Gli ebrei e la Terra promessa di Stalin

05/10/2012 di Mazzetta

LO SCARSO APPEAL – Nonostante la propaganda sovietica avesse battuto le piste della diaspora facendo concorrenza all’agenzia ebraica che spingeva i correligionari in Palestina, Birobidzhan diventò presto una destinazione poco ambita, tanto che i tre quarti degli ebrei arrivati da altri paesi se ne andavano in media dopo un paio d’anni. Nel dopoguerra ci fu il picco dell’immigrazione e la comunità ebraica arrivò a toccare i 30.000, un quarto degli abitanti della regione, che a dispetto delle aspettative di Stalin non si faceva colonizzare dai pionieri sovietici e che tra le due guerre mondiali era un territorio vuoto alla mercé delle armate giapponesi che avevano invaso la vicina Manciuria cinese. Motivo che non fu secondario per la formalizzazione della generosa offerta da parte del dittatore.

OGGI – A Birobidzhan restano oggi alcune scritte in Yiddish, un’enorme menorah nel centro della città e poco più dell’1% della popolazione che può dirsi ebrea, anche se parecchi di più hanno ovviamente incrociato il sangue con quelli che sono andati e venuti. Quando poco dopo la dissoluzione dell’URSS arrivò l’agenzia d’immigrazione ebraica, quasi tutti quelli che poterono si trasferirono in Israele, che all’epoca offriva un paradiso occidentale a fronte della cronica miseria sovietica aggravata dalla disintegrazione dello stato. Alcuni sono però tornati, perché quella terra paludosa che passa dai -20 d’inverno ai 20 gradi d’estate è un posto molto più tranquillo d’Israele e oggi e una delle porte russe sulla Cina. Le sue poche decine di migliaia di abitanti sparsi su un territorio grande come la Svizzera, possono vivere molto meglio commerciando con il vicino meridionale, avido di materie prime che nella regione abbondano.

LO YIDDISH – Di ebraico restano comunque diverse insegne e iscrizioni, una nuova sinagoga un po’ pacchiana costruita dai Lubavitch e l’uso dello Yiddish, che è insegnato nelle scuole e scritto su tre pagine del quotidiano locale. Fu proprio Stalin a imporre la scelta dello Yiddish, europeo e proletario, contro l’ebraico dell’elite rabbinica sionista e così oggi la lingua un tempo parlata da undici milioni di ebrei è insegnata solo in questo remoto angolo d’Asia, anche se sta scomparendo a favore del russo e del cinese. A dimostrare la penuria il fatto che non c’è e non si trova cibo kosher nei locali pubblici se non, ironia della storia, nell’unico ristorante cinese della cittadina, dove l’intraprendente cuoco ha imparato a preparare un paio di piatti tradizionali.

LA MODERNITA’ – Birobidzhan non è più la stazione ferroviaria circondata da baracche che era negli anni ’20 e ’30, quando a spaventare i pionieri la notte si riempiva di lupi che arrivavano in gran numero in cerca di cibo, ma una moderna cittadina di provincia nella quale il tentativo di farne la Palestina sovietica e socialista ha lasciato tracce evidenti nel tessuto urbano e culturale, ma che oggi non conserva una presenza ebraica superiore a quella della media nei territori occidentali dell’URSS.

MOTIVI SOTTERRANEI – C’è una spiegazione razionale alla permanenza dello status di “regione ebraica” nonostante ormai gli ebrei siano appena il 2% e forse meno. Non si tratta di nostalgie staliniste, ma del fatto che l’oblast oggi è una zona economica speciale e trae enormi vantaggi dall’essere un’area quasi esentasse e, soprattutto, che perdendo il suo carattere ebraico perderebbe anche la sua autonomia e buona parte dei vantaggi che discendono dalla sua presunta eccezionalità e luogo d’elezione per gli ebrei. Anche per questo, qui come in altre zone della Russia, le agenzie che lavoravano per l’immigrazione israeliana sono state chiuse d’imperio.

UN POSTO TRANQUILLO – A Birobidzhan gli abitanti sembrano contenti e sottolineano che il riscaldamento e l’acqua non mancano mai, a differenza di quel che vedono accadere in altre parti della Russia e che apprezzano la tranquillità dei luoghi. Se infatti la regione ha un pregio indiscutibile è quello di aver rappresentato davvero un’oasi di tranquillità, isolata rispetto ai rivolgimenti epocali che hanno stravolto prima l’Unione Sovietica e poi la Russia, un posto nel quale lo spavento della guerra e delle rivoluzioni non è mai arrivato, persino le spietate purghe staliniane contro gli ebrei nel dopoguerra si sono risolte in pochi interventi macabramente esemplari. In questo la Palestina sovietica non poteva essere più diversa da quella mediorientale.

 

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