Mali: cosa sta succedendo e perché siamo in guerra

18/01/2013 di Mazzetta

CAMBIAMENTI AL POTERE – Nonostante gli stentorei e bellicosi proclami lo MLNA evapora letteralmente, e mano a mano che s’estende il dominio dei sui concorrenti e l’applicazione più estrema della legge islamica in stile talebano, anche la popolazione fugge in massa come e dove può e quelli che restano si devono abituare a un nuovo governo che, come i talebani, proibisce la musica e comincia a demolire gli antichissimi santuari islamici di Timbuctù, che considera eretici. La Francia all’epoca è distratta dalle presidenziali, Sarkozy non ha dato peso alla ribellione dello MNLA e il 6 maggio Hollande vince le elezioni, ereditando una crisi che peggiora ogni giorno.

I TALEBANI S’ALLARGANO – Il passare del tempo deprime il quadro, perché quella che era cominciata come una ribellione indipendista diventa l’esplicito progetto di un emirato islamico a Sud di Libia ed Algeria, da dove cominciano ad affluire qaedisti di diverse nazionalità e in particolare i veterani del GIA algerino, quelli sopravvissuti alla spietata repressione con la quale il regime di Algeri annegò il sorgere politico e militare dell’islamismo estremista nel paese in un bagno di sangue e di orrori.

OK ALL’ATTACCO – Passata l’estate c’era già il consenso per un intervento armato, che Parigi e Washington vollero all’epoca costruire sul modello dell’ultimo intervento in Somalia, dove la guerra che è riuscita a sradicare il gruppo degli shabaab che aveva preso il controllo della parte meridionale del paese è stato portato (quasi) a termine da una forza multinazionale africana con l’appoggio di un discreto numero di paesi occidentali, tra i quali appunto Stati Uniti e Francia.

L’ONU – La risoluzione 2085 dell’ONU, che ha visto la luce a ottobre, autorizzava appunto un intervento militare di questo tipo, a sloggiare i qaedisti dovevano essere gli africani, accompagnati dall’esercito maliano, come in Somalia gli uomini del Governo Federale Transitorio. Il problema principale era però rappresentato dal fatto che l’esercito maliano era da ricostituire e riarmare, in modo che potesse prendere in carico il prima possibile la sicurezza dei territori liberati dalla forza multinazionale. I qaedisti capiscono e mandano un video nel quale minacciano di uccidere un ostaggio francese nelle loro mani se la Francia darà il via all’attacco. Italia e Spagna si erano tolte dall’imbarazzo appena alla fine luglio, quando due cooperanti spagnoli e l’italiana Rossella Urru, dall’ottobre del 2011 nelle mani  del MUJAO. Anche per questo oggi il nostro paese può annunciare il suo appoggio logistico più a cuor leggero.

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