Il Capodanno 2014 sarà (quasi) senza fuochi

30/12/2013 di Maghdi Abo Abia

TAGLI ALLE SPESE – La situazione a macchia di leopardo con le numerose rinunce da parte di vari comuni ad organizzare spettacoli pirotecnici si accoda ad una montante diffidenza da parte del pubblico costretto a dover fare delle scelte per riuscire a festeggiare rinunciando al meno possibile. Il Giorno ci parla di Milano spiegando come in città la spesa media per la festa del 31 dicembre sarà di 80 euro. Secondo un’analisi condotta da Digicamere, un milanese su 11 andrà al risparmio e saranno solo il 3,7 per cento dei cittadini a spendere soldi per l’acquisto di fuochi d’artificio. Parlando di Italia, come riporta Varesenews, la spesa sarà pressapoco simile, infatti la media ammonterà a 79 euro con i romani che comandano la classifica per un investimento pro-capite, bambini inclusi, di 93 euro.

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I BOTTI DELLE FESTE A NAPOLI – Per quanto riguarda le spese relative ai fuochi d’artificio, quelli che sembrano non poterne farne a meno sono i napoletani, visto che il 9,4 per cento di loro acquisterà petardi. Una percentuale quasi doppia rispetto a quella dei romani (4,9 per cento) e di molto superiore a quella dei milanesi. Ed è nel capoluogo campano che, come ogni anno, appariranno i bomboni delle feste, ovvero quei petardi che per tre giorni riempiono le cronache trascinando con sé paure, timori e raccomandazioni. Per il Capodanno 2014 previsti il debutto della bomba «Don Rafè», dedicata al tecnico del Napoli Rafael Benitez, e della «Pipita», questa intitolata in onore dell’attaccante argentino del Napoli Gonzalo Higuain, il cui soprannome è appunto «il Pipita».

UN SETTORE IN CRISI – I dati però confermano che il trend dimostrato da alcuni comuni è lo stesso di molte famiglie italiane. Se si riesce a risparmiare, tanto meglio. E tra le spese che vengono tagliate per prime c’è appunto quella legata ai botti di Capodanno, visti dai più come costosi ed inutili, specie in tempi di ristrettezze economiche. E questo non può fare piacere ai produttori. Sassarinotizie ha ripreso la voce di Valerio Ronchi, tra i principali venditori di fuochi d’artificio dell’Italia centrale, che ha spiegato come la crisi abbia ridotto notevolmente il numero degli ordinativi, con Ronchi che punta il dito contro chi «continua a parlare di crisi», sostenendo che forse la colpa di tutto questo è la loro.

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UNA PERDITA ECONOMICA – Certo, negli ultimi tempi sembra che i conti stiano migliorando, ma la gente ha paura di spendere, ha continuato Ronchi. E tale atteggiamento coinvolge anche i Comuni e le pro-loco che, parole sue, «nel corso dell’ultimo anno, hanno ridimensionato parecchio il budget a disposizione delle feste, Capodanno compreso. Un esempio per tutti: la famosa Festa dè Noantri che, proprio quest’anno, non è stata fatta. Una perdita, oltre che di tradizione, anche economica, anche per la mia ditta che contribuva a rendere la festa colorata con i fuochi pirotecnici». Segno quindi che i Comuni nonostante tutto non hanno soldi da spendere.

POCHI GUADAGNI – E per gli operatori del settore, l’idea di un ultimo dell’anno low-cost non piace. Continua Ronchi: «La festa di Capodanno  non si può cancellare, ma i guadagni saranno molto pochi. Un peccato anche perchè stiamo parlando di un settore artigiano che molti scelgono per passione. E’ proprio il mio caso: con una laurea in Architettura alle spalle ho deciso di fare questo mestiere, conseguendo l’abilitazione e prendendo il patentino; un’autentica passione per l’arte pirotecnica che mi ha portato a fondare la Ronchi Fireworks. E pensare che mio padre lavorava in banca». Ed i mancati guadagni portano anche ad una diversa organizzazione del lavoro. Se i comuni non chiedono più spettacoli, si riduce la necessità di manodopera.

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SOPRAVVIVONO SOLO I PICCOLI BOTTI – E su questo Ronchi è molto chiaro: «Per effettuare la domanda per uno spettacolo pirotecnico i tempi richiesti dalla autorità di pubblica sicurezza oscillano tra i 15 e i 20 giorni. Per le location in prossimità di aeroporti abbiamo l’obbligo di avvertire l’ente competente del traffico aereo: per questa pratica sono richiesti almeno 40 giorni di preavviso». Se tutto questo non viene più fatto, vuol dire che mancherà lavoro anche per coloro il cui compito è quello di preparare le aree e chiedere le opportune autorizzazioni. Ma c’è la crisi e serve risparmiare. Per questo, se gli artisti del settore piangono, i venditori di piccoli botti possono solo sorridere. Come riporta Piacenza Sera, sono infatti in crescita le vendite di miccette, raudi e di botti classici usati da bambini ed adulti per festeggiare in allegria senza dover avere paura d’incidenti a causa della ridotta carica pirica. Sarà quindi un Capodanno senza fuochi, o quasi, ma solo il primo gennaio capiremo se ne è valsa la pena.

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