Donald Trump: la Convention di Cleveland evidenzia le divisioni repubblicane
21/07/2016 di Andrea Mollica
La Convention di Cleveland dei Repubblicani sta evidenziando tutte le difficoltà del partito americano che ha espresso il maggior numero di presidenti a superare le tensioni create dalla nomination di Donald Trump. Tra gaffe, assenze di spicco e discorsi che negano l’appoggi al candidato ufficiale del Gop, i Repubblicani manifestano un travaglio interno raramente osservato nella politica americana degli ultimi decenni. Difficoltà che ostacolano la corsa di Donald Trump alle elezioni di Usa 2016.
IL NO DI TED CRUZ A DONALD TRUMP
La Convention di Cleveland dei Repubblicani avrebbe dovuto rappresentare una trionfale incoronazione di Donald Trump. Il congresso del Gop si sta concludendo, ma i momenti negativi superano di gran lunga quelli positivi. Dopo il clamoroso plagio del discorso di Michelle Obama a opera di Melania Trump, un’altra pessima notizia per la nomination repubblicana è arrivata dall’intervento di Ted Cruz. Il senatore del Texas, secondo arrivato alle primarie presidenziali di Usa 2016, non ha appoggiato la candidatura di Donald Trump, invitando a un voto in libertà di coscienza. I fischi e gli ululati che hanno accolto il suo intervento, trasmessi in diretta TV, hanno evidenziato al pubblico americano tutte le divisioni in casa repubblicana.
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DONALD TRUMP E LE DIVISIONI REPUBBLICANE
La nomination di Trump non è stata accettata da buona parte dei vertici del Gop: Ted Cruz l’ha dichiarato pubblicamente, seguendo così la scelta della famiglia Bush, e del governatore dell’Ohio John Kasich, assente alla Convention di Cleveland nonostante si svolga nel suo Stato. Le divisioni interne ai Repubblicani evidenziano le continue difficoltà di una campagna caratterizzata da costanti gaffe. L’ultima è stata provocata da un delegato della Convention, Al Baldasaro,indagato dal Secret Service per un’intervista in cui ha detto che Hillary Clinton dovrebbe essere fucilata per alto tradimento in relazione all’attentato di Bengasi. La base repubblicana, che ha regalato a Trump il più alto numero di voti mai raccolto da un candidato Gop alla Casa Bianca alle primarie, sta però in larga parte con la nomination.
IL DISCORSO DI MIKE PENCE
Questa sera la Convention di Cleveland si concluderà con il discorso di Donald Trump, in cui il candidato repubblicano accetterà ufficialmente la nomination. Come da prassi, la serata precedente è stata caratterizzata dall’intervento di Mike Pence, il candidato vicepresidente. Il governatore dell’Indiana ha svolto un buon discorso, non entusiasmante ma neppure negativo, in cui ha rimarcato le sue credenziali conservatrici. Candidato solido e piuttosto apprezzato all’interno del Gop, Pence ha tentato di rappresentare l’unità di un partito travolto da Donald Trump. Una larga parte spera che possa essere una scommessa vincente, un’altra invece scommette apertamente sul suo fallimento, come fatto da Ted Cruz che col suo no a Trump ha lanciato la sua campagna presidenziale nel 2020 contro Hillary Clinton.