L’ultima tegola su Trump: il suo team sapeva che il consigliere Flynn era indagato
18/05/2017 di Redazione
Michael Flynn, diverse settimane prima dell’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump aveva avvertito il team del candidato repubblicano di essere indagato per il suo lavoro di lobbista per la Turchia durante la campagna elettorale. Nonostante questo il presidente Usa lo nominò consigliere per la sicurezza nazionale, dandogli così accesso alle informazioni più segrete dell’intelligence americana. È l’ultima tegola per Trump che arriva pochi giorni dopo gli episodi che lo hanno fatto precipitare in una crisi istituzionali. La rivelazione è del New York Times, che spiega che Flynn (poi dimessosi dal ruolo a febbraio, a meno di un mese dall’incarico, dopo le controversie su contatti con l’ambasciatore russo a Washington) parlò della sua situazione a un esponente del transition team, Donald McGahn, oggi consulente legale della Casa Bianca.
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DONALD TRUMP E LE IPOTESI IMPEACHMENT
E Flynn risulta anche protagonista delle vicende per le quali il presidente Usa rischierebbe l’impeachment. Su Trump aleggia lo spettro della messa in stato di accusa per aver fatto pressioni sul capo dell’Fbi James Comey, che ha licenziato in tronco pochi giorni fa, affinché lasciasse perdere le indagini su Flynn, sospettato di collusione con esponenti del governo russo. Questo comportamento dell’inquilino alla Casa Bianca potrebbe prefigurare il reato, grave, di ostruzione della giustizia. Ma le ricostruzioni che circolano sono diverse. Come ricostruisce oggi Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera, secondo alcuni Trump ha cercato di condizionare fortemente Comey, prima invitandolo a cena, il 27 gennaio, e chiedendogli «lealtà personale» e poi invitandolo, il 14 febbraio, a insabbiare l’inchiesta sul dossier russo o almeno a derubricare la posizione di Flynn. Secondo altri invece il presidente, nelle prime settimane dall’insediamento, si è limitato a «riflettere ad alta voce» con il capo dell’Fbi elogiando le qualità di Flynn.
COMMISSARIO STRAORDINARIO PER IL RUSSIAGATE
Intanto l’esecutivo americano ha risposto con una mossa a sorpresa al vortice di scandali legati alle presunte interferenze di Mosca sulle elezioni presidenziali e ai possibili legami tra la campagna di Trump e agenti russi. Il dipartimento di giustizia americano ha nominato un commissario speciale per sovrintendere le indagini federali sul Russiagate. E l’incarico è stato affidato all’ex direttore dell’Fbi, Robert Muelller. Una mossa, quella di Trump, che viene vista come un tentativo di placare le polemiche. Mueller fu nominato direttore dell’Fbi nel 2001 dal presidente George W. Bush e ha ricoperto l’incarico fino al 2013. La nomina è contenuta in una lettera del viceministro della giustizia Rod Rosenstein. Il commissario viene autorizzato a perseguire ogni reato penale che dovesse emergere dalle indagini.
(Foto da archivio Ansa. Credit: Ron Sachs / CNP / ABACAPRESS.COM)