Fra Machu Picchu e Cusco: la magia del Perù
14/01/2011 di Mariachiara Ventura
Nella città di montagna in giro fra negozi e ristoranti si respira un’aria diversa dalla popolare Lima; la città perduta degli Inca, e la sua bellezza spettrale. Viaggio nel paese andino, terza parte.
“I peruviani sono mendicanti seduti su un tesoro”. Sono proprio loro, I discendenti del popolo Inca, a descriversi in questo modo, e mai ciò è più evidente di quando si visita Cusco, con i suoi paesaggi straordinari e le sue chiese e i suoi musei, pieni di oro e argento. Situata a 3399 metri di altezza, Cusco toglie il fiato non solo per la sua bellezza: a una tale altitudine, infatti anche salire le scale che portano alla propria camera d’albergo fa venire il fiatone, figuriamoci arrampicarsi per le ripide salite che caratterizzano la città, come quelle che portano alla zona artigianale di San Blas.
QUALCOSA DA BERE – Per questo motivo, appena si arriva a Cusco si viene accolti con il mate de coca, una bevanda energizzante ricavata dalle foglie della celeberrima pianta e che aiuta ad alleviare I fastidi provocati dall’altitudine, e si è invitati di passare il primo giorno in albergo per riposare. Il “sorochi”, ovvero il mal d’altitudine, infatti, non va preso sotto gamba: oltre a nausea e svenimento infatti, può necessitare in alcune persone anche il ricovero ospedaliero. Per questo motivo, prima della partenza, è bene premunirsi con le apposite pillole, acquistabili in farmacia. Già dall’aereo, è evidente che Cusco ha poco in comune con Lima: racchiusa in una conca tra le montagne, è un trionfo di verde e di sole, dato che vista l’altitudine si trova oltre la coltre grigia che impera su Lima. Ma non solo, anche a livello di atmosfera, Cusco è completamente diversa dalla mutevole Lima: meno variegata, ad alcuni ha ricordato paesini italiani come Orvieto, e paradossalmente, nonostante i 24 gradi di inizio Dicembre, l’atmosfera Natalizia era più presente qui che nella capitale.
CUZCO VECCHIA – Pur essendo oramai una città estremamente turistica, Cusco è riuscita a mantenere la sua essenza rurale, e dà quasi la sensazione di una città incantata, nascosta nella sua conca. In parte, questa sensazione è data dal fatto che, al contrario di Lima,qui l’eredità Inca si fa sentire molto, e soprattutto si vede: buona parte della struttura cittadina, come i muri, leggermente obliqui per combattere i terremoti in questa zona altamente sismica, o lo stucco misto a paglia di cui sono rivestiti, è retaggio Inca. Il centro si snoda intorno alla Plaza de Armas, dove si trova la Cattedrale, ed è perlopiù costituito da strette stradine, chiuse da muri di pietra. In una di queste, sulla strada per San Blas, si trovano spesso gruppi di turisti che fissano un muro, rendendo il transito difficoltoso e suscitando la curiosità dei passanti ignari: si tratta della calle Hatun Rumiyuq, dove si trova la famosa (almeno in Sudamerica) pietra a dodici angoli, la quale, nonostante la sua forma molto particolare, si integra perfettamente con le altre che compongono il muro e testimonia la maestria dei costruttori Inca.
