Regionali: lo stop del Pd di Renzi. Torna il M5S. Forza Italia non esiste più
01/06/2015 di Marco Esposito
E’ ancora presto, mentre scriviamo, per fare un’analisi puntuale di quanto è avvenuto alle elezioni regionali 2015. Ci torneremo in maniera più analitica nei prossimi giorni, con i dati certi, e le percentuali dei voti vari. Ma possiamo mettere insieme alcuni punti fermi.
1 Alessandra Moretti ha fatto Flop. Doveva essere la candidata che rendeva finalmente competitivo il centrosinistra in Veneto. Non è stato così. L’ex parlamentare europea non è MAI stata in corsa per vincere queste elezioni, nonostante lo “scisma” di Flavio Tosi, potente sindaco leghista di Verona.
2 La Liguria è una caporetto per il Pd (e per la Paita)- La scelta della candidatura di Raffaella Paita è stata sbagliata. Ha vinto le primarie, molto contestate, ma la verità è che il popolo del centrosinistra l’ha rifiutata. Il risultato di Pastorino non giustifica il suo flop. La vittoria di Toti è l’ancora di salvezza di Forza Italia, che altrimenti raccoglie risultati disastrosi a livello di partito. La verità è che Silvio Berlusconi, potrà dire che dove il centrodestra è unito, e riesce a candidare un “moderato”, il centrodestra vince. Questo lo aiuterà a dar forza alla tesi che i “moderati”, dalla Lega ad Alfano devono restare uniti.
3 Il Movimento 5 Stelle è vivo e vegeto. E ci si dovrà fare i conti ancora a lungo. Chi pensava di aver definitivamente chiuso i conti con il movimento di Grillo dopo le Europee deve ricredersi. Il Movimento 5 Stelle ha ancora capacità attrattive verso i “delusi” dalla politica e dai partiti. La cura Renzi non è bastata. Il Movimento 5 stelle è tra i vincitori di queste elezioni regionali, anche se non porta a casa nessun presidente di regione.
4 Il Trionfo di Salvini – E’ ancora presto per fare un bilancio sulle liste nel loro complesso, soprattutto perché mancano i dati veri. Ma è evidente che la Lega di Salvini ha cambiato le gerarchie nel centrodestra. Senza Salvini non c’è centrodestra possibile. La Lega è il primo partito dell’eventuale coalizione, anche se la sua vittoria “interna” viene mediaticamente pareggiata dalla vittoria di Toti in Liguria, che si contrappone – con la sua vicinanza a Silvio Berlusconi, a quella di Zaia in Veneto. Ma una cosa è certa: è il leader leghista a dare le carte al tavolo che una volta era dominato da Silvio Berlusconi. E in ottica Italicum, la cosa avrà il suo peso.
5 Il Pd ha sbagliato i candidati – Ci piace citarci. E quindi lo facciamo. In parte lo avevamo scritto qualche giorno fa: alle elezioni locali i candidati sono importanti. Dove sbagli i candidati il Pd rischia. In liguria è andata male, come in Veneto, in Umbria si è sfiorata la “tragedia” per Catiuscia Marini, che però si è salvata. Si vince con una classe dirigente diffusa, nuova, e capace. Se Alessandra Moretti può reggere botta in un talk contro una Santanché qualsiasi, questa non la rende automaticamente un’amministratrice capace. In Veneto se ne sono accorti (quasi) tutti.
ANSA/PAOLO ZEGGIO