Direzione PD, cosa succede oggi
13/02/2017 di Andrea Mollica
La direzione del Partito Democratico di oggi rappresenta uno dei momenti decisivi per il futuro della legislatura. Il segretario Matteo Renzi, secondo la lettera agli iscritti anticipata da La Repubblica, chiederà un momento di confronto con la base per fornire una nuova legittimazione alla guida del PD. La scelta sembra cadere sul congresso anticipato, anche se rimangono dubbi che saranno risolti solo dalla relazione del segretario, che inizierà la direzione nazionale del PD nel primo pomeriggio di oggi. La riunione del più importante organismo interno del Partito Democratico è carica di tensione. Renzi vuole andare alle elezioni anticipate, ma la maggioranza dei gruppi parlamentari sembra ostile a questa prospettiva. Con il segretario ci sono alcuni ministri, come Maurizio Martina e Graziano Delrio, e il presidente del partito Matteo Orfini, mentre altri esponenti importanti della maggioranza sembrano sempre più distanti da Renzi. Dario Franceschini e Andrea Orlando sembrano preferire un percorso congressuale più lento, per arrivare alla fine della legislatura. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per ora non si espone, e sembra voler evitare qualsiasi scontro con Renzi, ma i parlamentari a lui vicini si stanno smarcando dal segretario.
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La minoranza del Partito Democratico è favorevole a un congresso, che chiede da tempo, ma gestito in modo diverso rispetto a quanto propone Renzi, ed è contraria in modo fermo a uno scioglimento anticipato della legislatura. Nella due giorni di Firenze la leadership di Michele Emiliano sull’area ostile al segretario è apparsa cresciuta, mentre meno forte è sembrata la candidatura di Enrico Rossi. Le diverse posizioni sulla durata del Governo Gentiloni e della legislatura mascherano la tensione in merito alla nuova legge elettorale. Matteo Renzi intende apporre modifiche minime all’Italicum riscritto dalla Corte costituzionale, confermando i capolista bloccati. Le minoranze invece chiedono l’apertura delle liste, per non lasciare al segretario e a una direzione a lui favorevole il potere di decidere una parte rilevante del futuro gruppo parlamentare del PD.
Foto copertina: ANSA/PASQUALE BOVE