Dallo stupro di gruppo alla Banda della Magliana: le piste per l’omicidio di Flavio Simmi
07/07/2011 di Dipocheparole
Molte le ipotesi a cui lavorano gli inquirenti
La vendetta per un (presunto) stupro di gruppo, uno sgarro da far pagare al padre, o la richiesta di protezione al boss sbagliato. Sull’omicidio di Flavio Simmi le ipotesi sono tante, e le piste da seguire per gli inquirenti davvero troppe. Scrive Alessia Meloni sulla Stampa:
Secondo gli inquirenti, fare diretti riferimenti alla banda della Magliana, il gruppo criminale che ha insanguinato la capitale dalla metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta, è «riduttivo», anche se alcuni personaggi della gang «hanno continuato a essere presenti nel panorama della malavita romana». Proprio indagando sul percorso criminale compiuto negli ultimi anni da questi soggetti gli inquirenti sperano di poter arrivare ad identificare i killer diSimmi, oltre che setacciando la vita e le frequentazioni del 33enne. Questi, infatti, già il 7 febbraio scorso era stato gambizzato davanti alla gioielleria di famiglia in piazza Monti della Pietà. Anche in quel caso contro di lui furono esplosi colpi d’arma da fuoco da due uomini in motocicletta. Da allora però la vita di Simmi e della sua famiglia non era trascorsa serena: minacce giunsero al loro indirizzo. A riferirlo è stata Paola Petti, la compagna dell’uomo, sentita ieri come persona informa sui fatti per circa un’ora e mezza dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.
L’ipotesi della protezione:
Al vaglio degli inquirenti anche l’indiscrezione secondo la quale il 33enne alcuni giorni prima della morte sarebbe andato a chiedere protezione ad un noto esponente della vecchia banda della Magliana. Un’indiscrezione questa che allo stato in ambienti giudiziari e investigativi non ha trovato riscontro. Intanto gli inquirenti lavorano anche su alcune telecamere che avrebbero ripreso una fase dell’agguato, su testimoni e sul passato del padre della vittima.Gli investigatori della squadramobile, guidati da Vittorio Rizzi, stanno anche scavando negli ambienti del malaffare. Sotto i riflettori ci sarebbe in particolare un luogo: «Re Mida », un edificio a Roma dove, secondo alcuni testimoni, si concentra il mercato nero dell’oro. Qui diversi gioiellieri, in particolare alcune famiglie, acquistano a prezzi stracciati. L’unica pista che sembra tramontare definitivamente è quella del movente passionale.
Roberto Simmi è invece convinto dell’ipotesi della vendetta per uno stupro:
Ma Roberto non ci sta, contorcendosi per cercare di alleviare il vuoto, ripete che l’omicidio «è tutta una storia di gelosia». Tutto avrebbe avuto inizio con la storia dello stupro di gruppo di cui il figlio insieme ad altri due amici (uno è l’attore Antonio Cupo) sono stati accusati e prosciolti. La donna che li ha denunciati era la fidanzata di un detenuto e Roberto è convinto che sia la gambizzazione del figlio, pochi mesi fa, sia l’esecuzione, siano opera di chi voleva vendicarsi di quell’affronto.
Ma sono tante le cose non chiare e di cui l’uomo non parla. Perché, si chiedono gli inquirenti, ad esempio, la moglie quando vide il figlio in una pozza di sangue dopo essere stato gambizzato gridò dietro alla moto dei due esecutori: “I figli non si toccano?”