Non tutti i nemici di Putin muoiono

03/03/2015 di Mazzetta

Mikhail Khodorkovsky  (Photo credit  LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images)
Mikhail Khodorkovsky (Photo credit LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images)

QUELLI CHE PUTIN MI VUOLE MORTO – Ci sono stati però alcuni nemici di Putin che lo hanno accusato di volere la loro morte e poi sono morti, come nel caso recente di Boris Nemtsov, oppositore di spicco con una lunga storia politica e vasti interessi, recentemente buttatosi nella contestazione dell’intervento russo in Ucraina.

Nemtsov come spesso accade nelle fitte trame russe, politiche e non, non era un cavaliere senza macchia e senza paura: già pupillo dell’omonimo Eltsin e grande liberalizzatore, si ritrova a sostenere le truppe che hanno cannoneggiato il parlamento durante l’imbarazzante e sanguinoso tentativo di golpe. Diciassette anni dopo viene ucciso, crivellato dai colpi di misteriosi sicari nel centro di Mosca e la rosa dei moventi e dei nemici che ne potrebbero aver armato la mano è lunga.

UN CLIMA AVVELENATO – Un esempio più antico è quello di Egor Gaidar, altro liberalizzatore emerso dalle fila del partito comunista sovietico alla dissoluzione dell’URSS e cultore di decisioni draconiane che Nemtsov aveva apprezzato molto, ma che gli avevano procurato una certa ostilità nel paese. All’ombra di Eltsin, Gaidar aveva aperto all’economia di mercato e liberalizzato i prezzi in nome di una terapia-shock che in effetti si rivelò di grande effetto sui russi, precipitandone la maggioranza in una miseria e una penuria peggiori di quelle di sovietica memoria. Nel 2006 Gaidar fu trovato privo di sensi in Irlanda e, anche se i medici irlandesi dissero che il malore non era stato grave, dichiarò di essere stato avvelenato su ordine delle autorità di Mosca. Morirà nel 2006 per un’edema polmonare.

I GIUDICI SONO IL BASTONE DI PUTIN – Non bisogna inoltre dimenticare che l’assetto oligarchico assunto dalla Russia post-comunista ha generato per parte sua scontri drammatici nei quali i sicari a pagamento hanno avuto grande parte e nemmeno che la Mosca dei tempi di Eltsin era paragonata alla Chicago in balia delle gang, non era facile diventare personaggi di primo piano senza sporcarsi le mani, com’è accaduto a due dei grandi signori del gas e del petrolio, privati del loro bottino da uno stato che ha ripreso il controllo delle risorse energetiche. Mikhail Khodorkovsky, ex patron della Yukos, se l’è cavata con 10 anni di carcere ed è stato rilasciato nel 2013 dopo il perdono di Putin, che gli ha scontato un anno e soprattutto il rischio di ricevere ulteriori condanne. Ora vive in Svizzera e ha un patrimonio auto-dichiarato di 100 milioni di dollari, anche se secondo alcuni potrebbe arrivare fino a 300. Nel 2004 era l’uomo più ricco di Russia con un patrimonio di oltre 15 miliardi di dollari, sedicesimo al mondo. Non è stato difficile per i giudici russi trovare nel suo passato appigli per formalizzare e dimostrare l’accusa.

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