Expo 2015: la via d’acqua che non vuole nessuno

25/02/2014 di Maghdi Abo Abia

UN PROGETTO FINANZIATO DA EXPO – Del resto il percorso è stato approvato da tutti i soci Expo e verrà realizzato con un budget, di 1,3 miliardi di euro, a disposizione della società organizzatrice per completare le opere. Ma gli incontri hanno portato già a qualcosa. Ad esempio il parco di Trenno appare salvo, con l’interramento del Canale nell’area e la salvaguardia delle piante. Inoltre il Comune ha concesso l’interramento anche al parco Pertini e la bonifica di via Quarenghi. Ma appare evidente che con la prima concessione sono arrivate altre richieste, con il risultato che oggi la situazione appare notevolmente ingarbugliata. Ed oltre a queste opposizioni ci sono quelle di Ciclobby e di Genitori Antismog che lamentano come quest’opera, decisa senza rapportarsi con i cittadini, rappresenti una ferita di cemento nei polmoni verdi della città.

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IL REFERENDUM DEL 2011 – Ma serve fare presto. Il progetto prevede un lavoro di 608 giorni e già in varie zone della città i canali sono stati scavati. Serve quindi una soluzione rapida perché non si può rischiare di arrivare ad Expo senza una soluzione. Soluzione che effettivamente tarda a trovarsi anche perché il progetto è stato osteggiato dalla Consulta Cittadina sui cinque referendum consultivi che vennero proposti ai residenti di Milano nel 2011, contestualmente all’elezione del nuovo sindaco. All’epoca la giunta guidata da Letizia Moratti, promotrice del programma di Expo, propose al vaglio dei cittadini cinque temi d’interesse collettivo relativi ad opere e riforme che avrebbero interessato la collettività.

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I SI – E tra questi cinque quesiti c’era anche quello relativo alla via d’acqua. Nello specifico, parliamo del referendum numero tre, nel quale si parlava della conservazione del nuovo parco Expo:

Volete voi che il Comune di Milano adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito EXPO e la sua connessione al sistema delle aree verdi e delle acque

Il si vinse con il 94,8 per cento di si. Chiaro, semplice ed inequivocabile. Appare quindi evidente che ogni opera che snatura il progetto originario lo rende automaticamente meno utile. Ma a questo proposito, tornando alle valutazioni della Consulta Cittadina, si scopre che neanche il progetto originario valeva granché. Anzi, veniva respinto all’unanimità.

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«UN MANUFATTO DI DUBBIA UTILITÀ» – L’opposizione è stata certificata da parole chiare ed inequivocabili:

Riesce francamente difficile comprendere le motivazioni del progetto di Via d’Acqua Expo, “nuovo secondario Villoresi”, opera che nelle intenzioni degli ideatori dovrebbe rappresentare i temi dell’Esposizione Universale 2015 oltre l’evento vero e proprio e di testimoniarne l’eredità sul lungo periodo, ed appare invece come un manufatto di dubbia utilità, di costo esorbitante, di limitata attrattiva, e anzi di impatto complessivamente negativo sulle aree agricole e i parchi dell’Ovest Milano: territorio già frammentato da molte infrastrutture

Nello specifico viene ricordato che il canale non è navigabile anche per via del tracciato proposto di massima pendenza tra il Villoresi ed il Naviglio Grande. Inoltre non può essere navigato né con canoe né con piccole barche in quanto interferisce con sifonature e tombini. La portata d’acqua, di due metri cubi al secondo, qualifica il canale come roggia e serve ad alimentare l’area Expo ed il relativo scolo. Parlando del valore irriguo del canale, ci si chiede quale sia il fabbisogno reale dell’area e quali sono le alternative disponibili visto e considerato che l’acqua arriverebbe dal Ticino.

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UN’IDEA SUPERATA – Inoltre il canale prevede la presenza di un alveo in cemento armato largo dai tre ai quattro metri, che va a sommarsi alla larghezza dello stesso, pari a circa otto metri. Per questo l’opera riflette una concezione superata e viene ritenuta fuori scala, impattante e priva di una valenza paesaggistica, il cui unico scopo è quello di consumare suolo, tagliare i parchi e generare terra da buttare in discarica. Nello specifico veniva consigliato di riattivare i pozzi esistenti costruendo dei raccordi, come suggerito da Italia nostra. La Consulta propone il parere del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici che, il 18 dicembre 2012, definiva il progetto contraddittorio. Per finire, la Consulta paventa il rischio che una volta finito Expo resti solamente un canaletto di cemento che taglia i parchi in due.

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ALLORA PERCHÉ SI FA? – A questo punto è opportuno ricordare che il parere della Consulta è del 24 marzo 2013. Eppure, dopo quasi un anno, Milano discute sull’opportunità di realizzare un’opera che per dirla con le parole della commissione che ha valutato il progetto, non serve a niente e rischia di deturpare il paesaggio cittadino. Italia nostra ha prodotto un progetto di riattivazione di canali esistenti, ma sembra sia stato ignorato. Le modifiche con l’interramento hanno snaturato il progetto che, lo ricordiamo, renderà il canale non navigabile. Il comitato No Canal preme per la tutela dei parchi con Palazzo Marino che vuole agire per portare alla realizzazione di parte dei lavori per Expo. E dire che tutto questo poteva essere evitato con un semplice no, anche se nel referendum consultivo si è avuto un diverso risultato. (Photocredit Facebook Difendiamo il parco Trenno dalla via d’acqua)

EDIT: Lorenzo Lipparini, del comitato Milano si Muove, ha voluto esprimere alcune precisazioni in merito all’articolo con l’obiettivo di fare ancora più chiarezza su questa storia:

La via d’acqua nasce nel dossier di candidatura Expo di Formigoni e non nel referendum di Milano Sì Muove del 2011. Il terzo quesito era relativo alla conservazione del parco di expo, poi ugualmente cancellato.

Il comitato promotore ha sempre sostenuto che le uniche vere vie d’acqua da valorizzare con Expo fossero i navigli storici e non il fosso irriguo. Coerentemente la Consulta comunale, dove siedono molti referendari, ha dato parere negativo. Nel dossier la via d’acqua non avrebbe mai dovuto giungere in Darsena, ma nel Naviglio Grande.

Non è mai stata navigabile nemmeno nel dossier di candidatura, sebbene sia stato più volte sostenuto; non sono state le varianti a renderla tale, ma il fatto che da sempre doveva essere per un quarto interrata e con una portata troppo limitata per una barca.

Il Piano B, poi, è stato presentato a Confalonieri nel 2012 e prevedeva l’alimentazione della fontane Expo da falda, con un risparmio del 90%.

Infine la Consulta referendum e Italia Nostra sono solo gli ultimi pareri in ordine di tempo. Prima c’è la bocciatura del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

 

(Qui proposta in formato Pdf)

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