Il «golpe del predicatore» in Congo

30/12/2013 di Mazzetta

Tentativo di golpe in Congo, forse, che pare fallito miseramente per l’assoluta mancanza di capacità militare. Timori per le famiglie italiane bloccate nel paese in attesa dei bambini adottati, mentre la capitale Kinshasa è stato teatro di numerosi confronti a fuoco tra esercito e golpisti.

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L’OPPOSITORE MISTICO – Si lamentava da tempo e le motivazioni di quanto è successo oggi si possono ritrovare in una lettera aperta del 5 dicembre scorso si Facebook. Motivazioni tutto sommato banali che non lasciavano presagire un’insurrezione, anche se Paul Joseph Mukungubila, detto Gideon, non manca di seguaci in Congo. Mukungubila è infatti uno dei numerosi pastori evangelici che hanno fatto fortuna in Africa replicando il modello delle church corporation americane, appena adattato alla realtà locale, ma è anche sedicente profeta dell’Eterno e araldo di un rinascimento africano che annuncia da tempo e che dovrebbe arrivare ovviamente  sotto la sua illuminata guida. Non è chiaro però se le intenzioni fossero quelle di portare a termine un golpe, per quanto velleitario, o più semplicemente di cercare l’iniziativa clamorosa per attirare l’attenzione, comunque sia è andata male.

I CAMBI DI ALLEANZE – È bene ricordare che il padre dell’attuale presidente Laurent-Désiré Kabila arrivò al potere al termine di una sanguinosa guerra civile e che fu ucciso proprio dai ruandesi quando li invitò a lasciare il paese. Da allora il paese è governato da suo figlio Joseph, che gli è succeduto poco più che trentenne nel 2001. Ed è bene ricordare che Mukungubila si è presentato alle presidenziali del 2006 come alternativa al regime di Kabila, fallendo miseramente l’appuntamento elettorale. Di recente non si può certo dire che Kabila sia andato d’accordo con il suo collega ruandese Kagame, visto che quello di Kinshasa ha accusato apertamente quello ruandese di armare la ribellione contro Kabila.

IL SOLITO NAZIONALISMO – Nelle lettera aperta c’è anche un riferimento, echeggiato da quanti hanno occupato la televisione di stato, che non è per nulla banale o panafricano, visto che il profeta non esita a puntare il dito sui ruandesi come causa di tutti i mali e pupari nascosti capaci di manovrare il governo. Che lo stesso Mukungubila ha sostenuto anche dopo le recenti elezioni-farsa del 2011. Ma qualcosa dev’essere cambiato se questa mattina i suoi seguaci sono andati all’assalto della capitale e ora il profeta rischia di pagare carissimo l’azzardo terminato in fallimento.

 L’ATTACCO – Tutto si è svolto in poche decine di minuti, un «gruppo terrorista sconosciuto» come l’ha definito il ministro dell’Informazione Lambert Mende, ha dato l’assalto alla sede di due televisioni, all’aeroporto e a una base militare nella capitale. Non si sa gli altri, ma secondo Mende quelli che hanno attaccato la televisione RTNC, era armati solo di coltelli e non avevano speranze di mantenere la posizione. Proprio dalla televisione è stato lanciato (nell’immagine sopra, via BBC) il messaggio che diceva che Mukungubila libererà i congolesi dal dominio ruandese.

I MORTI – Secondo il governo sono circa 40 i «terroristi» uccisi, non è chiaro se a loro volta abbiano ucciso qualcuno o se il velleitario tentativo si sia chiuso con un bagno di sangue a senso unico. Secondo il governatore di Lumumbashi anche nella città mineraria per eccellenza i supporter del predicatorie si sono scontrati con l’esercito, che ha avuto rapidamente la meglio. Il nazionalismo di Mukungubila, che di recente si era schierato contro i colloqui di pace con gli ammutinati del M23 in Kivu, è chiaramente strumentale alle sue aspirazioni, che però dopo il fiasco di oggi potrebbero essere giunte al capolinea.

UN TRUCCO? – Il governo ha annunciato che sta investigando perché, dice, potrebbe anche trattarsi di un tentativo d’ingannare il governo, quello di presentarsi come seguaci di Mukungubila, anche se non è chiaro a che scopo e a che fine decine di persone s’immolerebbero solo per la dar la colpa di un tentato golpe a un predicatore.

(foto di copertina: Benoit Doppagne/Belga via ZUMA Press)

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