Il distributore automatico di vibratori
18/08/2012 di Ferma Restando
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La storia la racconta Libero, prendendo spunto da un articolo del Secolo XIX che racconta degli assalti al distributore automatico di una farmacia situata in Via Roma a Recco:
Distributore automatico che, assieme a dei canonici preservativi e a delle già più audaci creme per la stimolazione vaginale, elargisce nientemeno che dei vibratori. Sì, vibratori, quegli oggetti falliformi di vari colori e dimensioni il cui scopo è supplire alle eventuali inefficienze del loro omologo di carne e il cui prototipo venne ideato negli anni Ottanta del secolo XIX – sarà per questo che il quotidiano più letto a Recco si chiama così? – dal medico inglese Joseph Mortimer Granville, il quale intendeva curare in questo modo l’isteria femminile.
Quantomeno a Recco, però, i vibratori, anziché farla passare, l’isteria l’hanno provocata e, si presume, non solo nelle donne:
È infatti impossibile che siano tutti di sesso femminile i clienti della farmacia recchese che, ogni notte, esauriscono le scorte di questi simulacri di pene umano forniti di benemerito motorino interno. Il fenomeno è talmente curioso da avere suscitato anche l’interesse di alcuni organi d’informazione stranieri, i quali avranno forse formulato gli stessi quesiti che ora ci poniamo noi.
Ovvero:
Il primo è: come mai a Recco e dintorni si avverte quest’irrefrenabile esigenza di ricorrere alle prestazioni di un vibratore? La domanda presenta risvolti inquietanti, soprattutto per i recchesi (specie i recchesi uomini). Se da un lato, infatti, si può pensare che a Recco ci si dedichi in massa a pratiche erotiche presumibilmente meno usuali in altre parti d’Ita – lia, dall’altro nasce il sospetto che i maschi recchesi non siano proprio degli epigoni di Rocco Siffredi e Franco Trentalance, al punto di dover ovviare alle proprie mediocri performance affidandosi alle provvidenziali risorse della meccanica.