A CENA DA CICCIOLINA – A causa della sua fama dal punto di vista turistico, Cusco è piena di negozi di souvenir, dove si trovano bellissimi gioielli in argento e pietre dure ( i modelli variano di poco di negozio in bancarella, quindi sarà opportuno girare e guardare e poi come da tradizione contrattare sul prezzo, prima di acquistare) e manufatti in lana di alpaca, e ristoranti. Quasi ogni albergo ha un ristorante proprio, accessibile anche ai non clienti, e quelli degli hotel di livello medio-alto sono generalmente ottimi e situati in giardini da sogno. Particolarmente degni di nota quello dell’hotel 5 stelle Monasterio, dove i pasti vengono serviti in un bellissimo giardino, e quello del Casa Andina Private Collection, dove si può assaggiare un tenerissimo filetto di alpaca e un ottimo ceviche. Il ristorante migliore, tuttavia, resta il Cicciolina, dove sia le tapas sia i piatti del ristorante vero e proprio sono eccellenti. Alla prima menzione di questo ristorante, il turista italiano sghignazza, ma, soprattutto se in presenza di turisti di altre nazionalità, evita di fare riferimento alla prima persona che il nome del ristorante gli suggerisce, soprattutto quando si trova nel posto in questione, arredato con molto gusto e decorato da disegni che riproducono dettagli della Cappella Sistina. Salvo poi andando in bagno, ritrovarsi faccia a faccia proprio con Ilona Staller, le cui foto campeggiano nei servizi: il collegamento tra lei e questo ristorante Nuovo Andino lascia il turista dubbioso e divertito, ma alzatosi da tavola sazio e deliziato, se ne dimentica completamente, e l’aneddoto da raccontare agli amici al ritorno che si sta formando nella sua testa si sposta dal goliardico al culinario.
MOMENTO CULTURALE – Cusco è anche sede di molti musei, tra i quali spiccano quello Inca e quello Precolombiano: nonostante le apparenze e le entrate piuttosto piccole e anguste di entrambi, sono molto belli e valgono di sicuro il prezzo del biglietto di entrata. Oltre alla città in sé, i dintorni di Cusco offrono moltissimo, da non perdere le escursioni nel Valle Sagrado, i siti di Saqsayuaman, Pisac, Chinchero e Ollantaytambo, l’entrata dei quali è compresa nel prezzo del “Boleto Turistico del Cusco”, 130 soles per i non residenti, immancabili quanto la visita a Machu Picchu.
MACHU PICCHU – Machu Picchu, la città Inca avvolta nel mistero e riscoperta quasi per caso dallo statunitense Hiram Bingham nel 1911, è la meta immancabile del visitatore del Perù. Parte del patrimonio Unesco e una delle sette meraviglie del mondo moderno, Machu Picchu può essere raggiunta via treno e pullman oppure attraverso i diversi cammini Inca che la circondano. Avvolta nelle nubi e nella nebbia, anche piena di turisti dagli antipioggia colorati, Machu Picchu ha una bellezza spettrale, come di una città fantasma del West, di quelle dove si trova ancora il bar del saloon pieno di rhum, e gli abitanti non si sa che fine abbiano fatto. Chiaramente il paragone calza poco a livello spazio-temporale, ma la sensazione è la stessa, guardando la città quasi del tutto costruita, sulla quale sono state fatte tantissime teorie e scritte miliardi di pagine, che portano poi soltanto alla consapevolezza di non poter sapere. Le guide stesse lo dicono, quasi tutto quello che si sa di Machu Picchu è indovinato, e le scoperte si susseguono tutt’ora: quello che, trovato nell’edificio della scuola per bambine, fino a una decina di anni fa si pensasse fosse un pestello per la cucina è invece stato riconosciuto come un attrezzo per studiare il cielo e le stelle. Quello che si sa di sicuro è che si trattava di un popolo estremamente ingegnoso, quasi illuminato. Basti pensare che Machu Picchu fu costruita con le loro “tasse”: non con il ricavato, era la tassa stessa ad esigere il tempo e la forza lavoro degli uomini, che nello spazio di qualche mese, tra banchetti e feste musicali, costruirono questa città pronta ad ospitare 500 abitanti e, nel caso di festeggiamenti e mercati, capace di accomodarne altri 500 nelle case opportunamente costruite per gli ospiti. La cosa più buffa di Machu Picchu è che ci si rende conto della sua imponente bellezza soprattutto riguardando le proprie foto: quando si è sul posto,infatti, non si riesce ad internalizzare il tutto, forse si è troppo occupati a non scivolare, perchè gli scalini ripidi, a quell’altezza, potrebbero essere fatali… Oramai dominio di migliaia di turisti e numerosi lama che si aggirano in libertà, Machu Picchu è un posto magico,imponente e misterioso, sicuramente degno del suo titolo di meraviglia del mondo.