Lega Nord a rischio crac: la procura chiede il sequestro di 48 milioni

Secondo alcuni, nei forzieri della Lega Nord ci sarebbero «solo» 350mila euro. Eppure, a breve, il partito guidato da Matteo Salvini potrebbe essere costretto dalla procura di Genova a versare 48 milioni di euro allo Stato, come misura preventiva, nell’ambito del processo che, in secondo grado, ha condannato Umberto Bossi e l’ex tesoriere Maurizio Belsito per truffa ai danni dello Stato. I pm, infatti, temono che quei soldi non saranno versati e non aspettano il giudizio della Cassazione per chiedere il sequestro cautelativo e il blocco di tutti i conti bancari.

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CRAC LEGA NORD: ECCO L’IPOTESI

Una bruttissima gatta da pelare per un partito che si sta lanciando prepotentemente verso la campagna elettorale che potrebbe consacrarlo definitivamente come forza di governo e che, come tutte le campagne elettorali, ha bisogno di corposi finanziamenti. Se la misura dovesse essere confermata, la Lega Nord andrebbe in bancarotta.

Ma le voci sembrano andare proprio in questa direzione. Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani nazionali sulle loro edizioni odierne, il procuratore capo Francesco Cozzi avrebbe affermato: «Non è mio costume parlare di provvedimenti in corso, ma posso dire che questa ipotesi è stata ventilata il giorno stesso della sentenza».

CRAC LEGA NORD, LE CAUSE

Sentenza che, lo si ricorda, è stata emessa lo scorso 24 luglio: Umberto Bossi era stato condannato a due anni e mezzo di carcere, mentre Maurizio Belsito aveva ricevuto la condanna a quattro anni e dieci mesi e la conseguente interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Entrambi, poi, erano stati costretti a risarcire in solido con la Lega Nord: nel periodo che comprende le accuse, infatti, erano stati presentati dei rendiconti irregolari per ottenere in maniera illecita dei finanziamenti pubblici, investiti – invece – in conti offshore a Cipro e in Tanzania o in diamanti.

Nella sede della Lega Nord a via Bellerio sono molto preoccupati. L’autunno pre-elettorasle si annuncia molto caldo. E senza soldi non si cantano messe, né si fanno – ad esempio – raduni a Pontida. È allarme rosso.

(Foto: ANSA / LAIACONA ENZO)

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