Ex Isochimica, l’Eternit dimenticata di Avellino

08/06/2013 di Maghdi Abo Abia

I TRENI ALL’AMIANTO DI FIRENZE – Parlando invece dell’operato dell’Isochimica, all’epoca, era il 1988, si arrivò alla scoibentazione praticata con metodi illegali, tanto che venne presentata un’interrogazione parlamentare rivolta al governo De Mita nella quale si chiedeva d’interrompere l’attività dell’azienda. Ma mentre il governo non faceva nulla, ci pensò il pretore di Firenze, Beniamino Deidda, ad ordinare la chiusura dei capannoni. La decisione era giustificata dal fatto che le carrozze spedite da Firenze Porta al Prato ad Avellino per la scoibentazione tornavano su ancora con tracce d’amianto.

L'amianto dimenticato della Isochimica

LA MANIFESTAZIONE D’INTERESSE DELL’ASI – Parlando della bonifica dell’area, Corriere Irpinia riporta la voce dell consorzio Asi, area sviluppo industriale, di Avellino, che ha chiesto attraverso il presidente dell’ente, Giulio Belmonte, di fare “piena luce sulla bonifica dello stabilimento dell’Isochimica” anche per tutelare l’investimento compiuto nell’acquisizione del capannone di Pianodardine attraverso una delibera depositata nel 2005 “sussistendo il presupposto della cessazione dell’attività produttiva da oltre tre anni”. “Il 14 novembre 2008 la Curatela del Fallimento Isochimica – continua l’Asi- presentò ricorso al TAR Campania – Salerno, per l’annullamento della citata delibera. L’azione giudiziaria però non ebbe buon fine visto che il TAR respinse nel 2011 il ricorso della Curatela Fallimentare confermando il diritto di acquisizione da parte del Consorzio”. A seguire arrivò un nuovo ricorso al Consiglio di Stato che ha dato la proprietà all’Asi.

LA RISPOSTA DEL CURATORE FALLIMENTARE – Orticalab riporta però la voce dell’ex curatore fallimentare di Isochimica, l’avvocato Leonida Gabrieli: “Allo stato è stata completata solo la parte superficiale della bonifica. Il grosso, costituito dai blocchi di amianto sotterrati, resta ancora intatto”. Lo scontro con l’Asi riguarda anche l’entrata in gioco di un soggetto privato, la Eurokomet, disposta a rilevare il capannone ed a provvedere alle bonifiche: “Il sindaco Di Nunno chiese alla curatela di acquistare l’area. Noi, allora, stabilimmo un prezzo, per altro estremamente favorevole trattandosi del Comune, di 2milioni e 550mila euro. Mettemmo il bene in vendita tre volte attraverso bandi pubblici. Purtroppo, però, il Comune aveva difficoltà economiche. Poi la giunta Di Nunno cadde e nessuno si è più interessato all’area. L’Eurokomet ci propose di bonificare l’area al fine di acquistarla. Noi, tuttavia, non concedemmo alcun diritto di prelazione e stabilimmo che le operazioni di bonifica avrebbero dovuto essere comprese in una cifra di 2milioni di euro. Nel 2010 la società presentò due istanze per chiedere maggiore disponibilità finanziaria, ma non acconsentimmo”.

L'amianto dimenticato della Isochimica

DOV’E’ STATA L’ASI PER NOVE ANNI? – Ed ecco l’attacco all’Asi: “Pietro Foglia ci ha accusato di aver consegnato l’area all’Eurokomet pur sapendo che quell’azienda non era abilitata a bonificare siti inquinati da amianto. In tutta onestà per noi poteva vendere pure caramelle. Nel contratto che avevano sottoscritto c’era la bonifica del sito e ci sono tutte le certificazioni relative ai lavori effettuati. Il consorzio Asi spieghi per quale motivo solo nel 2007 si è ricordato dell’Isochimica. La Legge 448 del 1998 già gli consentiva di acquistare l’area. Eppure abbiamo registrato 9 anni di assoluto silenzio”. Parlando di cifre, secondo Gabrieli, per ripulire l’area ci vogliono 4 milioni di euro.

LA FOTOGRAFIA DEL 2013 – E questa era la storia al 2012. Il Mattino ci aggiorna su quanto successo nell’ultimo anno. Alcuni cubi di cemento sono abbandonati nel piazzale dell’azienda ed altri sono accatastati. Evidente lo stato di abbandono, tra crepe ed incuria. Da notare poi che a 100 metri dai suddetti c’è una scuola elementare ed a due chilometri piazza Libertà. E dalle crepe puo’ uscire la polvere pericolosa, senza alcun problema. Così i 469 cubi di cemento sono rimasti lì anche perché la Eurokomet, entrata in gioco nel 2008, commissionò la bonifica a Geisa e Tim ambiente salvo interromperla un anno dopo per assenza di risorse.

L'amianto dimenticato della Isochimicaavelli

 

I SOLDI MANCANTI – Secondo l’ex consigliere comunale Gerardo Bilotta, presidente della specifica commissione di inchiesta a piazza del Popolo, per risanare l’area era necessario coprire le spese di Eurokomet -2 milioni-, pagare il trasporto dei blocchi alla discarica speciale di Pisa con tanto di tombatura del piazzale -3 milioni-, rilevare lo stabilimento -5 milioni- pagare la Bnl, alla quale spettano cinque milioni. Giulio Belmonte davanti a queste cifre fu netto: “non siamo interessati”. A quel punto ecco la proposta, sempre di Bilotta: “Il tribunale di Avellino verifichi la possibilità di dichiarare il disastro ambientale e avvii le pratiche per richiedere le somme al governo”.

UN’ETERNIT DIMENTICATA – Eppure nel frattempo l’Arpac ha raccomandato “la bonifica delle coperture in amianto e delle cisterne presenti nei capannoni, il ripristino in tempi brevi della tombatura dei cubi in cemento, la messa in sicurezza del silos collegato alla struttura, l’attuazione di un’indagine conoscitiva sul contenuto e sulla profondità della vasca scoperta, la pulizia dell’area esterna da eventuali residui di amianto e la realizzazione di un crono-programma per la bonifica del sottotetto”. Piccole opere per affrontare l’emergenza ma non realizzate. Ed ora con l’intervento del Tribunale si chiude una storia lunga 25 anni fatta di attese estenuanti senza alcun risultato. Gli unici davvero preoccupati sembrano gli operai, costretti a subire le conseguenze dell’avvelenamento da absesto ed ormai convinti di morire di morte certa. L’avvocato Ezio Bonanni ha definito l’Isochimica una Eternit sconosciuta. Ed oggettivamente non si puo’ dargli torto, sia per l’impatto sociale sia per il silenzio colpevole dei media in questi 25 anni. (Photocredit Wikipedia / L’Unità / Il Mattino)

 

Share this article