«Ubriachiamoci». Ecco cosa accadde la notte delle firme false a Palermo
30/11/2016 di Redazione
Oggi Repubblica Palermo, in un pezzo a firma di Lauria e Palazzolo, spiega cosa accadde fra il 3 e il 4 aprile del 2012, quando attivisti del M5S riuscirono a racimolare in extremis le firme necessarie per presentare la lista per le Comunali. Firme false su cui ora indaga la Procura:
«Andiamo a ubriacarci», disse alla fine Giulia Di Vita, oggi parlamentare (sospesa) dei 5 stelle. Ecco cosa accadde fra il 3 e il 4 aprile del 2012, quando un manipolo di attivisti del M5S riuscì a racimolare in extremis le firme necessarie per presentare la lista per le Comunali. Il frenetico scambio di email fra esponenti del Movimento e candidati, e la testimonianza resa da alcuni “pentiti” (su tutti i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio), aiutano la ricostruzione.
L’allarme scatta alle 2,25 del 3 aprile. Quando Samanta Busalacchi, indagata e sospesa da M5S, manda una mail: «Vi sto inoltrando il modello del foglio raccolta firme. Raccogliete quante più firme potete., domani sera sarò in sede per il ritiro dei moduli. Rischiamo di non potercela fare, non è uno scherzo quindi datevi una mossa!».
La Rocca mezz’ora dopo ribadisce: «È davvero importante come scrive Sam! È un’urgenza!!!» Marco Negri, altro candidato, si lamenta: «Ma qualche spiegazione? Com’è che era tutto a posto e adesso c’è quest’urgenza?», Prova a chiarire Pietro Salvino, marito della deputata
Claudia Mannino (entrambi sono indagati): «Ti rispondo io… durante la riunione Claudia con Alice (Pantaleone, altra indagata) hanno controllato le firme facendo una stima di quelle che sono assolutamente perfette… e sono circa 850… ma consideriamo che alcune di queste potrebbero non essere valide perché magari avevano giù firmato…» Salvino parla di «12 persone presenti», delle quali tre erano a conoscenza di tre firme non valide «tanto per fare un esempio». Comunque altre firme mancavano di data di scadenza o di emissione, ora si è deciso di mettere entrambe le date per sicurezza così siamo strasicuri. Dobbiamo raccoglierne 400… in teoria poco meno di quaranta a testa — scrive Salvino — ma in un giorno mi pare molto difficile così la cosa giusta è allargare la cerchia di persone che conoscono più persone… Buon lavoro e buon giorno, vista l’ora».
Inizia un valzer di sms, mail, chiamate a voce dove i grillini litigano:
Il clima è quello del caos, all’interno di un gruppo che è alla prima esperienza elettorale. Giorgio Stassi sbotta: «Mi spiegate quale esperto vi ha detto che la patente plastificata non è valida come documento di riconoscimento?» Ermanno Romano critica: «Non è scritto da nessuna parte che bisogna indicare luogo e data di rilascio e scadenza del documento di identità. È forse la vostra una precauzione per evitare
eventuali problemi o siete certi di quello che dite?» Lo stesso Romano dice che «le 850 firme sicure sono più che sufficienti». E Azzurra Cancelleri, oggi deputata, gli dà ragione: «Ho letto il vademecum inviato dallo staff di Grillo e per i Comuni con abitanti inferiori al milione (e da Internet risulta essere il caso di Palermo) le firme devono essere minimo 500 e massimo 1000». Inizia un infuocato valzer di messaggi: appunti, critiche, osservazioni sulla procedura da seguire rivolti soprattutto a Busalacchi. Che alle 14,05 del 3 aprile perde la pazienza: «Ragazzi mi sono ufficialmente rotta le scatole. Scusate lo sfogo. Va bene in taluni casi ho peccato di superficialità ma i vostri continui dubbi non mi hanno aiutato per nulla e nemmeno l’ignorare ciò che vi ho detto per mail.. per sms o a voce! Mi esprimo male? Mangio le parole? Non avete
fiducia in me? Ditemelo perché almeno evito di impiegare le mie forze così…» A quel punto Azzurra Cancelleri si ritira di buon ordine: «Se si
cercano informazioni e si scrivono qui non è per sminuire qualcuno o mettere in dubbio il suo operato… Nessuno di noi ha esperienza, era
giiusto per dare una mano… Smettiamola di pensare che ci facciamo guerra interna. Io non fiaterò più, cià». Si avvicina la sera decisiva.
Marco Negri dice di poter fare poco «ma di aver coinvolto la figlia»
E alla fine, magicamente, le firme salgono a quasi 2 mila. Nella sede di via Sampolo l’attivista Vincenzo Pintagro dice di aver visto Mannino e Busalacchi ricopiare le firme. Da quella stanza, affermerà poi La Rocca davanti ai pm, c’è stato un via vai di diverse persone tra cui Riccardo Nuti, deputato ora sospeso dal Movimento. Poi La Rocca, quella sera, dichiara a tutti che ce l’avevano fatta. Impresa riuscita. Ed è partita la festa:
«Un sincero grazie alle due Claudie e a Samantha Busalacchi per essere rimaste in sede fino alle 4 per finire l’estenuante lavoro». «Festeggiamo tutti insieme?», chiede Mannino sempre via e-mail. «Propongo ubriacatura», replica Giulia Di Vita. Un cin-cin simbolico per una vittoria che, quattro anni dopo, sarebbe costata cara — molto cara — alle due future onorevoli.
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