Il Peso e l’Argentina che continua a farsi del male

05/02/2014 di Mazzetta

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UNA PARABOLA NEGATIVA – Che la convertibilità sia del tutto teorica se non sostenuta da argomenti più solidi lo dimostra la parabola dal peso, ne servivano 3 per un dollaro tra il 2002 e il 2008, 4 tra il 2009 e il 2011, 6 nel 2013, 8 e mezzo a gennaio, al cambio clandestino anche 12 o 13. Il governo è mobilitato e ogni mattina il capo del gabinetto Jorge Capitanich appare in diretta dalla Casa Rosada e indica i colpevoli di tanto sfacelo, ovviamente evitando di sottolineare la parte di responsabilità del governo. Anzi non ha mancato di prendersela persino con i giornalisti che rivelano scandali e corruzione, perché seminano allarme e probabilmente sono parte del grande complotto.

COME LA TURCHIA – La sindrome da complotto non è mai una buona compagna di governo, anche se è quasi una costante in occasione di crisi simili, quando un paese dalla moneta fragile se la ritrova strangolata dalla speculazione interna, anche di necessità, e quella internazionale, che non complotta, ma che accorre quando sente l’odore del sangue. La linea di difesa del governo argentino ricorda quella del turco Erdogan e introduce a paragoni tra i due paesi che fanno scoprire curiose consonanze. Un’economia in crescita trainata dall’export e a tratti drogata dalla svalutazione che incontra i suoi limiti o esaurisce il suo slancio e il cerino che resta in mano a governi di successo, quanto impotenti nel fermare la valanga quando i nodi vengono al pettine, la progressione della svalutazione di lira e peso nell’ultimo periodo è stata identica e se i governi avessero potuto fermarla, lo avrebbero già fatto da tempo. L’Argentina in più ha anche il pessimo e fresco precedente che l’ha vista onorare solo in parte il debito con l’estero, attrarre investimenti le è particolarmente difficile e sui conti pesa anche una fallimentare politica energetica che ha addirittura fatto invertire il segno della bilancia dei pagamenti e fatto dell’Argentina un paese importatore.

NON HA FUNZIONATO – Kirchner si è dovuta fermare dopo aver dilapidato qualche decina di miliardi di dollari riducendo le riserve nazionali in condizioni pietose, montagne di denaro bruciate per difendere un cambio evidentemente indifendibile. Mano a mano che la difesa si dimostrava inutile si sono innescate le tipiche dinamiche difensive e gli argentini si sono messi in caccia di dollari, contribuendo a peggiorare la situazione. Anche i grandi esportatori agrari e i commercianti ci hanno messo del loro, difendendosi dall’impennare dei prezzi quasi quotidiano ritirando la merce dal mercato, soffocando così ancora di più l’economia e riducendo i dollari circolanti, a tal punto da provocarne penuria. Il tutto si traduce in dollari che escono dal paese e in dollari che non entrano perché l’export ha tutta la convenienza a vendere il più tardi possibile per non rimetterci sul cambio. Nel mezzo ovviamente rimangono presi quelli che vivono di stipendi fissi o pensioni, che vedono il loro potere d’acquisto sprofondare verso il nulla. La soia e gli altri prodotti agricoli, e non solo, diventano così a loro volta valuta, beni rifugio, da non sprecare nella tempesta valutaria trasformandoli in peso che non si sa quanto varranno domani, ma sicuramente di meno. Un loop terrificante per il quale l’economia del paese sembra implodere sotto i colpi di una generale mancanza di fiducia nella moneta nazionale, per non dire di quella nel governo. Ci vorrà tutta l’aura mistica della regina per riuscire a sciogliere questo maleficio e anche se la stella della presidenta appare molto offuscata, non è escluso che cada e si sappia rialzare anche dopo una tonfo del genere. Molto dipende da quando e dove questa caduta si fermerà e da quanto male si faranno gli argentini cadendo, anche se in passato hanno superato disastri peggiori. Nel 1989 il governo di Menem procedette dalla sera alla mattina a una svalutazione del 53,4% dell’ austral, all’aumento del 400% per cento del prezzo della benzina e del 600% dell’energia elettrica. Misure impopolari, ma Menem poi ha governato fino al 1999 sopravvivendo a un altro turno elettorale, c’è da augurarsi per gli argentini che Reina Fernanda riesca a far meglio, tre anni dopo Menem ha dovuto cestinare l’austral e introdurre il peso convertibile.

 

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