I rifiuti abusivi che avvelenano la Val di Magra

28/03/2014 di Maghdi Abo Abia

L’ULIVETO CHE COPRIVA DUE ETTARI DI FANGHI INDUSTRIALI – Tornando all’attualità, il 17 gennaio è stata scovata a Pietralba, occultata sotto ad un uliveto, una discarica abusiva grande qualcosa come due ettari. La zona, anche questa, è sottoposta a vincolo ambientale. Ma nonostante questo venivano stoccati fanghi di lavorazione di marmi e graniti provenienti da aziende della zona. Il proprietario peraltro aveva cambiato destinazione d’uso del terreno facendolo diventare da boschivo ad uliveto appunto per coprire i rifiuti. Con il risultato che qui sono stati stoccati 40.000 metri cubi di fanghi. Un mese dopo, il 13 febbraio, è arrivata la conferma del sequestro dell’area per via della presenza di contratti e pagamenti tra le aziende che fornivano i rifiuti ed i proprietari dell’area che nel cambio di destinazione d’uso avevano chiesto di usare rifiuti per realizzare la via d’accesso all’uliveto.

La discarica coperta dall'uliveto a Pietralba (Forestalenews)
La discarica coperta dall’uliveto a Pietralba (Forestalenews)

LE RIVE COLME DI RIFIUTI – Emerge quindi un quadro inquietante. Dal 2009 ad oggi sono numerosi i casi di discariche abusive rinvenute nell’area del fiume Magra, in provincia de La Spezia. E non parliamo d’immondizia domestica ma di residui edilizi, di materiale figlio di demolizioni, di amianto, di fanghi industriali. E se non c’è la possibilità di cogliere subito il responsabile, si rischia di non avere un colpevole per quello che è uno scempio ambientale che potrebbe avere ricadute pesanti anche nella vita degli abitanti di quella zona. Ed in questo senso è esemplare quanto accaduto a Boettola, sulle rive del fiume Magra, quando lo scorso febbraio dei cittadini hanno girato un video nel quale veniva registrato lo stato della riva. A causa dell’erosione causata dalle violente piogge e dalla piena del fiume, sono emersi rifiuti di ogni genere, accuratamente sepolti sotto uno strato di terra sovrastato da un traliccio.

MATERIALE DI OGNI GENERE – Dal video si può apprezzare la presenza di rifiuti sulla riva, con il fiume che li sciaqua, raccoglie residui e li porta nel mar Ligure. Inutile dire che tali residui rischiano di avvelenare la fauna ittica con conseguenze evidenti sulla salute dei cittadini. Ma la discarica venuta alla luce il 22 febbraio 2014 non è l’unica di quell’area. Un anno fa, per l’esattezza il 18 aprile, come riporta La Nazione, nella stessa area emersero altri rifiuti sulla riva del Magra. E grazie ad una nuova piena ed all’erosione della riva sono emersi copertoni, elettrodomestici, parti di carrozzeria d’auto, cavi d’acciaio e sacchetti di plastica. E la discarica aveva raggiunto in certi punti un’altezza di un metro e mezzo da terra.

Le sponde del fiume Magra nell'area interessata dalla discarica sotterranea (La Nazione)
Le sponde del fiume Magra nell’area interessata dalla discarica sotterranea (La Nazione)

 

ACQUEDOTTO IN PERICOLO? – Il Secolo XIX aggiunse il 22 aprile 2013 che nel parco di Montemarcello era affiorata una nuova discarica di rifiuti poco a valle della confluenza del torrente Bedale, tra Arcola e Vezzano Ligure. La scoperta venne fatta dal Comitato sarzanese per la difesa del suolo e l’Ente Parco, in risposta al rinvenimento, ha fato un esposto alla Procura. Ma pare evidente che i responsabili non si siano fatti scrupoli ed abbiano accettato di assumersi qualsiasi rischio, visto anche che a due chilometri dal rinvenimento c’è un acquedotto, a Battifollo. Il sospetto è che sulle sponde del Magra fosse attiva un’attività illegale che si occupava di smaltire rifiuti senza dare troppo nell’occhio, come dimostrato dalla cura con cui l’immondizia è stata nascosta. E scoprire che dopo un anno il fiume rivela ancora il suo pesante passato lascia sconcertati.

Le sponde del fiume Magra nell'area interessata dalla discarica sotterranea  (La Nazione)
Le sponde del fiume Magra nell’area interessata dalla discarica sotterranea (La Nazione)

MANCA IL COLPEVOLE – A stupire è il fatto che questa storia sia destinata a passare sotto silenzio e che solo i volontari dei vari comitati locali sono riusciti a rendere nota quella che è la loro difficoltà. La Regione dal canto suo può intervenire con stanziamenti straordinari, come fatto nel 2013 con 10 milioni di euro. Ma in questo caso non ci sono pentiti che raccontano cos’è stato fatto, non ci sono spiegazioni al perché dei camion possano scaricare detriti ed eternit in un parco regionale. Non si capisce perché dopo un alluvione emergano tonnellate di rifiuti. Ma sopratutto colpisce sapere che c’è un’area ben precisa del nostro Paese che è costretta a fare i conti tutti i giorni con l’avvelenamento del proprio territorio. E se la città di La Spezia ha chiesto 7 milioni di euro di danni alla la Sistemi Ambientali Srl per l’inquinamento causato dalla discarica di Pitelli, i residenti dell’area interessata sono costretti a scoprire le sorprese del loro sottosuolo senza poter coltivare la speranza di riuscire a scovare i responsabili.

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