Il Consiglio di Cooperazione del Golfo si è spaccato

06/03/2014 di Mazzetta

Tamim bin Hamad Al-Thani ( Foto Brendan McDermid-Pool/Getty Images)
Tamim bin Hamad Al-Thani ( Foto Brendan McDermid-Pool/Getty Images)

MALE PER TUTTI – Non che ai sauditi vada molto meglio, visto che sostenendo i generali egiziani hanno sicuramente irritato i partner occidentali e visto che non si può dire che i corposi investimenti che hanno affrontato abbiano dato grandi frutti, se non la riuscita destabilizzazione dell’Egitto. La delusione è stata testimoniata nei giorni scorsi anche dall’esautorazione da parte dei Saud di Bandar Bin Sultan (aka Bandar Bush) dal ruolo di coordinatore esterno della rivolta contro Assad. Lo show down contro il Qatar segnala forse la frustrazione dei Saud per gli scarsi risultati, ma è anche coerente con la pretesa di bollare la fratellanza come un’organizzazione terroristica e cercare d’imporre la propria volontà al Qatar, dove il  giovane sceicco Tamim bin Hamad al-Thani ha sostituito a giugno il padre nemmeno anziano, confermandone le vicinanze e la linea in politica estera. Il che per i sauditi e i loro vassalli significa infrangere l’accordo firmato nel novembre scorso, nel quale le dinastie s’impegnavano a non sostenere «chiunque minacci la sicurezza e la stabilità del GCC siano gruppi o individui attraverso operazioni di sicurezza dirette o l’influenza politica e a non sostenere i media ostili». Quest’ultimo riferimento sembra fatto proprio per tacitare al Jazeera e semmai stupisce che le autorità del Qatar abbiano firmato un testo tanto impegnativo.

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LE REAZIONI – Il Qatar per parte sua ha espresso «amarezza e sorpresa» per la decisione dei consociati, annunciando che non ritirerà i suoi ambasciatori dai tre paesi e di continuare s sentirsi impegnato il mantenimento della sicurezza e della stabilità dei paesi del GCC. Dall’Oman non è giunto alcun commento, lo speaker del parlamento del Kuwait Marzouq al-Ghanim si è detto preoccupato dalle implicazioni della mossa saudita, anche se non ha parlato a nome del governo. «Comprensione» per l’iniziativa è invece stata espressa da Badr Abdelatty, il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, che ha aggiunto che il Qatar «Deve distanziarsi dalle politiche che alimentano la divisione e la frammentazione dell’unità araba».

UN FUTURO INCERTO – Per ora i due governi restano sulle loro posizioni, il Qatar ha ribadito che «appoggia il popolo arabo contro l’oppressione», mentre dall’Arabia Saudita si quotano fonti anonime che spiegano che a Doha devono cambiare posizione su molte questione e che a Riyad s’aspettano fatti e non parole. Non è detto che quello che ora appare come un muro contro muro, possa degenerare o portare a una frattura definitiva del GCC, in passato le monarchie del Golfo hanno risolto offese ben peggiori in maniera tutto sommato bonaria, però allo stesso tempo è difficile immaginare la dinastia del Qatar, questa dinastia che coltiva sogni da protagonista nel panorama internazionale,  andare a Canossa dai sauditi e abdicare alla propria esibita modernità, piegandosi nell’inchino del vassallo

 

 

 

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