Il giornalista che “compra” finti passaporti siriani: “Lo fanno anche i guerriglieri Isis?”
17/09/2015 di Alessio Barbati
“Everyone wants to be Syrian”, «Tutti vogliono essere siriani, perché adesso molti paesi li accolgono. Ci sono palestinesi, egiziani, iracheni e persone da tutto il mondo arabo che si fingono siriani per farsi una nuova vita in Europa». A parlare è un contrabbandiere al confine con la Turchia, raggiunto da Nick Fagge per il MailOnline.
Guerriglieri dell’Isis e migranti economici possono facilmente procurarsi nuove identità, in vendita per una cifra che si aggira attorno ai duemila dollari. L’inchiesta ha portato il giornalista nell’estremo nord della Siria, dove è riuscito ad acquistare dei documenti autentici al mercato nero. Passaporti, patenti e carte d’identità rubate in Siria ancora intonsi mano a mano che gli uffici anagrafici venivano occupati dalle forze di opposizione in avanzata. Il falsario ha poi aggiunto la fotografia di Fagge e utilizzato l’identità di un uomo morto ad Aleppo l’anno scorso. Per quanto riguarda le carte d’identità il gioco è ancora più semplice dato che i macchinari statali con cui vengono regolarmente stampati sono finiti in mani sbagliate.
Il reporter spiega:
«Il falsario che ci ha venduto i documenti ha raccontato che vengono utilizzati dai fanatici dell’Isis per passare inosservati il confine europeo, nascosti tra decine di migliaia di veri rifugiati, in fuga dal terrore e dalla distruzione»
Questi, una volta in Europa, possono organizzare cellule dormienti o vivere serenamente sotto mentite spoglie e senza affrontare le conseguenze di un passato brutale. Rivelazioni che giungono anche in seguito agli avvertimenti del Libano che ha stimato almeno due terroristi addestrati ogni cento rifugiati che raggiungono l’Europa da Turchia o Grecia.
Gli stessi documenti vengono utilizzati dai migranti economici del Medio Oriente che sanno bene che una richiesta d’asilo siriana viene accolta con più simpatia dopo la guerra civile che finora ha costretto circa quattro milioni di persone a lasciare il paese. Buona parte del lavoro è stato svolto dalla foto di Aylan Kurdi, il bambino trovato morto sulla spiaggia turca, che ha tirato per la giacchetta i capi di stato, spingendoli a spostare gli asili siriani in cima all’agenda internazionale.