I Giovani Democratici e la strana “geografia” del voto
15/03/2016 di Alberto Sofia
Non bastassero le ombre e le polemiche sulle primarie del Partito Democratico in vista delle Elezioni 2016, pure sui risultati dei Giovani democratici non mancano veleni e sospetti. Doveva essere un derby tra “Giovani Turchi“, la corrente legata al presidente nazionale Matteo Orfini (Rifare l’Italia) per decidere il successore del segretario uscente Andrea Baldini. Da una parte il candidato sostenuto dall’establishment della giovanile, Mattia Zunino, dall’altra il siciliano Dario Costantino (che aveva l’appoggio del deputato, segretario regionale siciliano ed ex numero uno Gd, Fausto Raciti). Di fatto, però, è stata una sfida con un solo candidato. Come le “gazebarie” di Fi su Guido Bertolaso, tanto sbeffeggiate anche in casa dem. Il motivo? Il ritiro dello stesso Costantino, con una conferenza stampa alla vigilia del voto. Un ritiro polemico contro «un risultato disegnato a tavolino», tra mancanza di organizzazione, controlli scarsi e accuse sulle tessere gonfiate. Con le minacce di “scissione” all’orizzonte.
PRIMARIE SEGRETERIA GIOVANI DEMOCRATICI,
Un film già visto, un remake della faida dem nazionale. Ma non solo. Perché pure l’analisi dei risultati definitivi, con la vittoria “bulgara” per Mattia Zunino (20561 voti validi, con 82,30%), mostra quantomeno una strana geografia della partecipazione. Serve però un passo indietro per ricostruire il clima avvelenato del voto. Perché da tempo si erano moltiplicati sospetti e accuse, come riportava già a febbraio David Allegranti sul Foglio, raccontando le dimissioni di due componenti della Commissione nazionale di garanzia (Paolo Furia e Luca Dell’Atti):
Secondo i due giovani dirigenti, la commissione nazionale non ha più un ruolo di garanzia super partes e non sta vigilando sulle iscrizioni alla giovanile del Pd. Non ha analizzato le “anagrafiche del tesseramento pervenute dai territori, al fine di evitare tesseramenti gonfiati o problematici, siccome lo statuto dei Giovani democratici prevede regole stringenti per la compilazione delle anagrafiche”. In più parti d’Italia, infatti, vengono riportati episodi strani sul tesseramento. Baruffe a Modena, dove la segretaria uscente dei Gd, Federica Di Padova, si è dimessa pochi giorni fa. Lì, venticinque giovani avrebbero voluto iscriversi (compresa la stessa segretaria, rimasta sprovvista) ma le tessere erano finite e sono arrivate troppo tardi. A Roma gli iscritti sono passati da 1.200 a 1.900.
Accuse incrociate e sospetti che hanno portato il candidato siciliano ad annunciare la volontà di farsi da parte, in extremis. Trasformando, di fatto, le votazioni in un referendum su Zunino. Senza avversari.
«Considero le condizioni minime di partecipazione alle primarie venute meno – ha detto Costantino in conferenza stampa a Palermo – La commissione nazionale nelle ultime ore ha assunto decisioni che tendono a disegnare un risultato a tavolino eliminando arbitrariamente tante ragazze e ragazzi che hanno creduto nei Giovani democratici e nel progetto politico che ho offerto con la mia candidatura. Il rischio che vedo è quello di una marginalizzazione e di un’autodistruzione dei Giovani del Pd al quale non mi presto. Ho chiesto al coordinatore uscente di rinviare le primarie riscrivendo le regole e eliminando le determinazioni faziose che hanno assunto, oppure la mia candidatura non c’è più». Con tanto di minaccia di scissione: «Le nostre idee concluso – e il nostro entusiasmo li metteremo al servizio di un soggetto giovanile nuovo, autenticamente democratico che chiederemo venga federato al Pd ai sensi dell’articolo 29 dello statuto nazionale del partito».
