Mali: cosa sta succedendo e perché siamo in guerra

18/01/2013 di Mazzetta

LA GUERRA A CAPODANNO – Le previsioni a quel tempo parlavano di un intervento che avrebbe dovuto cominciare in gennaio, nella capitale si sfilava dietro lo slogan “Tutti i soldati al fronte” e anche lo MLNA era ormai “pentito” e disposto a colloqui con il governo e ad accontentarsi dell’autonomia amministrativa all’ombra di Bamako per l’Azawad. All’epoca cominciarono anche le pressioni di Washington e Parigi su Algeri, che è la potenza militare regionale, perché si unisse alla compagnia, ma il governo algerino è sempre apparso riluttante. Non è un mistero che fosse contrario all’attacco al regime di Gheddafi ed era abbastanza chiaro che temesse che la guerra in Mali debordasse nel suo territorio attraverso il lunghissimo e incustodito confine che separa i due paesi. Cosa che puntualmente è avvenuta poco dopo il fischio d’inizio dell’intervento francese.

MA FORSE NO – I tempi africani però sono lunghi e allo scarso entusiasmo dei paesi vicini a lanciare i propri uomini in combattimento, si è aggiunto un secondo golpe l’undici dicembre a deporre il primo ministro che avrebbe dovuto traghettare il paese verso nuove elezioni. a portarlo a termine gli stessi militari autori del primo. A sostituirlo Django Sissoko, che è andato ad affiancare il presidente ad interim Dioncounda Traorécon ovvie ripercussioni sull’organizzazione dell’intervento, che secondo alcuni si sarebbe dovuto posporre inevitabilmente verso la fine dell’estate.

E INVECE SI – A togliere tutti dall’imbarazzo ci hanno pensato proprio i qaedisti, che con i primi giorni dell’anno hanno cominciando a muovere verso Sud e a puntare sulla capitale, iniziativa alla quale il presidente Traorè ha risposto chiedendo l’intervento della Francia che dopo poche ore era già sugli obbiettivi impegnata nei bombardamenti. Il consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato all’unanimità l’intervento e in pochi giorni hanno cominciato ad affluire nel paese le truppe dei paesi africani, mentre di fatto i francesi stanno conducendo all’attacco quel che c’è dell’esercito maliano.

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IL QUADRO LEGALE – Il quadro legale dell’intervento non pone grossi dubbi, già la risoluzione 2085 autorizzava la guerra contro gli occupanti dell’Azawad, i caveat e il disegno dell’intervento servivano più alla Francia per evitare accuse di colonialismo di ritorno e a soddisfare la dignità dei militari e dello stato maliano, che ad imporre modalità precise. Tanto più che la Francia non aveva bisogno di alcuna risoluzione per intervenire militarmente in piena legalità nel paese su invito del governo. Tra i due paesi c’è un accordo d’assistenza militare comune a quello che tante ex-colonie hanno con Parigi, accordi simili hanno legittimato negli anni scorsi gli interventi in Costa D’Avorio, Ciad, Repubblica Centrafricana e oltre. Tutte occasioni nelle quali la Francia è intervenuta e ha impegnato in combattimento rivoltosi e ribelli che a vario titolo cercavano di mettere in discussione i “legittimi” governi riconosciuti da Parigi. Nessuno di questi interventi ha mai provocato la minima reazione internazionale negativa, se n’è discusso in Francia e poco più.

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