Ignazio Marino, la vivisezione e i miserabili della politica
05/05/2013 di Gioia Lomazzo
Visto il gran numero di bestie che popola la politica italiana, non stupisce che oggi Ignazio Marino si trovi invischiato in una polemica con gli animalisti artatamente guidata dai suoi concorrenti e attuata da attention whores di secondo piano che sono in grado di far parlare di sé solo sfruttando gatti e cani.
Usare l’argomento del passato da scienziato dell’attuale candidato sindaco di Roma per accusarlo di essere un “fan” della vivisezione – e addirittura per paventare chissà quali rischi nei confronti di gatti di Torre Argentina, come ha fatto un miserabile di prima categoria ultimamente – non è soltanto insultante nei confronti dell’intelligenza degli elettori (il Comune non ha alcuna competenza in merito, spiace anche doverlo precisare).
Ma è soprattutto lo specchio di una classucola politica che di fronte alla scienza è capace di rispondere soltanto con gli argomenti “di pancia”: la campagna elettorale a Roma la fanno le bestie, vero. E anche di fronte alle proteste dei ricercatori per un clima inutilmente razzista nei confronti di chi fa il proprio lavoro e rischia anche di salvare qualche vita, nessuno è capace di fare un passo indietro ed evitare queste ignobili scenette.
Purtroppo così non accadde poco tempo fa, purtroppo tocca ancora sorbirci simili argomenti oggi. E’ la politica (italiana), monnezza.