Erasmus Plus, il nuovo programma di mobilità giovanile europea

12/04/2014 di Maghdi Abo Abia

LE DIFFERENZE CON IL VECCHIO ERASMUS – Erasmus Plus dovrà quindi rappresentare il valore aggiunto della formazione europea in modo da poter creare una specie di sistema che parta dall’istruzione scolastica fino ad arrivare al mondo del lavoro, passando dall’università, dallo sport, dal volontariato, dai tirocini. Si tratta, quindi, del primo tentativo autentico di creare una popolazione europea e non più nazionale attraverso lo scambio di conoscenze e di saperi. Un progetto ambizioso che rilancia quello che è stato finora Erasmus, ovvero un periodo di formazione all’estero che si concludeva con la fine dello scambio tra università, con lo studente che si cimentava da solo nel mercato del lavoro alla ricerca di un’opportunità. Col risultato però che, come ha mostrato la filmografia dei primi anni 2000, l’Erasmus rischiava solo di essere una vacanza prolungata.

Erasmus Plus, il nuovo programma di mobilità giovanile europea

UN’OCCASIONE PER CONOSCERE CULTURE DIVERSE – Del resto il confronto con il precedente bando è impari. Per il periodo 2007-2013 l’Unione stanziò per Erasmus 3,1 miliardi di euro, molti meno di quelli odierni. Certo, in quest’ultimo caso parliamo di un progetto che ne incorpora altri sette, ma le differenze sono sostanziali. Il progetto all’epoca si prefiggeva d’incoraggiare l’apprendimento e la comprensione della cultura ospitante incentivando la nascita di un senso di comunità tra studenti appartenenti a paesi diversi. Il risultato era che Erasmus diventava non solo un momento universitario ma anche un’occasione per conoscere culture diverse e per imparare il concetto di responsabilità, visto e considerato che molti studenti oltre ad Erasmus provavano l’ebrezza di andare a vivere da soli.

IL PROBLEMA DELLE RISORSE – Tale impostazione ha rischiato però di far affossare il progetto a causa di una mancanza di progettualità legata alle difficoltà economiche dettate dalla crisi. Il 24 marzo 2014 il Corriere della Sera documentò gli stati generali Erasmus nel quale emerse che dal 1987 ad oggi, anno di partenza del progetto Erasmus, la cui parola oltre a richiamare Erasmo da Rotterdam rappresenta l’acronimo European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, oltre tre milioni di studenti hanno effettuato un soggiorno studio oltre confine. Il progetto però nonostante le potenzialità non sfondò a causa della carenza delle risorse. Fino al 2013 la Commissione Europea stanziava ogni anno 400 milioni di euro, con l’Italia che ne riceveva annualmente dai 30 ai 40 milioni.

Erasmus Plus, il nuovo programma di mobilità giovanile europea

UNA BORSA INSUFFICIENTE? – Con questi soldi vengono fatti partire circa 20 mila studenti, con il risultato che la borsa al netto di eventuali contributi dell’Università raggiunge una media di 230 euro al mese. E se aggiungiamo che nel 2014 il Miur non ha stanziato fondi aggiuntivi, emerge che senza l’aiuto della famiglia, tale esperienza è a dir poco proibitiva. E la situazione sembra non sia destinata a cambiare neanche con Erasmus Plus. Perché se da un lato è vero che lo stanziamento è aumentato notevolmente, dall’altro sembra che per venire incontro alla maggiore platea di beneficiari la borsa di studio resti pressapoco uguale. Del resto la prospettiva di rivolgersi a 4 milioni di persone nel prossimo settennato dopo che in 25 anni i beneficiari sono stati tre milioni, qualche pensiero lo fa venire.

LE VOCI DI SPESA – E rimanendo in tema economico, nel regolamento UE che determina le caratteristiche di Erasmus Plus sono presenti anche le voci relative ai singoli investimenti che verranno destinati ai vari ambiti di applicazione del nuovo progetto. La cifra stanziata esatta è di 14.774.524.000 Euro, mentre per gli stanziamenti viene previsto un margine di flessibilità non superiore al cinque per cento rispetto a quanto definito nel documento, in termini percentuali:

il 77,5 % all’istruzione e alla formazione. Dalla citata percentuale sono assegnati i seguenti stanziamenti minimi:

i) il 43 % all’istruzione superiore corrispondente al 33,3 % del bilancio totale;

ii) il 22 % all’istruzione e alla formazione professionale corrispondente al 17 % del bilancio totale;

iii) il 15 % all’istruzione scolastica corrispondente all’11,6 % del bilancio totale;

iv) il 5 % all’apprendimento degli adulti (corrispondente al 3,9 % del bilancio totale);

b) il 10 % alla gioventù;

c) il 3,5 % allo strumento di garanzia per i prestiti destinati agli studenti;

d) l’1,9 % all’iniziativa Jean Monnet (attività destinata agli specialisti del mondo accademico)

e) l’1,8 % allo sport

f) il 3,4 % quali sovvenzioni di funzionamento destinate alle agenzie nazionali

g) l’1,9 % alle spese amministrative da coprire.

I DUBBI – Le suddivisioni sono chiare. E qui forse qualche sorriso potrebbe stirarsi. Per lo sport verranno destinati 260,5 milioni per sette anni, per l’eccellenza accademica si sale a 280 milioni per il mondo accademico. Per quanto riguarda i prestiti d’onore verranno messi a disposizione 517 milioni, sempre in un settennato. Ed è interessante notare come le spese amministrative corrispondano agli stanziamenti per l’eccellenza accademica. E qui forse i sospetti dell’equivalenza della borsa si fanno reali. Perché in fondo non cambia nulla, o quasi. O meglio, aumentano i beneficiari e si assiste ad una riforma vera dell’integrazione europea.

Erasmus Plus, il nuovo programma di mobilità giovanile europea

UN PASSO NECESSARIO – Nei suoi 25 anni di vita Erasmus ha contribuito a rendere l’Europa più piccola, facilitando l’incontro tra culture, tra paesi diversi, tra modi differenti di concepire la formazione secondaria. Ora, vista la crisi, è necessario fare un passo avanti e superare l’istruzione per rivolgersi al mercato del lavoro. La disoccupazione assume contorni preoccupanti anche negli altri paesi dell’Unione e per questo è necessario incentivare un sistema che consenta alle eccellenze autentiche di potersi affermare come un valore aggiunto che possa davvero fare il bene del Vecchio Continente. La strada è stata segnata. Forse si potrebbe fare qualcosa di più dal punto di vista economico ma certamente la scelta di aprire le porte del mondo del lavoro a progetti d’inclusione e di mobilità europea rappresenta un primo utilissimo passo verso la nascita degli Stati Uniti d’Europa.

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