Danilo, il bambino down rifiutato dal centro estivo. Quando il diverso fa paura

17/06/2014 di Marco Esposito

Danilo ha nove anni. La scuola è finita, e, come tanti coetanei, vorrebbe frequentare un centro estivo. Ma non può. Non può perché al centro estivo non lo vogliono. E non lo vogliono per un semplice motivo: perché è un bambino down, in una parola, è diverso.

La storia, raccontata anche su Facebook dal papà di Danilo, Andrea Mantovani, è semplice. Un papà che vorrebbe per il proprio figlio gli stessi diritti e le stesse opportunità che hanno gli altri bambini. Anche se suo figlio può essere un po’ più difficile da gestire.

Andrea Mantovani, come racconta, aveva iscritto il figlio ad un centro estivo, spiegando ai gestori la situazione di Danilo. Dopo il primo giorno, però, gli è stato detto che il figlio non era gradito. “Non siamo attrezzati per gestire queste situazioni” gli hanno detto. Ma papà Andrea non si è arreso, e ha proposto di prendere, a sue spese, una figura specializzata per seguire Danilo. Offerta respinta.

A quel punto, Andrea Montanari ha deciso di reagire. E ha dato vita su Fb ad una vera e propria campagna di sensibilizzazione. E ha fatto bene.

Perché il vero motivo per cui il centro estivo non ha voluto Danilo è un altro. Non c’entrano le figure specializzate. Il centro estivo non ha voluto Danilo, perché Danilo è diverso. E i diversi, in un mondo omologato, in cui gli stereotipi estetici sono abbastanza univoci, non sono accettati.

La verità è che non tanto i bambini che giocavano con Danilo, ma i loro genitori avrebbero vissuto con disagio e paura la sua vicinanza con “le loro creature”. Perché la paura e la chiusura prevalgono sempre.

E, mentre scorro la pagina Fb di Andrea Mantovani non riesco a togliermi dalla mente che, magari, tra coloro i quali gli offrono solidarietà in questo momento, non ci sia qualcuno che avrebbe fatto esattamente la stessa cosa dei genitori che hanno voluto l’allontanamento di Danilo.

Foto ripresa dalla pagina Fb del padre Andrea Montanari

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