Daniel Zamudio, il ragazzo torturato perché gay

26/03/2012 di Redazione

LE REAZIONI – Da quel 3 marzo tutto il Cile discute di questa feroce aggressione, mentre il giovane aggredito è curato dai sanitari che sperano di tenerlo in vita in condizioni decenti, se mai si riprenderà. Molte le manifestazioni di solidarietà da tutto il paese, da persone comuni e personaggi famosi e anche dall’estero, dove la notizia del martirio di Daniel ha fatto notizia. L’omofobia in Cile come in tutta l’America Latina è un fenomeno diffuso che va di pari passo con la grande diffusione del machismo.

PRIMA MENARE – Se con le donne il vero uomo risolve le divergenze d’opinione a sganassoni, con gli omosessuali non ci deve essere nessuna pietà. Pubblicamente disprezzati, irrisi, spesso oggetto di aggressioni, gli omosessuali vivono molto male in molti di questi paesi, alcuni dei quali hanno leggi che vietano e puniscono l’omosessualità e in alcuni casi, come in Giamaica, anche una cultura pubblica per la quale non rappresenta un problema sei i più noti cantanti abbondano in liriche omofobe ed esortazioni ad eliminare fisicamente i portatori dell’infezione omosessuale.

CAMBIAMENTO? In Cile va meglio, non ci sono leggi contro gli omosessuali, ma ancora non si vedono azioni positive per ridurre l’evidente gap nella cultura cilena, che in quanto a machismo, destra fascista e paranoia clericale non si fa mancare niente. Resta da vedere se  il martirio di Zamudio riuscirà a segnare una svolta, almeno in Cile, o se sarà semplicemente una croce come tante a decorare una lunga scia di sangue versato a causa dell’omofobia. “Sta diventando un simbolo”, annunciano le associazioni contro le discriminazioni sessuali.

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