Il modello curdo, un’esperienza esemplare ignorata colpevolmente

06/09/2014 di Mazzetta

Sostenitori di Massoud Barzani
Sostenitori di Massoud Barzani

DA MAHABAD AL KURDISTAN IRACHENO – All’epoca le forze armate della Repubblica erano in pratica rappresentate dagli uomini di Mustafa Barzani, provenienti dal Kurdistan iracheno. Parte degli uomini ritornerà in patria, dove gli ufficiali saranno condannati a morte e poi uccisi, mentre alcune centinaia di uomini seguiranno Barzani in un’avventurosa fuga dagli iraniani che li porterà fino nell’Azerbaijan sovietico. Solo nel 1958 Barzani farà ritorno in Iraq, ormai molto vicino all’URSS, e inizierà una serie di battaglie politiche per l’autonomia curda con il suo Partito Democratico del Kurdistan (Kurdistan Democratic Party – KDP ), come bandiera userà quella di Mahabad. Massoud Barzani, presidente del Kurdistan iracheno è suo figlio, è nato proprio a Mahabad ai tempi della repubblica ed è presidente del Kurdistan iracheno dal 2005, il secondo mandato (2009-2013) gli è stato prorogato di due anni dal parlamento. Gli sforzi dei curdi iracheni saranno premiati nel 1970 quando il regime baathista concederà al Kurdistan iracheno lo status di entità autonoma all’interno di un governo federale, status che sarà confermato anche nella costituzione post-Saddam della repubblica irachena nel 2005. L’autonomia non ha però impedito ai curdi di diventare bersaglio della ferocia di Saddam che, federalismo o no, non tollerava alcun potere antagonista, fosse pure su scala regionale.

DA MAHABAD ALLA SOCIALDEMOCRAZIA – Il primo partito del Kurdistan iracheno è però l’Unione Patriottica del Kurdistan (Patriotic Union of Kurdistan – PUK ) e anch’esso ha le sue radici nella breve avventura di Mahabad e da quanti sopravvissero al rientro in Iraq. Tra i fondatori del PUK c’è Jalal Talabani, che è stato presidente dell’Iraq dal 2005 al 2014, nel nuovo assetto federale la presidenza spetta ai curdi, il primo ministro agli sciiti e la presidenza del parlamento ai sunniti. Nel 1992 il partito, nato come ombrello di una variegata serie di sigle più o meno di sinistra, ha optato per una svolta «socialdemocratica» restando all’opposizione di una leadership curda descritta come feudale, tribale, borghese e di destra. Inizialmente partito delle élite, il PUK con il tempo è riuscito a raccogliere il gradimento di altre classi sociali e a guadagnare i consensi che lo hanno portato a dividere il potere con il KDP.

LA GUERRA CIVILE CURDA – Prima di giungere a questo accordo per la spartizione del potere i due partiti però si sono fatti la guerra, una guerra durata 3 anni e finita solo nel 1997 con la mediazione degli americani, che all’epoca «proteggevano» i curdi garantendo la no-fly zone imposta al regime di Saddam dopo la rovinosa sconfitta portata da Desert Storm. Da allora tra i due partiti è andata molto meglio, ma se da un lato Talabani è diventato anche uno dei padri nobili del nuovo Iraq (è conosciuto come «zio Jalal)» , il KDP ha approfittato della sua distrazione dagli affari propriamente curdi per consolidare il suo potere nel Nord della regione autonoma dalla quale provengono i suoi quadri. Tra i cable americani pubblicati da Wikileaks ce n’è uno del 2008 nel quale l’ambasciatore americano in Iraq lo descrive così: «Il KDP è composto da clan familiari, che operano come un’organizzazione mafiosa. Per esempio, suo zio Hoshyar Zebari (di Barzani) è ministro degli Esteri, suo nipote è il primo ministro curdo Nechirvan Barzani e suo figlio Masrur è a capo dell’intelligence curda.» A dispetto delle critiche e di una realtà che vede questo delicato equilibrio a rischio una volta spariti i padri nobili dei due partiti, il Kurdistan iracheno ha fatto notevolmente meglio del resto dell’Iraq e anche per l’Iraq rappresenta un fattore stabilizzante, più che la minaccia di una partizione del paese vagheggiata da molti commentatori negli ultimi anni.

Share this article