Il grande business delle carceri minorili

24/10/2013 di Mazzetta

prigioni per minori 2

E CHI CI LAVORA… – Chi lavora nelle prigioni di Slattery riceve addestramento solo sulla carta e molto di quello che dovrebbe essere registrato su carta in realtà accade solo sulle pagine dei registri. I dipendenti di Slattery sono pagati poco, sono spesso sotto organico e per di più si risparmia anche sul cibo, spesso scarso e di bassa qualità, così come gli operatori che dovrebbero assistere i giovani in percorsi educativi e riabilitativi. Un disastro, che però si perpetua grazie a un meccanismo blindato che tiene la compagnia al riparo dalle peggiori conseguenze. Non è che le magagne alla fine non siano rilevate, ma quando accade lo stato chiude tutte e due gli occhi e si tira avanti, anche se la compagnia in tutta evidenza non rispetta gli impegni contrattuali.

COME FUNZIONA IL SISTEMA – Se poi succede che qualche funzionario diventi fastidioso, succede come all’ultimo che nel 2004 ha stilato un pessimo rapporto per la Thompson, i contractor si sono lamentati che guastasse i buoni rapporti con l’amministrazione, il funzionario è stato spostato e dopo un mese è stato licenziato. Che dalla sua inchiesta emergesse che nessuno dello staff aveva ricevuto l’apposito training e che i ragazzi mangiavano poco, non importa a nessuno. Ora la compagnia di Slattery si chiama Youth Services International e ha ottenuto nuovi contratti come se nulla fosse mai successo e nonostante il turnover degli impiegati nella struttura segnasse un clamoroso 96%, segno evidente che qualcosa non andava. E secondo gli ex dipendenti sentiti da HP riferiscono anche di violenze, infestazioni di formiche e scarafaggi e persino vermi nel cibo. Furono ignorati.

TESTIMONIANZE – Secondo Jerry Blanton, il controllore licenziato, dice che era “un inferno fin dal primo giorno”, ma dal 2004 oltre a quello per Thopson la compagnia ha ha avuto altri 8 contratti per la detenzione di oltre 4.000 minori, i problemi registrati a Thompson si ritroveranno anche nelle atre strutture del gruppo. Il sistema dellecarceri minorili in Florida è il terzo del paese dopo quello di California e Texas, un affare da 183 milioni di dollari all’anno gestito in totale opacità. Slattery tace, la sua azienda non ha risposto a HP e nemmeno lo hanno fatto le autorità preposte, solo una dichiarazione nella quale lo stato ribadisce il suo impegno a che i giovani nel sistema siano sicuri e ricevano l’aiuto previsto e che il controllo dei contratti è la loro massima priorità. In realtà anche il sistema di presentazione e discussione dei reclami è minato alla base, in caso una parola contro l’altra il procedimento è classificato “inconclusive” e si estingue. La parola del detenuto contro quella dello staff, gli piace vincere facile. Nemmeno la chiusura tanto attesa di Thompson ha messo gli affari di Slattery, che a pochi chilometri di distanza ha aperto un’altra struttura grazie al contratto successivo, anche per Thompson la chiusura è bastata a mettere una pietra sopra a quasi un decennio d’abusi.

IN CONCLUSIONE – Quello che emerge dall’inchiesta di HP e dalle riflessioni degli esperti interpellati è che il sistema non è misurato sulle esigenze dei minori, ma su quelle di un sistema che vede i maggiori responsabili del controllo delle carceri minorili andare a lavorare per Slattery a fine carriera, ma anche su un sistema che ora non potrebbe più fare a meno dei servizi di Slattery e concorrenti, se non a prezzo di un pesante ripensamento delle politiche carcerarie, un riconoscimento degli errori e un dibattito che potrebbe anche portare a un ripensamento della scelta privatizzante. Un’eventualità che nessuno dei coinvolti ha interesse a sponsorizzare, semmai l’esatto contrario. Ecco allora che “prigionieri del profitto” diventa la definizione perfetta per i poveri giovani che finiscono in questi gironi infernali.

 

 

 

 

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