I paesi del Golfo, generosi sponsor del riarmo del Medio Oriente

24/02/2015 di Mazzetta

 

tow arabia saudita

 

 

SPONSOR DELLE GUERRE E DEI TERRORISMI – Ipocrisie necessarie a tenere insieme politiche che contraddicono platealmente lo sbandieramento di valori universali e i rapporti più che stretti con regimi impresentabili in nome di un più prosaico commercio miliardario con i referenti coloniali di sempre. Scambio economico che lenisce le ansie di dinastie straricche riempiendo i loro magazzini di armi che nemmeno possono usare e così corregge la bilancia degli scambi con paesi che vivono esportando petrolio come se non ci fosse un domani o quasi.

NANI MILITARI CON ASPIRAZIONI FUORI MISURA- L’Arabia Saudita non ha neppure il personale per impiegare gli arsenali che ha acquisito e così gli Emirati o il Qatar, che spesso devono ricorrere a personale mercenario e immigrato, come peraltro accade per buona parte del loro mercato del lavoro civile. La scelta di non creare caste militari è perfettamente conseguente allo status di monarchie assolute, ma i sovrani del Golfo non disdegnano di sponsorizzare la creazione e il mantenimento di caste militari altrove: i casi dell’Egitto e del Pakistan, per decenni sostenuti economicamente dai Saud, che hanno anche pagato il programma nucleare pachistano, dimostrano che nel Golfo preferiscono che i grandi paesi musulmani siano controllati da militari fidati e lautamente pagati, piuttosto che lasciati a pericolosi tentativi di autodeterminazione. Ma i soldi non sono tutto e così le imprese sponsorizzata da qatarini e sauditi sono spesse sfuggite di mano ai monarchi del Golfo, dando vita e forza all’ISIS come a molti altri estremismi violenti e per giunta, appunto, armati. Ai gentili fornitori di Londra, Washington e Parigi, i paesi del Golfo hanno anche offerto una corona di basi militari sulla sponda occidentale del Golfo Persico, incapaci di difendersi nonostante le imponenti spese militari. Pagano anche così la «protezione» occidentale da una minaccia, quella iraniana, che non si è mai manifestata come tale, ma che tra i monarchi della Penisola Arabica è tale prima di tutto perché propaganda la forma di stato repubblicana e promuove una pessima idea delle monarchie assolute. Non per niente l’unico intervento in solidarietà tra i paesi GCC si è risolto nel dare una mano a reprimere nel sangue le pacifiche proteste degli abitanti del piccolo Bahrein.

GLI AFFARI CON LA FRANCIA – Esemplare in questo senso è la recente commessa siglata tra la Francia e il regime del generale al Sisi: non è un caso che il golpe in Egitto sia stato tradotto dal governo francese come «evoluzioni» dalla situazione politica, seguite da una «transizione verso la  democrazia» e la vittoria di un democratico Sisi, eletto con il 97% dei voti di pochissimi votanti in elezioni boicottate da tutti i concorrenti e dopo aver preso il potere con un sanguinoso golpe militare, mettendo in galera l’ex maggioranza parlamentare. Il premio per tante acrobazie vale 5,3 miliardi di euro e Sisi è il primo ai quali i francesi riescono a rifilare 24 aerei Dassault, oltre a due fregate Gowind, una Fremm e un lotto di missili antiarei.

 

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