Bufera su Toti, risponde al post dell’utente che scrive: «Quando rimpatriamo le bestie straniere?»
31/05/2017 di Gianmichele Laino
Un intervento sulla bacheca della pagina del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, lui che risponde, la bufera che si scatena. L’ex delfino di Silvio Berlusconi finisce nel mirino dei social network e degli oppositori politici per un suo scivolone su Facebook. Un utente gli chiede «Quando rimpatriamo le bestie straniere?» e Toti, sorvolando con fin troppa agilità sull’epiteto razzista, risponde tranquillamente: «Quando andremo al governo. Purtroppo la regione non può far nulla in questo campo. Dipende tutto dal ministero degli interni a Roma».
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LA DISCUSSA RISPOSTA DI GIOVANNI TOTI SUGLI STRANIERI
Immediata la reazione della rete, che si scaglia immediatamente contro il governatore. Basta poco tempo a Toti per accorgersi dello scivolone e cercare di rimediare maldestramente cancellando la risposta. Ma la notizia aveva già fatto il giro del web ed è stata subito posta sotto la lente d’ingrandimento del consigliere di minoranza e capogruppo del Pd in Regione Raffaella Paita: «Che la mutazione lepenista e salvinista di Toti fosse già a buon punto lo sapevamo da tempo, ma non immaginavamo che il governatore ligure fosse arrivato a questi livelli di indecenza. Non ci sono altre parole – continua Paita – per descrivere questo dialogo apparso il 29 maggio scorso sulla pagina Facebook ufficiale del presidente della Regione Liguria. Uno scambio di battute da pelle d’oca, che dimostra come le dita, spesso, siano più veloci del cervello e tradiscano la vera natura di chi scrive».
Non tarda ad arrivare nemmeno la controreplica del presidente, affidata sempre ai social network: «La volontà di fare polemica a ogni costo annebbia la lucidità di qualcuno. Io non ho mai usato l’espressione ‘bestie’ riferite agli stranieri, né l’ho fatto in questo caso. Nel rispondere mi sono riferito a persone responsabili di reati particolarmente gravi».
Anche se il governatore non ha mai utilizzato direttamente la parola «bestie», a ogni modo, la sua è stata una risposta ammiccante all’utente su Facebook, senza riprenderlo nella sua espressione forte. Non sarebbe stato meglio correggerlo, segnalarlo o ignorarlo?