Giuseppe Di Bello, Casaleggio e i documenti della discordia
07/10/2013 di Stefania Carboni
«Per onestà mia ho fatto io ricorso per l’appello per un risarcimento economico del danno subito da devolversi a spese per nuove analisi per l’acqua e l’aria della mia regione. Questo appello che allego unitamente al casellario giudiziario pulito è un ostacolo alla mia candidatura a porta voce presidente della regione Basilicata alle prossime regionali?», la domanda è fatta dal tenente, via mail, il 13 settembre. La comunicazione di candidatura, con invio dei documenti, risale a diversi mesi prima. Eppure, Giuseppe Di Bello è stato escluso come Portavoce della Regione Basilicata. Fu eletto come primo nelle lista on line degli attivisti lucani ma con un post, comunicato sul blog di Beppe Grillo, la sua elezione è stata resa nulla. «Vi chiedo – prosegue il tenente nella mail di settembre – la gentilezza se è possibile di ricevere una risposta entro la mattina di domenica 15 settembre in quanto per quella data è prevista l’assemblea da cui usciranno i 21 nomi dei candidati alle regionali di Basilicata. Grazie Buon vento a tutti, Giuseppe Di Bello». Della vicenda Di Bello (e delle scuse di Casaleggio) ne abbiamo parlato nelle ore precedenti. La versione riportata dal blog parla di “irregolarità formali”. Ora però il tenente non ci sta. Non vuole passare per una persona che ha dichiarato il “falso”.
RIEPILOGANDO – Alla mail di settembre inviata dal tenente Di Bello non è mai arrivata risposta. Nel mentre le settimane passano e il lucano spunta tra i primi nella votazione dell’ultima assemblea regionale 5 stelle e in quella on line del 4 ottobre. Si va avanti fino alla scoperta (durante la mattina del voto) che il tenente non si può candidare. Qui sotto un messaggio fatto circolare in rete spiega perché: «All’invio della candidatura si firma un documento che certifica l’assenza di carichi pendenti. Questo documento è stato firmato dal sign. Di Bello che ha così dichiarato il falso».
NON MENZIONE DELLA PENA – Di Bello però spiega come per la sua sentenza di primo grado di due mesi e 20 giorni valga il principio di non menzione della condanna nel casellario giudiziario. Articolo 175 del codice penale tratta sull’argomento:
Se, con una prima condanna, è inflitta una pena detentiva non superiore a due anni, ovvero una pena pecuniaria non superiore a un milione, il giudice, avuto riguardo alle circostanze indicate nell’articolo 133, può ordinare in sentenza che non sia fatta menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, spedito a richiesta di privati, non per ragione di diritto elettorale. La non menzione della condanna può essere altresì concessa quando è inflitta congiuntamente una pena detentiva non superiore a due anni ed una pena pecuniaria, che, ragguagliata a norma dell’articolo 135 e cumulata alla pena detentiva, priverebbe complessivamente il condannato della libertà personale per un tempo non superiore a trenta mesi. Se il condannato commette successivamente un delitto, l’ordine di non fare menzione della condanna precedente è revocato. [Le disposizioni di questo articolo non si applicano quando alla condanna conseguono pene accessorie.] (1) (1) Comma abrogato dall’art. 7, Legge 7 febbraio 1990, n. 19
Qui sotto il casellario di Di Bello pulito (richiesto per uso amministrativo):
E qui sotto il ricorso in appello dove si specifica che la pena è sospesa e c’è non menzione nel certificato del casellario giudiziale.
IL TENENTE E L’ABBANDONO AL MOVIMENTO – Tutti questi documenti sono stati allegati alla mail inviata a settembre, in copia allo staff, a chi cura le liste certificate e ai parlamentari. A questa comunicazione non è arrivata replica e per cui, in quello che pare un silenzio assenso, l’avventura di Di Bello è arrivata fino alla votazione on line. Fino alla svista. Ora il tenente, condannato per rivelazione di segreti d’ufficio nella vicenda dell’inquinamento del Pertussillo, sembra in procinto di abbandonare il MoVimento. Colpevole per aver rivelato atti che svelavano un danno ambientale e ora non più candidabile nel mondo 5 stelle. Il tenente preferisce non rilasciare dichiarazioni pubbliche, ma in rete sfoga tutta la sua amarezza: «Come ti tappo la bocca elegantemente anche alla denuncia: Mi scusi lei ci sta inquinando la posso denunciare senza che lei mi denunci altrimenti non sono buono per fare il porta voce? C’è gente che crede nell’essere libero e nel dire quello che pensa con la propria testa senza abbassarla davanti al padrone di turno. Questo è il mezzo per rispondere alle ingiustizie altro che chiacchiere e se questo semplice concetto viene ridotto ad un procedimento burocratico chi ha schiena dritta e testa alta ha l’obbligo etico e morale di rispondere con un sonoro Vaffanculo».