Expo 2015: scandalo e arresti a un anno dal via
08/05/2014 di Redazione
A meno di un anno dall’apertura di Expo 2015 un nuovo terremoto sconvolge i vertici della società. E a finire in manette, questa volta, c’è anche Angelo Paris, che di Expo era general manager e direttore dell’ufficio Pianificazione e Acquisti. Sono in tutto le persone arrestate oggi: oltre a Paris sono finiti in carcere anche Primo Greganti, e Gianstefano Frigerio, già protagonisti dell’inchiesta di Mani Pulite e l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo. Le ipotesi di reato sono pesantissime: corruzione, associazione a delinquere e turbativa d’asta. Nel tardo pomeriggio di oggi, poi, la Dia avrebbe condotto una perquisizione nella centralissima sede di via Rovello 2, sede di Expo 2015 spa.
EXPO 2015: NUOVA RAFFICA DI ARRESTI – Il 20 marzo scorso, a finire ai domiciliari era stato Antonio Rognoni, direttore dimissionario di Infrastrutture Lombarde, la controllata della Regione Lombardia che si occupava di gestire gli investimenti per Expo 2015. Oggi una nuova raffica di arresti: e per Rognoni, ancora ai domiciliari, è stata emessa una nuova ordinanza di custodia cautelare. Secondo quanto spiegato dai pm milanesi Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio nel corso di una conferenza stampa a seguito del blitz scattato alle prime luci dell’alba, era Greganti a «coprire» e «proteggere» le cooperative, e la «saldatura» Greganti e Gianstefano Frigerio, ex parlamentare Dc, «proteggeva le imprese riconducibili a tutti gli schieramenti politici». Luigi Grillo, ex senatore di Forza Italia, avrebbe fatto da tramite in alcuni appalti truccati di Infrastrutture lombarde.
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EXPO 2015: «VI DO TUTTI GLI APPALTI CHE VOLETE SE…» – E poi ci sono le intercettazioni che riguardano Angelo Paris che, secondo quanto rivelato da Gittardi, avrebbe detto agli altri componenti del gruppo di essere disposto a «darvi tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera». E, tra le varie turbative scoperte dagli inquirenti riguardo a Expo spa, emergono anche «gravi indizi di colpevolezza» anche in merito a un appalto del valore di 67 milioni di euro per la realizzazione delle cosiddette «Architetture di servizio»: edifici destinati a ospitare ristoranti, servizi, spazi commerciali e locali tecnici. Un appalto poi vinto da un’A.T.I. partecipata da Celfa soc. coop. oltre che dalla Maltauro costruzioni al cui vertice c’era l’imprenditore Enrico Maltauro, tra le persone finite in carcere stamattina. A condizionare la gara, secondo quanto riportato dall’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero stati, tra gli altri, anche Gianstefano Frigerio, Sergio Cattozzo, Primo Greganti e lo stesso Antonio Giulio Rognoni: Gli indagati avevano pattuito a loro favore «600.000,00 euro da suddividersi in parti uguali». Una vera e propria «cupola degli appalti» che, secondo i pm, sarebbe stata operativa da «un anno e mezzo o due» e che avrebbe influenzato in modo irregolare alcuni appalti dell’Expo.
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EXPO 2015: PARIS A CENA DA BERLUSCONI – E tra le carte dell’inchiesta spuntano anche tre nomi illustri: Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Gianni Letta, che però non risultano indagati. In particolare, l’ex premier avrebbe ricevuto ad Arcore Angelo Paris, nel corso di un «incontro ristretto» riservato a «una trentina di amministratori e imprenditori».
EXPO 2015: «ABBIAMO TAGLIATO I RAMI MALATI» –Un nuovo scandalo, dunque, che investe i preparativi per la grande Esposizione Universale milanese: «Abbiamo reciso nel più breve tempo possibile i rami malati, proprio per consentire ad Expo di ripartire al più presto». Ha detto in conferenza stampa il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. E il pm Claudio Gittardi ha precisato che «se non fossimo intervenuti avremmo danneggiato l’Expo, dal momento che una figura apicale di expo si era posto al servizio di un’associazione a delinquere a danno della stessa Expo». La dichiarazione di Gittardi era in risposta a un cronista che gli aveva chiesto cosa avrebbe risposto a chi sostiene che la procura metta in pericolo la buona riuscita dell’evento. Gittardi ha anche precisato che Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo, non è in alcun modo coinvolto nell’inchiesta.
LE REAZIONI DELLA POLITICA – Pronta la reazione del mondo politico, con Antonio Di Pietro che ha dichiarato che «c’è bisogno di una nuova Mani Pulite» e il MoVimento 5 Stelle che sottolinea come «in tempi non sospetti» avesse denunciato le irregolarità di Expo, descritta come un «tangentificio» e caratterizzata da infiltrazioni mafiose. Il premier Renzi ha invitato la politica a «non mettere il becco nel lavoro dei magistrati», pur auspicando «la massima severità nel caso in cui siano stati commessi dei reati».
PISAPIA: «VIA LE MELE MARCE» – Da Milano, intanto, arriva il commento di Giuliano Pisapia: «Questo probabilmente era il momento opportuno perché si togliessero le mele marce» ha detto il primo cittadino milanese, cui fanno eco le parole del presidente della Lombardia Roberto Maroni che si è detto «convinto dell’assoluta necessità di assicurare assoluta pulizia», sperando che i lavori in vista dell’inaugurazione di Expo possano procedere secondo la tabella di marcia.
(Photocredit: LaPresse)