Geert Wilders e il flop della destra no euro alle elezioni in Olanda
16/03/2017 di Andrea Mollica
Geert Wilders non ha portato il PVV a essere il primo partito alle elezioni in Olanda. La formazione del leader no euro e anti Islam, di cui Wilders è unico iscritto, è finita molto lontana dal primo posto, mantenuto dai liberali del VVD del premier uscente Mark Rutte. Il VVD ha conquistato circa il 21%, ottenendo nelle stime attuali 33 seggi. Una flessione di diversi punti rispetto al 2012, ma decisamente inferiore rispetto alle aspettative di qualche tempo fa. La ripresa demoscopica rilevata nelle ultime settimane ha spinto Rutte a una pressoché sicuro terzo mandato, probabilmente favorito anche dallo scontro con la Turchia di Erdogan. Il PVV di Wilders, rilevato nel 2016 dai sondaggisti non lontano dal 30%, su valori quasi doppi rispetto agli altri partiti olandesi, ha ottenuto invece un più modesto 13%. Il partito no euro potrebbe ottenere la seconda posizione, ma otterrà una percentuale più bassa rispetto al 2010, con un numero inferiore di seggi: Wilders non ha neanche ottenuto il miglior risultato nella storia che tutti o quasi davano per scontato fino a qualche tempo fa. Alle elezioni olandesi sono andate bene le forze di opposizione, cresciute tutte, sia al centro, come i popolari di CDA e i liberali di D66, che hanno ottenuto stesso risultato del PVV di Wilders, che a sinistra, come i Groenlinks, verdi progressisti, oppure i socialisti di SP. Le forze del governo liberal-laburista sono calate: in modo contenuto il VVD di Rutte, un tracollo invece per i laburisti. La sinistra riformista del PvdA, che non esprime più il premier olandese dal lontano 2002, ha ottenuto il suo risultato di gran lunga peggiore della sua storia. Il premier Mark Rutte ha rimarcato come gli elettori abbiano sconfitto la forma sbagliata di populismo, e il passo falso del PVV è stato salutato con entusiasmo dalla maggior parte dei leader europei. I Paesi Bassi sono uno dei sei Paesi fondatori dell’UE, e da tempo l’elettorato olandese mostra insofferenza verso il progetto europeo. Nel 2005 il trattato che istituiva una costituzione per l’UE fu sconfitto in un referendum, e poco tempo una consultazione popolare non vincolante aveva respinto l’accordo di associazione con l’Ucraina. Un referendum che era stato trainato dalla forza di Wilders, il leader più carismatico della politica olandese, da sempre al centro dell’attenzione mediatica per le sue provocazioni contro immigrati e islamici. L’eccessivo spostamento a destra del PVV registrato in questi anni, un tempo distante dal blocco nazionalista di Marine Le Pen,non sembra però aver pagato. Anche per questo motivo probabilmente il leader no euro si è detto disponibile a partecipare a un governo di coalizione con Rutte, offerta che sarà sicuramente rifiutata. Nei Paesi Bassi nascerà quasi sicuramente un governo di centrodestra, guidato dal liberale Rutte, probabilmente appoggiato da CDA, CU e D66. Il sistema proporzionale con soglia di sbarramento molto bassa ha favorito l’ingresso di formazioni minori, ma l’elevata frammentazione – il partito più votato ha preso poco più del 20%, e solo altre tre forze hanno preso poco più del 10% – non dovrebbe ostacolare più di tanto l’avvio del terzo governo Rutte. Foto copertina: EPA/ROBIN UTRECHT