Il generale dell’Esercito: “Chi si dichiara gay non fa carriera”
07/10/2010 di Redazione
A parlare è Fabio Mini, già comandante generale della forza internazionale in Kosovo: “Un soldato o un generale potrebbero anche rivelare la propria omosessualità, ma probabilmente non avrebbero le stesse chance di uno non dichiarato”
Ci sono ufficiali ad ogni livello, anche generali, omosessuali. Ma dichiarare di esserlo, nell’Esercito, non paga. Resiste il mito del macho. Così come i favoritismi, a vantaggio degli uomini, ma anche delle soldatesse, ad esempio quelle hanno avuto una relazione con gli ufficiali. A parlare è il generale Fabio Mini, gia’ comandante generale della forza internazionale di pace in Kosovo, ospite del salotto televisivo di Klaus Davi in onda su YouTube.
DIFFICOLTA’ PER I GAY – “Un soldato – dice – o un generale potrebbero anche dichiarare la propria omosessualita’, ma probabilmente non avrebbe le stesse chance di carriera di un gay non dichiarato, perche’ nelle forze armate la mentalita’ e’ ancora molto chiusa e ristretta. Non vedo nulla di strano nel fatto che la gente lo nasconda“. Spiega il generale: “Se nelle apposite commissioni di valutazione una informativa dice che un generale o un colonnello che deve essere promosso e’ gay, ma vive questa sua vita in modo normale, probabilmente non verra’ penalizzato molto; ma un po’ si, dico la verita’. Fra uno che vive in modo sobrio la propria omosessualita’ e uno che la ostenta, credo che il secondo potrebbe venire penalizzato. L’esercito ha un controllo molto stretto delle vite dei soldati, anche personale. Ma e’ un’esigenza di sicurezza necessario“. Nel corso del programma, il generale Mini ha anche fatto qualche esempio: “Se un capitano omosessuale in caserma arriva a dare fastidio ai commilitoni, allora non si tratta di vita privata ma pubblica. Ma lo stesso vale anche per il soldato o il capitano che molesta le soldatesse“.
GAY A TUTTI I LIVELLI – “Generali, ufficiali, sottoufficiali e soldati hanno una vulnerabilita’ alla sicurezza. Possiamo essere manipolati, – ha continuato Mini – ricattati se messi conoscenza di cose che non devono essere divulgate. La sicurezza del servizio richiede un certo comportamento o appartenenza a determinati ambienti. Ma questo vale anche per gli eterosessuali. Anche in questo caso lo stile di vita e’ importante. Chi va in locali di dubbia fama, frequenta gente poco raccomandabile, tira cocaina anche se eterosessuale ha uno stile di vita incompatibile con la missione dell’esercito“. “Nell’esercito italiano resiste il mito del macho, uomo duro tutto di un pezzo, ma nella mia lunga carriera ho riscontrato moltissimi gay a tutti livelli, anche fra i vertici come i generali“, ha osservato ancora Mini, aggiungendo: “Alcuni generali hanno promosso i loro favoriti e agevolato la loro carriera. Ma intendiamoci, il favoritismo non ha colore ne’ sesso: lo stesso accade con generali che hanno promosso soldatesse con le quali avevano una relazione. Favoritismo e paternalismo sono una delle cose piu’ brutte che ci possono essere in qualsiasi contesto“.