Il medico che violentava le pazienti
04/07/2012 di Dario Ferri
E’ stato condannato a cinque anni e tre mesi di carcere un medico di base del Bergamasco, accusato di aver violentato sessualmente una paziente durante una visita.
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VISITE A LUCI ROSSE – Il dottore, 49 anni, avrebbe effettuato un’ispezione anale e vaginale tutt’altro che necessarie, e probabilmente – stando a quanto racconta la vittima, una ivoriana di 31 anni – avrebbe compiuto abusi in presenza di una bambina di 3 anni. Del caso parla oggi L’Eco di Bergamo:
Una visita a luci rosse, durante la quale il medico avrebbe allungato le mani, confidando forse nel fatto che la bella e spaesata ivoriana di 31 anni, appena giunta in Italia, non avrebbe avuto il coraggio di denunciare. Invece, lei il coraggio l’ha trovato e ieri il camice bianco è stato condannato a cinque anni e tre mesi per violenza sessuale e a 10 mila euro di risarcimento. L’uomo – un medico di base di 49 anni, residente a Terno d’Isola dove ha anche l’ambulatorio – era accusato di aver compiuto un’ispezione anale e una vaginale ritenute dai giudici tutt’altro che necessarie. E, se negli ulteriori gradi di giudizio reggerà la versione della presunta vittima, avrebbe messo a segno la violenza mentre nello studio era presente una bimba di tre anni, la cugina dell’ivoriana. Il fatto è del 10 novembre scorso. La donna è da poco arrivata in Italia, ospite della cugina. Accusa dolori vaginali, la parente la indirizza verso il suo medico di base. Il dottore la visita una prima volta e poi le prescrive una Tac. Ricevuti gli esiti dell’esame, la donna si ripresenta dal quarantanovenne, accompagnata – dice lei, l’imputato ha smentito – dalla figlia della cugina. Il medico, analizzati i dati della Tac, avrebbe chiesto alla trentunenne se sentisse ancora male. Di fronte alla risposta positiva, lui avrebbe deciso per un’ispezione nelle parti intime. Durante la quale la donna avrebbe notato che il medico non usava il guanto professionale (secondo la difesa invece sì) e che emetteva dei sospiri di piacere (anche in questo caso l’imputato nega). Altra cosa che suscita sospetti è che, dopo la visita, il medico non aveva prescritto nulla.
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L’ABUSO DELLA PROFESSIONE – Secondo il tribunale il medico di Terno d’Isola avrebbe abusato della sua professione per compiere violenza. Continua L’Eco di Bergamo:
Ieri il tribunale ha accolto la tesi del pm Carmen Pugliese (sei anni la sua richiesta), riconoscendo l’aggravante secondo cui il medico avrebbe abusato della sua professione per compiere la violenza. Lo studio legale Bonomo, subentrato nella difesa solo nelle udienze finali, aveva invece chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. «Se voleva mentire, il nostro assistito poteva negare l’ispezione vaginale e anale: la sua parola contro quella della paziente – spiegano gli avvocati –. Invece ha raccontato quello che ha fatto, perché davanti a un paziente che lamenta dolori, la visita è obbligatoria. Se non l’avesse fatta poteva incorrere nel rischio di una denuncia».
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