Drug Wars

15/05/2012 di Mazzetta

OBAMA HA DETTO STOP – Già nel maggio del 2009 Gil Kerlikowske, attuale direttore dell’ONDCP (Ufficio Nazionale per il Controllo delle Politiche sulla Droga) ha annunciato che l’amministrazione Obama, pur non intendendo cambiare di una virgola la politica americana in questione, non avrebbe più usato l’espressione War on Drugs, in quanto contro-producente. Anche secondo l’ONDCP ai tempi d’Obama le droghe sono una malattia e renderle meno disponibili rende le comunità più sicure.

SOLO IPOCRISIA – Il che è esattamente la conclusione opposta a quella della Commissione sopra ricordata, la novità è semplicemente nel fatto che nel 2009 l’amministrazione Obama ha deciso che il brand della War on Drugs evocava solo tragedie e fallimenti e ha deciso di cancellarlo dal discorso pubblico, pur perseverando nelle stesse politiche fallimentari che avevano bruciato un meme di grandissimo successo, capace di tenere le prime pagine di tutti i media del mondo per quasi quattro decenni. Della sottile differenza si sono accorti in pochi, semplicemente non se ne parla più, nemmeno negli Stati Uniti, dove il Congresso continua a implementare e finanziare le stesse nefandezze.

LA SICUREZZA DI CHI? – A preoccupare non è sicuramente la sicurezza di comunità come quelle di Colombia, Bolivia o Messico, tanto per nominarne alcune nelle quali, alimentate dal denaro della droga e della lotta alla droga, sono scoppiate guerre civili o deliri criminali. Come la Colombia, che è il paese con il maggior numero di rifugiati al mondo anche grazie al famigerato Plan Colombia, o come il Messico, il paese nel quale muoiono più giornalisti al mondo,  e che ormai registra  più vittime di Siria, Libia, Iraq e Afghanistan messi insieme. Un altro tabù americano, quello che riguarda la libera vendita delle armi da fuoco e il diritto a possederne quante si vuole, è all’origine di un dato conosciuto ufficialmente fin dal 2008, quando William Hoover testimonio a nome della TAF (Alcohol Tobacco and Firearms Bureau) che il 90% delle armi e munizioni trovate in possesso dei narcos provenivano dal mercato americano, chiudendo un cerchio che sposta il denaro dalle tasche dei consumatori americani a quello dei produttori e commercianti d’armi

IL NORDAMERICA E’ ISOLATO – Questa distonia diventa particolarmente evidente quando si arriva ai rapporti interamericani e si trovano Stati Uniti e Canada isolati contro la depenalizzazione delle droghe, sostenuta unanimemente da tutti i governi degli altri stati continentali, senza distinzione di destra o di sinistra. Una posizione che ovviamente non è figlia della pressione dei narcotrafficanti, ma nasce dall’aver sofferto l’invadenza delle politiche americane in nome della battaglia alla droga una volta esaurito il pretesto della lotta anticomunista. Quello che tutti i paesi centro e sudamericani vogliono spezzare e il ciclo che trasforma il narcotraffico da un affare da contrabbandieri in un business capace di divorare le economie dei paesi più deboli, per difendere il quale ha senso organizzarsi con veri e propri eserciti privati, quando non alimentare vere e proprie guerre civili. Guerre peraltro alimentate da armi che non sono prodotte in questi paesi, ma che vengono esportate con grande facilità proprio da quei paesi del primo mondo che alimentano il mercato pagando il sovrapprezzo dell’illegalità.

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