Il Datagate e il giornalismo che perde credibilità

06/01/2014 di Mazzetta

LA CIA LI SPIA – Di Berlusconi e della sua corte sanno sicuramente più alla NSA di quanto non sappiano i magistrati italiani, così come dei suoi affari e di quelli dei suoi famigli, come di altri politici o dei maggiori manager delle nostre aziende, ma da noi non ha protestato nessuno, il governo è anzi stato lesto a dirsi soddisfatto dei chiarimenti ottenuti da Washington. Peraltro delle proteste europee e di altri governi europei i governi americani si sono sempre fatti beffe, hanno promesso ogni volta di non farlo più e poi hanno fatto di più. Ecco allora il senso del fare il tifo perché gli americani si liberino di questo sistema di spionaggio totalitario ed ecco anche perché da europei si dovrebbe essere grati a Snowden senza eccezioni. Stranamente in questa occasione le abituali penne patriottiche si sono invece dileguate e nel nostro paese, a differenza di altri, non si è proprio indignato nessuno.

UNA POSSIBILE SVOLTA – Posto che quello che fa NSA all’estero rileva relativamente per gli americni, è giusto salutare l’editoriale del New York Times con il quale chiede che Snowden sia perdonato per il servizio reso alla patria, come un possibile punto di svolta nella storia. In più è la prova provata che Snowden stia riuscendo in quanto ha sempre detto di voler fare, sia dal punto di vista dell’informare gli americani delle operazioni di NSA, che da quello non meno rilevante di provocare una reazione in grado di ridurre sia l’estensione che la discrezionalità dello spionaggio da parte dell’Agenzia.

Uno spionaggio che molti chissà perché hanno teso a sminuire, come ha scritto Mantellini:

Con tutta la circospezione del caso non ci voleva un genio per capire, fin dal primissimo video che Edward Snowden aveva iniziato a raccontare una storia importante e sconosciuta di portata gigantesca. Eppure per molti mesi le reazioni alle rilevazioni dell’ex analista sono state accolte dalla stampa mondiale con le cautele che si riservano ai ciarlatani spuntati da chissà dove.

E non solo quella mondiale, perché chi provava a discutere il caso di trovava liquidato in fretta dalle grandi penne del giornalismo italiano, indifferenti persino al dirottamento piratesco e clamoroso dell’aereo presidente boliviano Morales e abbastanza allineate nel sostenere che:

Snowden era una spia che metteva a rischio la sicurezza nazionale, Greenwald un blogger avvocato omosessuale wannabe giornalista, l’esilio in Russia sollevava facili ironie e strizzatine d’occhio.

EVENTI STORICI – Per non dire di quelli che dicevano che si sapeva già tutto e che non erano rivelazioni o di quelli che si perdevano cercando di spiegarsi tra big data e metadati con lo scappellamento a destra.  I fatti dicono che i documenti di Snowden hanno prodotto centinaia di articoli verificati dalle principali testate internazionali, che li hanno editati e pubblicati e nessuno, governi o grandi firme del giornalismo, ha mai dimostrato o eccepito la loro falsità. Ora che Obama ha promesso una riforma e che il Congresso è arrivato a chiedere se spiano anche i membri del Congresso per sentirsi rispondere di sì, la cosa dovrebbe apparire seria a chiunque, sicuramente è più seria a Washington che da noi. Il Congresso peraltro deve ancora reagire all’offesa recata dal capo di NSA, James Clapper, che ormai è dimostrato abbia mentito nel corso di un’audizione in commissione, prima o poi anche questi sono stracci destinati a volare e quando succederà non sarà bello.

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