I negozi «dimenticati» all’interno della metro di Milano

17/02/2014 di Maghdi Abo Abia

NIENTE ICI – Il Comune di Milano nel 2011 comunicò che vennero messi a bilancio 200.000 euro per l’accatastamento degli edifici pubblici che, se sommati agli altri 600.000, fa 800.000 euro per un qualcosa che a distanza di quattro anni di fatto non è ancora cominciato. Nello specifico l’allarme è stato lanciato da un esercente che lamentava di essere stato sfrattato dal mezzanino di Lambrate FS nonostante avesse speso 41.000 euro in ristrutturazioni dello spazio. Atm ha risposto per le rime spiegando di non essere disposta a tollerare l’atteggiamento di negozianti morosi che sperano di scatenare la giustizia respingendo la versione di coloro che alterano la realtà. Tuttavia è necessario riconoscere che in questi spazi Atm non paga l’Imu, così come non è mai stata pagata l’Ici.

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I 2,7 MILIONI CHIESTI DAL COMUNE – A questo proposito Affaritaliani aggiunse sempre nel 2012 che il Comune di Milano ha chiesto ad Atm 2,7 milioni di euro di Ici arretrata nel periodo che va dal 2006 al 2010. Ma Atm avrebbe presentato ricorso visto che, per l’appunto, questi spazi non esistono. Ma tale contenzioso è nato dopo gli accertamenti disposti dalla Procura di Milano a seguito di un esposto depositato nel marzo 2012 di alcuni commercianti in affitto che pagano la locazione ad Atm che a sua volta gira un dividendo al Comune, che risulta comunque proprietario. Inoltre, per quanto riguarda i contratti stipulati dopo l’entrata in vigore del decreto legge 78 del 31 maggio 2010, convertito nella legge 122/2010, veniva sancito l’obbligo nei contratti di locazione di riportare i dati catastali. Cosa che non è mai stata fatta dalle giunte al potere a Milano fin dalla nascita delle metropolitane. Atm ha espresso all’epoca il proprio dispiacere per l’azione del Comune abbia avviato notifiche e verifiche sull’Ici nei confronti di Atm, con il rischio che tale iniziativa possa comportare costi legali non indifferenti. In una sfida, lo ricordiamo, tra il Comune di Milano ed un’azienda di cui è azionista. Ma questa è solo una delle tante stranezze di una storia che appare quantomeno fumosa e confusa.

COME HANNO FATTO CON LE UTENZE? – Come ricorda Metro, che ha sollevato la questione il primo dicembre 2011, tra il 2005 ed il 2012 Atm ha spedito al Comune di Milano sei lettere nelle quali si chiede al Comune di agire per risolvere la questione dei negozi fantasma. E tali attività commerciali esistono da decine di anni. E nessuno si è mai preoccupato di farle accatastare. Ma sopratutto, in tutto questo tempo negozi, attività commerciali, bar ed edicole non hanno pagato l’Ici in quanto privi di rendita catastale, così come non hanno pagato l’Imu. Ed ancora, ci si chiede come gli affittuari abbiano stipulato contratti di fornitura di luce, gas, acqua e telefono mancando i dati catastali dei clienti da comunicare all’anagrafe tributaria. Atm ha fatto sapere all’epoca che le tasse erano state pagate, ma senza anagrafe catastale, il loro importo ha rischiato di essere inesatto.

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LE PROSPETTIVE – Atm, che attualmente incassa circa sei milioni di euro l’anno, soffre un’evasione di 1,2 milioni di euro. E spera con il nuovo bando di mettere fuori gioco i morosi aprendo con una prelazione ai vecchi in regola, anche se secondo il Giornale ci sono voci che prevedono l’ampliamento della Rinascente nel mezzanino della fermata Duomo mentre altri negozianti subentrati negli ultimi anni chiedono garanzie per quello che è il loro investimento. Repubblica ha ripreso la voce di Atm che di fatto traccia la strada di quello che sarà l’iter: «Il termine che il tribunale concede normalmente per gli sfratti consentirà ai locatari di restare fino alla fine di Expo, purché paghino l’indennità di occupazione». Di fatto viene scongiurata l’idea di un contratto ponte proposta da Confcommercio che ha ricevuto da Alberto Rho un laconico «vedremo».

LE PROTESTE DEL 2011 – Per dare un’idea del business in pericolo, ricordando però che nonostante le voci di una prelazione nel bando niente è ancora deciso, e questo è stato denunciato anche da Confcommercio, torniamo indietro al 2011, ovvero quando questa storia esplose con tutto il suo fragore. Come ricorda il Corriere della Sera, furono 150 i negozianti, tra i quali alcuni morosi, che chiesero con una petizione il taglio degli affitti del 50 per cento e lo stop agli sfratti in risposta ai problemi strutturali degli esercizi commerciali. I negozianti denunciarono infiltrazioni d’acqua nei mezzanini, disservizi, guasti agli impianti e spazi da ristrutturare. Pierfrancesco Maran all’epoca riconobbe che la manutenzione doveva essere migliorata ma escluse il ritorno alla gestione di questi spazi da parte del Comune che nel 1999 li ha ceduti ad Atm.

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UNA SITUAZIONE FUMOSA – I negozianti denunciarono l’esistenza di contratti capestro e speculazioni sentendosi strozzata da costi definiti insostenibili. L’azienda rispose che i canoni non potevano essere considerati proibitivi, visto che si va da 100 a 300 euro l’anno a metro quadro. Ciò significa che un’edicola vale tra 5 e 20 mila euro. Un esercizio a Garibaldi Fs paga 10.000 euro l’anno d’affitto ma solo di biglietti ne incassa 92.000. Un successo, visto che al 2011 c’erano solo tre negozi sfitti a Gioia, Caiazzo e Lambrate. Peraltro, rimanendo alla vicenda del locale sfrattato in quella stazione, chiamato «Studio Lambrate Service», la donna che l’aveva in gestione aveva lamentato la spesa a carico suo di 41.000 euro per la ristrutturazione di uno spazio di Atm e che si sarebbe vista restituire, come riportato da Dagospia, 13.000 euro per i lavori fatti, con l’azienda trasporti pubblici milanesi che ha difeso la bontà delle proprie azioni. Ma con gli sfratti si è aperta una situazione imbarazzante che dovrà essere spiegata dall’attuale giunta. Per 50 anni Milano ha avuto oltre 300 negozi che di fatto non sono mai esistiti e sui quali non sono state pagate le tasse dovute, non a caso il Comune ha chiesto 2,7 milioni ad Atm. Ed ora Atm sfratta i negozianti nel tentativo di emanare un bando bloccato proprio dalla mancata esistenza dei negozi. E poi ci sono le questioni legate alle utenze ed ai canoni, che si presume verranno spiegati in maniera dettagliata nei prossimi giorni, viste le interpellanze sul tema di Forza Italia e Lega Nord.

(Photocredit Vetrineinmetro.it / Wikipedia Giovanni dall’Orto / Panoramio / Immobiliare Mitula)

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