresso nella direzione giusta.

CON MOLTA CALMA – Sono passati 24 anni dalla Craxi-Jervolino-Vassalli, 21 dal referendum, 8 dall’apparire della Fini-Giovanardi e ancora l’orizzonte di tutti i partiti presenti in parlamento è lo stesso, quello di giungere a limature poco più che cosmetiche di una legge orrenda. Manca il coraggio di abbracciare la legalizzazione immediata della cannabis, manca il coraggio di guardare la realtà delle tossicodipendenze con la volontà di ridurre i danni che soffrono i tossicodipendenti e non con quella di chi mira a colpire altri perché ne disapprova la condizione o le scelte di vita. Un limite ancora meno sopportabile se si pensa che negli ultimi venti anni e più non esiste un solo sondaggio che abbia restituito altro che una netta maggioranza a favore della non punibilità del consumo, alla quale non si può certo arrivare continuando a confinare nell’illegalità le sostanze psicotrope e le azioni di chi, se mai le vuole consumare, le deve giocoforza acquistare, trasportare e conservare o trovare chi lo faccia per lui. Tra i partiti in parlamento solo SEL si è pronunciata a favore della legalizzazione, anche se poi si è accodata alla posizione del PD, che dalla proposta poi depositata si attestava su posizioni che sono state superate di slancio dalla sentenza della Consulta. Posizione perfettamente riassunta poi nella dichiarazione con la quale il neo-segretario dello stesso partito ha tracciato la sua linea programmatica in materia: «Mi pare schizofrenico un paese in cui si passa dal proibizionismo più totale alla liberalizzazione delle droghe leggere. Iniziamo a cambiare la Fini-Giovanardi che è una leggiaccia, rimettiamo la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e mettiamo in prova chi è stato arrestato per detenzione di droghe leggere». Il segretario del principale partito progressista (per dire) è già rimasto spiazzato, perché «chi è stato arrestato per detenzione di droghe leggere» non andrà in prova, ma a casa e perché il suo programma è già stato realizzato con il ritorno alla pur orribile Craxi-Jervolino-Vassalli.

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