Donald Trump è finito?

03/02/2016 di Andrea Mollica

Donald Trump

è finito? Il ciclone Trump che ha sconquassato le primarie repubblicane, dominato nei sondaggi nazionali e statali, spingendo al ritiro o al collasso le campagne di due presunti favoriti come Scott Walker o Jeb Bush e mettendo in difficoltà tutti i suoi avversari, ha subito un pesante passo falso in Iowa. Molti osservatori rimarcano come la sconfitta nei caucus potrebbe rappresentare l’inizio della fine del fenomeno Trump, anche se per ora questo giudizio appare prematuro.

DONALD TRUMP CAPELLI

Donald Trump è il candidato alle primarie di Usa 2016 che ha generato la maggior attenzione mediatica, negli Stati Uniti così come all’estero. La sua corsa per la Casa Bianca è stata finora una sorta di sfida permanente a ogni legge della politica, e finora il sovvertimento delle regole sembrava aver avuto successo. Donald Trump sta correndo alle primarie finanziandosi la sua campagna elettorale, rimarcando in questo la sua differenza coi politici tradizionali schiavi delle lobby e dei loro donatori, ma al contempo rinunciando a una solida rete organizzativa sul territorio. Finora l’attenzione sproposita dei media americani nei suoi confronti, così come l’enorme successo sui social media, avevano consentito a Donald Trump di conquistare e mantenere la guida in tutte le intenzioni di voto nelle primarie repubblicane, sia a livello nazionale, che a livello statale. I caucus dell’Iowa hanno però bocciato la strategia del miliardario americano, e mostrato due evidenti lacune. La prima, rimarcata da molti osservatori, è l’eccessiva dipendenza di Trump dal voto di elettori poco propensi al voto, conquistati dal suo messaggio anti establishment ma non così motivati a tradurre il loro apprezzamento su una scheda elettorale. Il secondo problema creato dai caucus dell’Iowa è la nuova immagine da perdente del miliardario di NYC, che in ogni suo intervento pubblico o televisivo recitava la litania del suo primato demoscopico.

PRIMARIE USA 2016

La sconfitta nei caucus dell’Iowa di Donald Trump potrebbe far tornare le primarie repubblicane secondo un’analisi del Wall Street Journal, in un anno elettorale caratterizzato dal ciclone mediatico del più improbabile dei favoriti alla nomination registrati negli ultimi decenni. La candidatura dell’immobiliarista di Manhattan era stata accolto con scetticismo fino alla scherno dalla gran parte degli osservatori a metà giugno. Sconfiggendo ogni previsione, Donald Trump ha conquistato la guida dei sondaggi in poche settimane sia a livello federale che a livello statale, facendo collassare la campagna dei favoriti della vigilia come Walker e Bush e mettendo in difficoltà tutti gli altri. I candidati repubblicani hanno inseguito a destra Trump su immigrazione e lotta al terrorismo, anche se il miliardario ha sempre spostato oltre la linea dell’incredibile ciò che si può dire in politica: dal muro anti migranti che i messicani, ripetutamente insultati, devono costruire, al divieto di immigrazione per i musulmani. La strategia del miliardario di NYC ha pagato fino all’Iowa, anche se la sua sconfitta appare enfatizzata da molti media. I caucus sono una competizione a bassa partecipazione, dove conta prevalentemente la capacità di mobilitazione sul territorio più che il voto di opinione, e si sono svolti in uno Stato dominato da repubblicani legati alla destra evangelica. Sui temi civili Donald Trump ha posizioni più moderate rispetto ai suoi concorrenti, ed è stato il candidato più votato tra i caucusgoers che non sono cristiano-evangelici. Nei sondaggi delle prossime due primarie, New Hampshire e South Carolina, il miliardario Usa continua ad avere vantaggi assai rilevanti sui suoi avversari. Una vittoria nei caucus dell’Iowa l’avrebbe spinto verso il successo, ma il secondo posto in uno Stato dove fino a poche settimane fa era rilevato su valori ben più bassi rispetto al resto degli Usa non sembra la parola fine sulla sua candidatura.

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