Farmacisti, il contratto della discordia

07/05/2013 di Maghdi Abo Abia

MARCHIONNE? UN DILETTANTE – “Il problema è dunque di metodo oltre che di merito -ha spiegato Bindocci- essendo il regolamento peggiorativo, e contrasta con i più elementari diritti costituzionali e del lavoro, le regole si concordano con i contratti collettivi e non con i contratti individuali. Marchionne diventa dunque un dilettante”. La macchina però sembrava muoversi visto che il 26 febbraio, come spiegato dal segretario nazionale della Fisascat Cisl Rosetta Raso, ripresa da Farmacista 33, la quale ha spiegato che l’esigenza dei sindacati è quella di avere risposte certe in materia di orario e di flessibilità. Secondo la Raso “si va verso un nuovo contratto delle farmacie, reso quanto mai necessario dagli sviluppi della crisi economica che hanno avuto riflessi importanti anche per questo settore”.

LO SCIOPERO – La situazione però è precipitata con il passare delle settimane. Vista l’impossibilità di pervenire ad un accordo, i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale delle farmacie comunali, svoltosi lo scorso 23 aprile per protestare contro la decisione unilaterale di recedere dal precedente contratto e di imporre in via del tutto arbitraria un nuovo regolamento non concordato con i sindacati La Cgil Venezia spiega che la decisione è stata figlia dell’ennesimo fallimento nelle trattative svolte a Roma lo scorso 22 marzo. Secondo Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Assofarm vuole mettere in discussione diritti importanti e di non dare un giusto adeguamento delle retribuzioni, ferme da oltre due anni.

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LA SOLIDARIETA’ DEL SINDACO DI PONTEDERA – Lo sciopero ha coinvolto anche la politica locale. A Venezia sono rimaste chiuse 13 farmacie comunali su 15 mentre a Pontedera, come spiega Gonews, anche il sindaco ha deciso di manifestare con i lavoratori. Il primo cittadino Simone Millozzi ha partecipato al presidio di protesta dei lavoratori delle farmacie davanti alla Farmacia comunale in Piazza della Stazione. I manifestanti hanno chiesto di “dare ai nuovi assunti gli stessi diritti degli altri lavoratori già occupati e che sia garantito il ruolo di presidio pubblico delle farmacie” ed il Sindaco ha condiviso il loro lamento sottolineando come il suo comune si sia opposto all’applicazione del regolamento Assofarm.

SERVE UNA REALE CONCERTAZIONE – Queste le parole del sindaco: “Lancio un appello a tutti i sindaci e alle forze politiche di farsi carico della difesa del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Dobbiamo ripartire dal mondo del lavoro e non si può pensare che la crisi e le difficoltà del Paese possano essere superate con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Questo Paese viene salvato solo se riusciamo a garantire che non vengano intaccati i diritti del lavoro […] Non è accettabile l’ostinazione delle aziende a voler applicare unilateralmente il proprio regolamento senza alcuna condivisione con le rappresentanze dei lavoratori: ancora una volta la via, soprattutto in momenti difficili come quello che stiamo attraversando, non può che essere quella della concertazione e per tali motivi mi attiverò per organizzare un incontro anche con gli altri sindaci su questa vertenza”.

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NON CAPIAMO – E rimanendo sempre in Toscana, e più precisamente in lucchesia, come ci spiega il Corriere Nazionale, altri comuni che hanno detto no al regolamento Assofarm sono Pietrasanta, Massarosa, Camaiore e Viareggio. Inutile sottolineare come l’associazione non abbia valutato positivamente la protesta. Venanzio Gizzi, ripreso da Farmacista 33, ha spiegato che se “non c’è sostenibilità aziendale, la scelta obbligata delle amministrazioni comunali sarà quella di dismettere le Farmacie comunali. Non comprendiamo come i sindacati non riescano a cogliere la gravità del momento e come possano rispondere in maniera così irresponsabile, prima di tutto nei confronti di quegli stessi lavoratori che rappresentano.

NECESSARIA UNA MEDIAZIONE – “Assofarm -conclude Gizzi- non intende e non può venire meno alla propria volontà di avviare un processo di riforma del contratto nazionale dei lavoratori delle farmacie pubbliche e che consenta alle aziende di rispondere efficacemente alle mutate caratteristiche del mercato della distribuzione farmaceutica e, al contempo, salvaguardi i livelli occupazionali oggi presenti”. Perché l’associazione ha sempre ribadito che non vi sono state ristrutturazioni grazie ad una certa politica. Dall’esterno arriva però la richiesta di una mediazione concreta tra le parti. Nello specifico a chiederla è Andrea Mandelli, presidente della Fofi, federazione degli ordini farmacisti italiani, ripreso da Quotidiano Sanità.

UNA STRANA SITUAZIONE – “Siamo preoccupati per l’inasprirsi dei toni nelle trattative per il rinnovo del contratto dei dipendenti delle farmacie comunali. Il momento è difficile tanto per il Paese quanto per il servizio farmaceutico Assofarm e i sindacati confederali hanno portato argomentazioni fondate al proposito e proprio per questo mi sembra fondamentale trovare un terreno comune di mediazione”. Ed oggettivamente la concertazione dovrebbe essere la ricetta migliore per uscire dal pantano. Nel leggere il vecchio contratto collettivo emergono una serie di dettagli svaniti nel nuovo regolamento come la minor durata dei giorni di prova ed un calcolo più semplicistico della retribuzione giornaliera e mensile. Probabilmente lo sciopero è servito ad accendere i riflettori sulla situazione e probabilmente, visto l’interessamento di terze parti in causa, ora la strada per il rinnovo del contratto sarà più praticabile. Forse poco, ma chissà.

(Photocredit Lapresse / farcom.it / Comune di Capannori)

 

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