Matteo Renzi ha ancora un piano per votare subito (con election day l’11 giugno)

23/02/2017 di Redazione

Data elezioni. Matteo Renzi ha ancora un piano per votare subito, con election day, l’11 giugno. È quanto spiega Repubblica in un articolo di retroscena a firma di Goffredo De Marchis. Si tratta di una strada difficilmente percorribile nella quale l’ex premier e segretario dimissionario del Pd vuole comunque ancora sperare.

DATA ELEZIONI, IPOTESI 11 GIUGNO

Forse è solo una suggestione. Ma, di fatto, ieri nella riunione della commissione per il congresso, è stata considerata anche l’ipotesi di svolgere le primarie il 9 aprile ed è finita in secondo piano la data del 7 maggio:

Renzi ha studiato il calendario. Per votare l’11 giugno, le Camere andrebbero sciolte intorno al 18 aprile, ovvero il giorno dopo la Pasquetta. Possibile? È un salto carpiato triplo avvitato. Il nuovo segretario del Pd infatti entrerebbe in carica non il 9, ma il 13 o il 14 quando si celebrerà l’assemblea nazionale del Pd chiamata a ratificare l’esito dei gazebo. In soli cinque giorni, con il week end di Pasqua in mezzo, Paolo Gentiloni dovrebbe dimettersi e Sergio Mattarella firmare il decreto di scioglimento. Ci vorrebbero, dunque, numeri funambolici. Ma l’accelerazione c’è e ha una spiegazione di fondo. A Renzi importa poco che sia proprio lo scenario evocato dalla minoranza per motivare la scissione, ovvero che dietro lo scontro sulle date il vero traguardo sia chiudere l’esperienza dell’esecutivo Gentiloni prima del 2018.

 

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DATA PRIMARIE, TRA 9 APRILE E INIZIO MAGGIO

In commissione la proposta del 9 aprile è stata presentata dal vicesegretario Dem Lorenzo Guerini. E non è stata particolarmente gradita. Soprattutto a chi dovrà sfidare Renzi, come il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Ma dice no all’ipotesi anche Gianni Cuperlo. Ha scritto su Repubblica Giovanna Casadio:

È sembrata un blitz. «Il 9 aprile è solo una delle ipotesi», getta poi acqua sul fuoco Guerini. «Sarebbe troppo presto », è lo stop di Emiliano.
Tuttavia il presidente-reggente del partito, Matteo Orfini rincara: non è una bestemmia la data del 9 aprile, tra 50 giorni. L’accusa degli sfidanti di Renzi è quella di volere un congresso «cotto e mangiato», per dirla con il leader dell’addio Pierluigi Bersani. «Ci accuserebbero in ogni caso», ha spiegato Orfini ai suoi interlocutori. E gli altri week end — ragionano al Nazareno i renziani — sono praticamente improponibili. Esempi. Il 16 aprile è Pasqua. Il 23 aprile cade a ridosso della Festa della Liberazione. Domenica 30 aprile è la vigilia del Primo Maggio.

Aggiornamento:

In mattinata l’Ansa ha riferito che fonti vicine a Renzi sottolineano con decisione come siano destituite di ogni fondamento le ricostruzioni di stampa che attribuiscono all’ex premier la volontà di puntare a elezioni a giugno.

(Foto: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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