I bambini del Congo muoiono in miniera

27/06/2013 di Mazzetta

SIGNORI DELLA GUERRA E DITTATURE CONCORRENTI – Attività che consiste in pratica nel cercare di prendere il controllo di aree di quelle regioni e sfruttarne gli abitanti. Succede così che l’unica speranza di sopravvivenza in paese senza infrastrutture o legge, in regione nelle quali non ci sono strade e non c’è l’esercito, diventa scavare. Scavare è l’attività lavorativa di buona parte degli abitanti di quelle regioni nelle quali non ci sono molte grosse miniere, ma dove è possibile scavare quasi ovunque e estrarre con metodi primitivi minerali richiestissimi sui mercati internazionali. Non sono più i lavori forzati di un tempo, ma sono l’unica possibilità in un paese nel quale si paga tutto, dalla scuola alla sanità e dove ogni commercio deve pagare tasse e dazi al potere locale, nei rari casi in cui sia presente l’esercito, diventa anch’esso una fonte d’estorsione.

LE MINIERE ARTIGIANALI – Succede così che a migliaia finiscano in miniera i bambini delle famiglie più povere, in Congo la natalità rimane altissima e per sopravvivere le madri e i padri portano i figli piccolissimi a scavare, chili e chili di terra di minerali e di terra. Che il lavoro del minatore sia particolarmente insalubre non è una novità, praticato poi in condizioni primitive e senza alcuna tutela o cautela ha effetti devastanti sul fisico dei piccoli, molti dei quali muoiono giovanissimi. Il fenomeno è noto da anni e monitorato pur tra mille difficoltà e secondo le stime ogni anno almeno 100.000 bambini perdono la vita a causa del lavoro in miniera, molti di più continuano a lavorarci.

I BAMBINI AL LAVORO – Le condizioni di lavoro sono le più disparate, ma sempre pessime e variano a seconda del minerale cavato. Per cercare i diamanti si scavano stretti pozzi verticali profondi 30 o 40 metri per raggiungere lo strato diamantifero e poi si ricomincia, intuibile l’utilità dei più piccoli. Per l’oro si setaccia la terra con l’acqua, per la casserite si scavano buche seguendo le formazioni che ne sono ricche e si estrae a mano, poi ci sono le miniere più grandi, con 10/20.000 persone accampate nel fango in villaggi di tende fatte di teli di plastica accanto a voragini che si protendono verso il basso o pendii divorati una picconata alla volta, non ci sono attrezzature meccaniche. Veri e propri gironi infernali dove la vita non vale nulla e c’è solo la miniera per i maschi e lavori domestici e prostituzione per le femmine.

UN GRUVIERA – Nella capitale del Kasai, Mbuji May, hanno scavato anche nelle aree residenziali. Sarebbe la capitale del diamante industriale naturale, ma il paesaggio è costellato di buchi e 4 bambini su 10 tra i 5 e i 14 anni scavano, non fanno altro tutti i giorni, ma è il centro più grosso della regione, poco più in là ne sfuggono pochi. La sparizione del governo ha fatto esplodere le miniere artigianali e lo scavo selvaggio, ma nessuno lo fa per diventare ricco, nessuno di quelli che scava diventa mai ricco. Questo è un altro aspetto infame della realtà congolese, perché quelli che scavano guadagnano pochissimo e non possono che vendere il minerale ai monopolisti locali sostenuti dall’autorità delle armi, che ovviamente pagano meno di niente. Se l’aspettativa di vita media per i congolesi era di 56 anni nel 2011, è facile immaginare che in queste regioni sia più bassa e stia calando velocemente all’estendersi del fenomeno, che peraltro si consuma in realtà nelle quali i presidi igienici e sanitari non esistono quasi e dove le infezioni a trasmissione sessuale sono ubique.

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