I militanti di Hobo a Bologna distruggono i libri di Matteo Salvini
05/05/2016 di Maghdi Abo Abia
Arriva Salvini a Bologna, e i cosiddetti antagonisti tornano protagonisti. Manifestazioni, dimostrazioni, cori, scontri con la polizia. Ma stavolta è successo qualcosa d’altro. Un qualcosa che non ci piace. Succede che i membri del centro sociale Hobo di Bologna si vantino di aver distrutto alcune copie del libro di Matteo Salvini “Secondo Matteo” accompagnando il gesto con queste parole: “ ridotto in brandelli e affidato all’unico luogo che lo può ospitare, cioè la pattumiera della storia.” Chi distrugge i libri – tutti i libri – non fa un bel gesto. E non si guadagna le nostre simpatie.
Evidentemente, invece, loro pensano di meritare anche un applauso.
Vi ci vorrebbe la mamma di Baltimora, altroché.
HOBO MATTEO SALVINI E LA MAMMA DI BALTIMORA
Vi ricordate la “mamma di Baltimora”? Si chiama Toya Gray e il 29 aprile 2015 è diventata famosa in tutto il mondo dopo essere stata ripresa mentre picchiava il figlio dopo averlo beccato lanciare sassi alla polizia. La motivazione? «Volevo difenderlo da sé stesso». Non voleva che potesse essere ucciso dagli agenti. Certo i militanti di Hobo che hanno distrutto le copie del libro di Matteo Salvini non sarebbero stati accoppati dalla forza pubblica, ci mancherebbe Tuttavia sarebbe servito qualche buono scapaccione. Perché? Per proteggere i militanti appunto da loro stessi.
Lo scrittore Heinrich Heine nel 1821 scrisse:
dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli esseri umani
mentre Matteo Salvini potrebbe appoggiarsi a Sigmund Freud che sempre a proposito di un rogo di volumi esclamò:
Come è avanzato il mondo: nel medioevo avrebbero bruciato me!
HOBO MATTEO SALVINI: IL BUIO DELLA STORIA
I militanti di Hobo con la distruzione di un libro di una persona a loro sgradita sono passati dal lato sbagliato della storia. Quel lato che ospita Luciano Benjamín Menéndez, capo del III Corpo dell’Esercito argentino che nel 1976 ordinò il rogo di libri scritti da Marcel Proust, Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Pablo Neruda, Mario Vargas Llosa, Saint-Exupéry, Eduardo Galeano. Un altro residente di quel lato è il processo che nel 1961 portò a Varese al rogo nel cortile della questura di Casabeno “Storielle, racconti e raccontini” del marchese De Sade, libro pubblicato da Luigi Veronelli, ultimo rogo pubblico di libri in Italia. No, non parliamo del Bücherverbrennungen nazista. Sarebbe davvero troppo facile.
HOBO MATTEO SALVINI E IL PROBLEMA DELLE ETICHETTE
Cari ragazzi del centro sociale Hobo, chi distrugge libri è condannato alla Damnatio Memoriae della storia. Chi vi da’ il diritto di dire cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi vi autorizza a distruggere una testimonianza di cultura? Secondo voi Matteo Salvini non è degno di scrivere un libro e di esprimere il proprio pensiero? Opinabile, certo. Ma a voi chi vi da’ il diritto di fare irruzione in un’università? Chi vi da’ il diritto d’impedire a una persona di parlare? E perché lui si e qualcun altro no? Cosa vi porta dalla parte giusta? Sarà per questo che i Disciplinatha nel loro EP “Crisi di Valori” nel 1991 scrissero “Noi non siamo di destra, anzi siamo buoni”. Sono buoni? Chi lo sa. L’etichetta però c’è.
Per questo vi ci voleva la mamma di Baltimora. Distruggendo un libro avete dimostrato di non avere argomenti, di essere poveri e non in grado di mantenere un confronto. Avete eretto la vostra vittima a paladino e voi nel tentativo di passare per buoni siete diventati barbari. Vi ci voleva qualcuno che vi salvasse dai voi stessi. Purtroppo Toya Gray non abita a Bologna.