Le accuse di Costantino lanciavano non poche ombre sul voto: «Giovedì notte sono stati eliminati dall’albo degli aderenti, arbitrariamente, tante ragazze e tanti ragazzi, dalla Sicilia alla Puglia, dal Molise alle Marche. La commissione ha prodotto queste deliberazioni spesso senza riunirsi, senza informare il nostro rappresentante di mozione, dimenticando spesso di produrre verbali delle deliberazioni». Per poi denunciare pure «l’arbitraria distribuzione dei seggi. L’elenco dei seggi ci è stato consegnato incompleto giovedì sera, venerdì sera alle ore 17 scadeva il termine per nominare i propri rappresentanti di lista».
Costantino non aveva però ottenuto il rinvio del voto. Incassando pure le accuse dell’uscente Baldini: «Nessuno, davvero nessuno, può minacciare la costituzione di soggetti giovanili alternativi ad essa». E le primarie si sono trasformate in una sorta di plebiscito per Zunino, vincitore con l’80 per cento dei voti circa. Perché, nonostante il ritiro dell’avversario, c’è chi lo ho votato comunque: «I voti espressi per il Candidato Dario Costantino hanno concorso ugualmente al calcolo della composizione della platea dei delegati dell’Assemblea», si legge.
PRIMARIE GD, LA GEOGRAFIA DEL VOTO
Sui voti definitivi, pubblicati sul sito dei Giovani Democratici, non mancano però alcune particolarità. A partire da alcuni errori sulle percentuali, poi corretti:
Ma quello che risalta sono i numeri che mostrano la geografia del voto, provincia per provincia, regione per regione. Dove si evidenziano alcune sproporzioni sui dati della partecipazione. Si scopre un gran cuore democratico tra i giovani della Calabria. Infatti, sorprende il dato dell’intera regione Calabria: ben 5156 votanti, vero feudo elettorale del vincitore Zunino. Appena 1479 i consensi per il candidato ritirato Dario Costantino. In particolare, è la provincia di Cosenza ad aver spinto verso la vittoria il candidato “solitario”. Una partecipazione che possiamo definire “stupefacente”.
Un boom di votanti per la provincia di Cosenza, ben 2629. Basta pensare che se si sommano i voti di intere Regioni come Toscana (1154 voti), Veneto (333), Piemonte (270), Lombardia (564), Friuli Venezia Giulia (96) Trentino Alto Adige (15), Valle d’Aosta (8), si raggiunge un totale di 2440 voti. Ovvero, più di 200 in meno della sola provincia calabrese.
ll segretario dei Gd di Cosenza Michele Rizzuti esulta: «Abbiamo vissuto un mese intenso di congressi, sia nei circoli che nelle Federazioni provinciali e regionali. Anche a Cosenza si è votato in ben 42 seggi. A Cosenza provincia si è registrato il più alto afflusso di votanti in tutta Italia. In dati assoluti, Zunino nella federazione di Cosenza è il più votato a livello nazionale», rilancia. Di certo, l’analisi del voto mostra come al Sud la partecipazione sia stata più alta, con numeri alti anche in Campania, Puglia e anche nella Sicilia del candidato che si è fatto da parte.
Numeri a parte, la “guerriglia” tra Zunino e Costantino non è passata inosservata, ripresa anche dal Manifesto:
«Ci sono sedici seggi a Reggio Calabria e trentadue a Roma, scelta che rende molto difficile controllare la regolarità delle operazioni di voto. Non si può dire che moltiplicare i seggi sia stata una scelta per promuovere la partecipazione. A Roma infatti gli aderenti hanno appreso venerdì notte in quale seggio dovranno recarsi a votare sabato mattina; nelle Marche è stata negata la costituzione dei seggi anche laddove si sono registrati dei partecipanti, è avvenuto a Urbino e ai ragazzi di Loreto che dovranno spostarsi di 60 km per votare», aveva accusato il candidato siciliano.
I Giovani democratici avevano replicato via social network: «Menzogne, attacchi vergognosi ad opera di chi ha interesse soltanto a delegittimare il congresso». Una faida totale. Forse peggiore di quella degli “adulti” dem. Che apre una riflessione – avviata anche sulle pagine elettroniche dell’unità – sull’opportunità stessa dell’esistenza delle giovanili di partito